Un gruppo di studenti di infermieristica entusiasti e impegnati in un'aula universitaria moderna, partecipano attivamente a una lezione con il metodo dell'in-class flipped classroom. Alcuni discutono in piccoli gruppi, altri interagiscono con il docente. L'ambiente è luminoso e collaborativo. Prime lens, 35mm, Depth of field, colori vivaci.

Aula Capovolta… Ma Direttamente in Classe! La Mia Esplorazione di un Metodo Didattico Innovativo per Futuri Infermieri

Ehilà, gente! Avete presente le classiche lezioni frontali? Quelle dove il prof parla per ore e noi studenti cerchiamo di assorbire come spugne, sperando che qualcosa rimanga appiccicato? Ecco, da un po’ si sente parlare di alternative più dinamiche, e una delle più gettonate è l’aula capovolta, o flipped classroom. L’idea di base è semplice e intrigante: studi la teoria a casa, con video e materiali forniti dal docente, e poi in classe ti dedichi ad attività pratiche, discussioni, problem solving. Figo, no? Peccato che, come spesso accade, la teoria sia una cosa e la pratica un’altra.

Soprattutto per chi, come i futuri infermieri, si trova già a jonglare con un carico di studio che definire “impegnativo” è un eufemismo, l’idea di aggiungere ulteriore lavoro preparatorio a casa può suonare più come una condanna che come un’opportunità. E se vi dicessi che c’è un modo per prendere il buono di questa metodologia, limando però le sue spigolosità più problematiche? Preparatevi, perché sto per portarvi alla scoperta della “in-class flipped classroom”, una variante che, secondo uno studio recente, potrebbe davvero fare la differenza nella formazione infermieristica.

Ma cos’è esattamente questa “In-Class Flipped Classroom”?

Immaginate di entrare in aula e, invece della solita ramanzina teorica, il docente vi fornisce subito il materiale di studio: video didattici, presentazioni, casi clinici. E la parte “flipped”, cioè lo studio autonomo? Avviene lì, direttamente in classe, nei primi minuti della lezione. Sì, avete capito bene! Niente più “compiti a casa” di teoria prima di mettere piede in aula. Gli studenti, magari divisi in piccoli gruppi, si immergono nei contenuti, discutono, si confrontano, e il docente è lì, presente, pronto a fare da Cicerone, a chiarire dubbi, a guidare l’esplorazione. Solo dopo questa fase di apprendimento autonomo “assistito”, si passa alle dimostrazioni pratiche mirate, alle esercitazioni e alle simulazioni. Praticamente, si ribalta l’aula, ma senza uscire dall’aula!

Lo studio che ho spulciato, pubblicato su BMC Medical Education, ha voluto proprio indagare le esperienze e le percezioni degli studenti di infermieristica cinesi riguardo a questo approccio. E perché proprio in Cina? Beh, lì il sistema educativo è tradizionalmente molto frontale, orientato agli esami, e gli studenti potrebbero non essere abituati a un apprendimento auto-diretto spinto. Inoltre, il corso di laurea in infermieristica è denso, con tantissime materie e una mole di lavoro notevole. La “in-class flipped classroom” sembra quindi una soluzione intelligente per non sovraccaricare ulteriormente gli studenti con attività pre-lezione, offrendo comunque i benefici di un apprendimento attivo.

Cosa hanno scoperto i ricercatori? Un mix di numeri e parole

I ricercatori hanno usato un approccio misto, che a me piace un sacco perché combina la solidità dei numeri con la ricchezza delle esperienze personali. Hanno somministrato questionari a 107 studenti per misurare la loro soddisfazione e hanno condotto focus group con 57 di loro per capire più a fondo cosa ne pensassero.

I risultati quantitativi parlano chiaro: la soddisfazione generale è stata alta! Le tre cose più apprezzate?

  • La capacità di padroneggiare efficacemente le conoscenze.
  • La creazione di una buona atmosfera in classe.
  • Il miglioramento delle capacità di comunicazione e collaborazione.

Pensate, il punteggio mediano per tutte le voci del questionario non è mai sceso sotto i 4 punti su 5. Mica male, eh?

Studenti di infermieristica in un'aula moderna e luminosa, divisi in piccoli gruppi, collaborano attivamente attorno a un tavolo utilizzando tablet e appunti. Un docente sorridente osserva e interagisce con un gruppo, fornendo guida. Luce naturale, atmosfera concentrata ma serena. Prime lens, 35mm, Depth of field, duotone blu e grigio.

Ma è dalle interviste qualitative che emergono le sfumature più interessanti. Sono stati identificati cinque temi principali che vi riassumo qui sotto, perché rendono davvero l’idea di cosa significhi imparare in questo modo.

Tema 1: Un’Esperienza di Apprendimento Progressiva

All’inizio, un po’ di confusione. Normale, quando si cambia approccio! “All’inizio non ero sicuro di cosa fare, questo modello ‘prima impari, poi ti insegnano’ era diverso dal solito“, ha detto uno studente. Un altro ha aggiunto: “Quando ho iniziato a esercitarmi senza che l’istruttore spiegasse ogni singolo passaggio, mi sono sentito un po’ sopraffatto“. Ma poi, con la guida dei docenti e lo stimolo del curriculum, gli studenti si sono buttati nell’esplorazione, identificando problemi e cercando soluzioni. “Gradualmente, abbiamo affrontato ogni problema uno per uno. Ho trovato il processo incredibilmente stimolante… la sensazione iniziale di essere sopraffatto è diminuita“, ha raccontato uno di loro. Questo percorso, dal dubbio alla scoperta, è fondamentale per imparare davvero.

Tema 2: Efficienza ed Efficacia Didattica

Molti studenti hanno sottolineato come questo metodo affronti il problema del poco tempo per la pratica individuale. “Mentre guardo il video, posso regolare la velocità, andare avanti se capisco, tornare indietro per chiarire, mettere in pausa per riflettere o prendere appunti. E posso chiedere aiuto sia al docente che ai miei compagni… Così posso usare efficientemente il tempo limitato per affrontare le sfide“, ha spiegato uno studente. L’idea di dedicare la maggior parte del tempo all’esplorazione e alla pratica è piaciuta, perché “migliora la comprensione e la memorizzazione“.

Tema 3: Sviluppo di Competenze a Tutto Tondo

Qui si tocca un punto cruciale. L’in-class flipped classroom non serve solo a imparare nozioni, ma a sviluppare un ventaglio di abilità.

  • Capacità di apprendimento auto-diretto: “Questo approccio facilita l’impegno attivo di tutti… trasformando il paradigma di apprendimento da ricezione passiva a costruzione proattiva della conoscenza“.
  • Comunicazione e cooperazione: “I membri del nostro team hanno collaborato e imparato gli uni dagli altri, il che ha migliorato le nostre capacità di lavoro di squadra“. I compagni diventano uno “specchio” che riflette le debolezze e aiuta a correggerle.
  • Pensiero clinico e adattabilità: Uno studente, parlando di una simulazione di rianimazione neonatale, ha raccontato: “Ho sperimentato un senso di immersione mentre rispondevo all’allarme del monitor ECG… Inizialmente confuso, mi sono rapidamente ricomposto, ho sentito un’ondata di nervosismo e ho subito chiesto aiuto“. Queste esperienze “sul campo” (anche se simulato) sono oro colato.
  • Cura umanistica: “Durante uno scenario di rianimazione neonatale, ho provato un’ansia intensa rendendomi conto della fragile vita del piccolo ‘bambino’ nelle mie mani… Nonostante sentissi le mani intorpidite dalla compressione toracica, ho perseverato, dando il massimo per salvare il ‘bambino’“. Emozioni forti che formano il carattere e l’empatia.

Primo piano sulle mani di uno studente di infermieristica che esegue con concentrazione una procedura di rianimazione neonatale su un manichino pediatrico ad alta fedeltà in un laboratorio di simulazione. Dettagli precisi delle mani e del manichino, illuminazione controllata da laboratorio. Macro lens, 85mm, High detail, precise focusing, luce soffusa.

Tema 4: Impatto sulle Emozioni Accademiche e Professionali

L’apprendimento è anche emozione. Questo metodo sembra stimolare quelle giuste. Gli studenti hanno parlato di un’atmosfera di apprendimento positiva e dinamica, più rilassata rispetto alle lezioni tradizionali. Il passaggio dalla confusione iniziale all’ “illuminazione” è stato descritto come un’esperienza educativa “preziosa e arricchente“. E non meno importante, l’impatto sull’identità professionale: “Il senso di realizzazione che abbiamo provato nel ‘salvare’ il ‘bambino’, anche se era solo un modello, ha suscitato una riflessione sul potenziale impatto di salvare vite reali in futuro“. Questo tipo di esperienze accende la passione e l’attesa per il futuro tirocinio.

Tema 5: C’è Sempre Spazio per Migliorare

Non è tutto rose e fiori, ovviamente. Gli studenti hanno anche sollevato alcuni punti critici e offerto suggerimenti.

  • Formazione dei gruppi: Alcuni ritengono che l’attuale metodologia di raggruppamento non consideri adeguatamente le interazioni sinergiche necessarie per una collaborazione efficace.
  • Ritmo di insegnamento: Per gli studenti con scarse conoscenze di base, il ritmo poteva risultare troppo veloce.
  • Valutazione: È stato suggerito che i docenti forniscano valutazioni e una guida più complete.
  • Autodisciplina: C’è la preoccupazione che gli studenti meno autodisciplinati possano distrarsi durante la fase di studio autonomo.

Questi feedback sono preziosissimi, perché indicano chiaramente dove si può intervenire per affinare ulteriormente il modello.

Tirando le Somme: Una Strategia Promettente

Allora, cosa mi porto a casa da questa immersione nell’in-class flipped classroom? Beh, direi un bel po’ di ottimismo! Questo approccio sembra davvero in grado di migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’insegnamento, soprattutto in corsi pratici e professionalizzanti come quelli di infermieristica. Sposta il focus sull’apprendimento attivo, sullo sviluppo di competenze trasversali (pensiero critico, problem solving, teamwork) e sulla costruzione di un’identità professionale solida.

Il fatto che l’intero processo avvenga in classe, con la supervisione e il supporto costante del docente, è un enorme vantaggio. Allevia il carico di lavoro a casa, fornisce una “rete di sicurezza” per chi magari si sente meno confidente nell’apprendimento autonomo e permette un feedback immediato. Certo, richiede ai docenti di essere ben preparati, flessibili e capaci di gestire dinamiche di gruppo complesse. E, come hanno suggerito gli studenti, bisogna pensare bene alla composizione dei gruppi, al ritmo e ai metodi di valutazione.

Personalmente, trovo che l’in-class flipped classroom sia una risposta intelligente alle sfide dell’educazione moderna, specialmente in campi che richiedono non solo di “sapere”, ma soprattutto di “saper fare” e “saper essere”. È un modo per rendere gli studenti veri protagonisti del loro percorso, più motivati, più coinvolti e, alla fine, più competenti. E per i futuri infermieri, che avranno tra le mani la salute delle persone, questo non è un dettaglio da poco. Chissà, magari vedremo sempre più aule “capovolte… ma in classe” anche nelle nostre università!

Un gruppo eterogeneo di studenti di infermieristica, con camici bianchi, è riunito in un moderno laboratorio di simulazione. Alcuni sono attorno a un letto con un manichino avanzato, mentre un'istruttrice con un tablet indica dei parametri vitali su uno schermo. L'atmosfera è di intensa concentrazione e apprendimento pratico. Telephoto zoom, 100mm, Action or movement tracking per catturare l'interazione.

Fonte: Springer

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