Un team medico multidisciplinare in una sala riunioni moderna discute strategie per migliorare i tassi di autopsia medica, con grafici e dati proiettati. Lens type: Wide-angle, Focal length: 24mm, Additional details: Sharp focus, ambiente collaborativo.

Autopsie mediche: più comunicazione e meno scartoffie per invertire la rotta!

Parliamoci chiaro: l’autopsia medica, quella che una volta era quasi la norma, sta diventando una rarità. E non solo in Italia, ma un po’ in tutta Europa. C’è chi dice che sia colpa dei progressi nelle tecniche di imaging, chi tira in ballo i costi. Ma se vi dicessi che, forse, la soluzione è più a portata di mano di quanto pensiamo, e non richiede nemmeno un esborso economico aggiuntivo?

Nel nostro studio, abbiamo voluto vederci chiaro. E sapete cosa abbiamo scoperto? Che con una buona dose di comunicazione e un pizzico di innovazione digitale, possiamo davvero fare la differenza. Immaginate un mondo in cui medici, infermieri e tutto il personale sanitario sono perfettamente consapevoli dell’importanza dell’autopsia medica, e sanno come parlarne con le famiglie dei pazienti deceduti, con tatto e chiarezza. Sembra un sogno? Forse, ma i nostri risultati dicono che è possibile.

L’Autopsia Medica: Un Tesoro di Informazioni, Non un Tabù

Prima di tutto, facciamo un po’ di chiarezza. Esistono principalmente due tipi di autopsie. C’è l’autopsia medica, richiesta dai medici dopo aver ottenuto il consenso della famiglia del defunto. I costi? A carico dell’ospedale, quindi nessun peso per i familiari. E poi c’è l’autopsia forense (o giudiziaria), disposta da un’autorità giudiziaria, con i costi che, alla fine, ricadono sulla parte soccombente. In Europa, la situazione è a macchia di leopardo: paesi dove le autopsie mediche sono scomparse, altri dove quasi ogni decesso finisce sotto la lente del medico legale.

Ma perché questo calo? Spesso si incolpa l’enorme carico di lavoro: il tempo per parlare con la famiglia, per riassumere una vita intera di storia clinica, per focalizzare le domande giuste per il patologo, e poi per comunicare i risultati. E i costi, certo. Ma l’idea che le nuove tecnologie di imaging abbiano reso l’autopsia superflua è, diciamocelo, un’ipotesi un po’ campata in aria. Così come quella che la religione sia un ostacolo: la letteratura scientifica non lo conferma affatto. Pensate alla Spagna: forte influenza cristiana, eppure un’attività trapiantologica da record in Europa! L’autopsia medica non è solo fondamentale per la formazione dei futuri medici (in Svizzera, per esempio, per diventare specialisti in patologia servono 80 autopsie mediche!), ma è anche un eccellente indice di controllo qualità per l’attività clinica di un ospedale. E non dimentichiamo il suo ruolo per la sanità pubblica: fornisce dati preziosi sulle cause di morte, aiutando a orientare progetti e decisioni. Insomma, rinunciarvi significa perdere indicatori preziosi.

La Scommessa Vinta: Comunicare per Convincere

Il nostro obiettivo era semplice: fermare il declino e, se possibile, rilanciare la pratica dell’autopsia medica. Come? Puntando su due cavalli: promozione e comunicazione con tutti gli attori coinvolti, e un approccio efficace per parlare con le famiglie. Perché, diciamocelo, se i medici stessi non capiscono fino in fondo il perché di un’autopsia, come possono spiegarlo a una famiglia in lutto?

Abbiamo quindi avviato un progetto di comunicazione che ha coinvolto tutti, ma proprio tutti. Prima di tutto, abbiamo ottenuto il supporto della Direzione Generale dell’Ospedale. Poi, abbiamo messo in piedi un sistema di comunicazione interna per informare infermieri, trasportatori, servizi funebri, e ovviamente i medici. E non ci siamo fermati qui: abbiamo pensato anche a una comunicazione esterna, per far capire alla popolazione l’importanza di questo esame.

Per aiutare i medici, abbiamo identificato cinque scenari chiave in cui un’autopsia può essere particolarmente utile:

  • Morte naturale inaspettata
  • Decesso nel contesto di un protocollo di ricerca
  • Valutazione dell’efficacia di nuovi trattamenti
  • Validazione di diagnosi cliniche
  • Richiesta di autopsia da parte della famiglia

Per la comunicazione interna, abbiamo creato un modulo formativo strutturato (3 ore) per insegnare come formulare la richiesta di autopsia alla famiglia. C’erano uno psicologo e un patologo senior a tenere il corso, con tanto di role-playing con attori. Queste sessioni erano proposte due volte l’anno a tutti i servizi clinici. Abbiamo anche organizzato sessioni informative aperte a tutti i dipendenti dell’ospedale ogni 5-6 settimane per sfatare i tabù, e discussioni aperte con medici e infermieri in tutti i reparti almeno una volta ogni due anni. E poi, importantissime, le conferenze di correlazione clinicopatologica, dove i medici potevano discutere i risultati delle analisi. Per rispondere alle domande più frequenti di pazienti e famiglie, abbiamo creato brochure e pagine web dedicate. E, non da ultimo, abbiamo coinvolto anche gli operatori dei servizi funebri: spesso sono loro a stabilire un rapporto di fiducia con la famiglia e possono influenzare la decisione.

Un medico empatico, in un ambiente ospedaliero luminoso e moderno, che parla con i familiari di un paziente, spiegando con calma e chiarezza l'importanza di un'autopsia medica. Lens type: Prime, Focal length: 35mm, Additional details: Depth of field, luce naturale soffusa.

E i risultati? Sorprendenti! Abbiamo monitorato l’impatto di queste ore di comunicazione sul tasso di autopsie del servizio di medicina interna generale (SGIM), il nostro “cliente” principale. Beh, in 4 anni (2014-2018), il tasso di autopsie rispetto al numero di decessi in quel servizio è più che raddoppiato, passando da 0.073 a 0.182! Certo, l’impegno in termini di ore è stato notevole, circa 5 ore di comunicazione per ogni autopsia in più rispetto all’anno precedente. Ma la cosa interessante è che l’efficacia della comunicazione è cresciuta nel tempo, raggiungendo il picco alla fine del periodo di studio. E quando abbiamo smesso con questa comunicazione intensiva, l’effetto ha iniziato a scemare già dal secondo anno successivo.

Meno Scartoffie, Più Efficienza: L’Arrivo del Digitale

Poi ci siamo detti: e se semplificassimo la vita ai medici anche dal punto di vista burocratico? Compilare i moduli di richiesta autopsia, soprattutto di notte o nei weekend, può essere un vero deterrente. Così è nato il progetto del modulo di richiesta autopsia digitale (DARF), sviluppato tra il 2019 e il 2022.

L’idea era di ridurre il carico di lavoro e le resistenze. Abbiamo identificato i bisogni dei clinici, valutato le esigenze del servizio di patologia e stilato una lista di questioni tecniche per il supporto IT. Il modulo digitale è stato integrato nel sistema di gestione delle cartelle cliniche del SGIM, con link dinamici per facilitare la compilazione. Purtroppo, il periodo di valutazione è coinciso con la pandemia di Covid, che ha messo sotto pressione tutto il personale ospedaliero, rendendo difficile dedicare tempo alle richieste di autopsia. Quindi, non abbiamo potuto dimostrare statisticamente l’effetto del modulo digitale sul tasso di autopsie. Però, una cosa è certa: tutto il personale medico ha apprezzato il cambiamento, sottolineando il notevole risparmio di tempo.

Il sistema digitale ci ha comunque permesso di osservare dati interessanti. Ad esempio, circa il 40% dei decessi nel SGIM non era oggetto di una richiesta di autopsia, nonostante la procedura lo prevedesse. E il tasso di accettazione delle richieste è relativamente basso, circa il 10% dei decessi nel SGIM. Questo suggerisce che c’è ancora molto da lavorare sulla formazione del personale su come approcciare la famiglia. Un dato curioso: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non abbiamo trovato differenze statistiche nei tassi di accettazione tra le richieste fatte di giorno o di notte.

Un medico che utilizza un tablet in un ufficio ospedaliero per compilare digitalmente una richiesta di autopsia medica. Lo schermo mostra un'interfaccia utente intuitiva. Lens type: Prime, Focal length: 50mm, Additional details: High detail, controlled lighting, focus sullo schermo del tablet.

Cosa Abbiamo Imparato e Dove Andiamo?

Questo studio, secondo me, dimostra chiaramente una cosa: è possibile aumentare il numero di autopsie mediche lavorando sulla comunicazione e sulla semplificazione delle procedure per i medici. L’attività autoptica era in calo costante da 15 anni; solo con una campagna di comunicazione mirata e capillare siamo riusciti a invertire la tendenza. Certo, l’impegno è notevole e forse non sostenibile a lungo termine da una singola persona. E c’è un effetto saturazione: dopo un po’, l’impatto degli incontri di persona diminuisce.

Una soluzione potrebbe essere diversificare i canali e i formati informativi, magari con il supporto delle risorse umane e di tecniche di comunicazione più moderne (podcast dedicati, per esempio). A livello istituzionale, questo studio sottolinea l’importanza di politiche di comunicazione e risorse umane solide, anche per avere un buon metro di controllo qualità per la gestione ospedaliera.

Per quanto riguarda il modulo digitale, anche se la pandemia ha complicato le valutazioni, il feedback positivo dei medici è un segnale importante. E i dati raccolti, come l’alto tasso di rifiuti, ci dicono che c’è ancora margine di miglioramento nella formazione su come proporre l’autopsia.

In conclusione, sì, possiamo fare di più e meglio. Ma serve il supporto dell’ospedale e una strategia continua. Non si tratta solo di numeri, ma di migliorare la qualità della cura, la formazione medica e la nostra comprensione delle malattie. E questo, credetemi, è un obiettivo per cui vale la pena lottare.

Fonte: Springer

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