Lavoro Fisico Intenso e Apnea Notturna: Quando l’Attività Fa Male al Sonno?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero colpito leggendo un recente studio scientifico. Siamo tutti bombardati dal messaggio che l’attività fisica fa bene, giusto? Muoviti di più, stai meglio, vivi più a lungo. E in linea di massima è verissimo! Ma, come spesso accade nella scienza, le cose non sono sempre così semplici come sembrano. E se vi dicessi che un certo tipo di attività fisica potrebbe addirittura aumentare il rischio di un disturbo del sonno piuttosto fastidioso e pericoloso come l’apnea ostruttiva del sonno (OSA)? Sembra un controsenso, vero? Eppure, è proprio quello che suggerisce una nuova ricerca basata su un’ampia popolazione. Preparatevi, perché questa scoperta potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo all’attività fisica, soprattutto quella legata al nostro lavoro.
Ma prima, cos’è l’Apnea Ostruttiva del Sonno (OSA)?
Facciamo un passo indietro. L’apnea ostruttiva del sonno, o OSA, è il disturbo respiratorio del sonno più comune. In pratica, mentre dormiamo, le vie aeree superiori si bloccano parzialmente o completamente, più e più volte. Questo non solo interrompe il sonno, facendoci sentire stanchi e assonnati durante il giorno, ma abbassa anche i livelli di ossigeno nel sangue. Non è affatto uno scherzo: l’OSA è collegata a un aumentato rischio di problemi seri come disturbi psichiatrici, malattie cardiovascolari e metaboliche. Pensate che colpisce circa 1 miliardo di adulti nel mondo! Capite bene perché è fondamentale capire cosa la favorisce e come prevenirla.
Lo Studio Coreano: Attività Fisica al Lavoro vs. Tempo Libero
Ed eccoci al dunque. Un gruppo di ricercatori ha analizzato i dati del Korean National Health and Nutritional Examination Survey (KNHANES) tra il 2019 e il 2020, coinvolgendo ben 8.093 partecipanti. L’obiettivo? Capire se ci fosse una differenza tra l’impatto dell’attività fisica lavorativa (OPA – Occupational Physical Activity) e quella svolta nel tempo libero (LTPA – Leisure-Time Physical Activity) sul rischio di sviluppare l’OSA.
Per valutare il rischio di OSA, hanno usato il questionario STOP-BANG, uno strumento di screening rapido e validato (un punteggio di 3 o più indica un rischio elevato). Per misurare l’attività fisica, invece, si sono basati su un questionario specifico (il K-GPAQ) che chiedeva ai partecipanti quanto tempo dedicassero ad attività di intensità moderata o vigorosa sia al lavoro che nel tempo libero. Hanno poi diviso i partecipanti in gruppi con “bassa” (<150 minuti/settimana) o "alta" (≥150 minuti/settimana) attività fisica, sia lavorativa che nel tempo libero, seguendo le linee guida attuali.
La Scoperta Sorprendente: Il Lavoro Fisico Intenso è un Fattore di Rischio!
E qui arriva la sorpresa. Dopo aver analizzato i dati tenendo conto di tantissimi fattori (età, sesso, indice di massa corporea, fumo, alcol, altre malattie, ecc.), i risultati sono stati chiari: un’elevata attività fisica lavorativa (OPA) era associata a un rischio significativamente maggiore di avere un punteggio elevato nel test STOP-BANG, indicativo di alto rischio OSA (Odds Ratio [OR] = 1.738). In parole povere, chi faceva un lavoro fisicamente molto impegnativo aveva quasi il 74% di probabilità in più di essere ad alto rischio di apnea notturna rispetto a chi faceva un lavoro meno pesante!

Questo legame era particolarmente forte in alcuni sottogruppi:
- Persone con età ≥ 60 anni (OR = 1.321)
- Persone con Indice di Massa Corporea (IMC) ≥ 25 (sovrappeso/obesi) (OR = 1.967)
- Persone con ipertensione (OR = 3.729 – un rischio quasi quadruplicato!)
Inoltre, un’alta OPA era anche associata a una maggiore probabilità di sentirsi stanchi o affaticati durante il giorno (OR = 1.447), soprattutto negli uomini.
E l’Attività Fisica nel Tempo Libero (LTPA)?
Vi starete chiedendo: “Ok, ma l’attività fisica che faccio per piacere, tipo andare in palestra, correre, nuotare?”. Beh, qui la storia cambia. Lo studio non ha trovato alcuna associazione significativa tra i livelli di attività fisica nel tempo libero (LTPA) e il rischio di OSA. Né un effetto protettivo, né un effetto dannoso. Questo vale sia per l’analisi generale che per i sottogruppi specifici. L’unica piccola associazione trovata è stata tra alti livelli di LTPA e un leggero aumento del rischio di… russare (OR = 1.236). Ma attenzione, russare non significa automaticamente avere l’apnea notturna, e nel complesso, la LTPA non sembrava influenzare il rischio generale di OSA secondo questo studio.
Perché il Lavoro Fisico Potrebbe Essere Diverso?
Ma com’è possibile che muoversi al lavoro sia “cattivo” e muoversi per piacere sia “neutro” (almeno per l’OSA)? I ricercatori non hanno una risposta definitiva, ma avanzano alcune ipotesi basate su studi precedenti. Livelli elevati di OPA sono stati collegati a:
- Risposte infiammatorie sistemiche: Aumento di marcatori infiammatori nel sangue (come hs-CRP, interleuchina-6/8).
- Aumento della pressione sanguigna: Un fattore di rischio noto sia per le malattie cardiovascolari che per l’OSA.
- Stress fisico e affaticamento: Che potrebbero peggiorare la qualità del sonno e la stabilità delle vie aeree.
L’infiammazione sistemica, in particolare, sembra avere un legame bidirezionale con l’OSA: l’apnea può causare infiammazione, ma l’infiammazione stessa (magari indotta da uno sforzo lavorativo eccessivo e cronico) potrebbe alterare il controllo della respirazione e la regolazione del sonno, aumentando la suscettibilità all’OSA.

Il fatto che il rischio sia maggiore negli anziani, nei soggetti sovrappeso e negli ipertesi ha senso: sono gruppi già a rischio aumentato di OSA per altri motivi (minor tono muscolare delle vie aeree, accumulo di grasso, infiammazione preesistente). L’aggiunta di uno stress fisico lavorativo intenso potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso.
Cosa Portarci a Casa (e Qualche Cautela)
Quindi, qual è il messaggio principale di questo studio? Sembra che, almeno per quanto riguarda il rischio di apnea notturna, non tutta l’attività fisica sia uguale. Mentre quella che facciamo per svago e benessere (LTPA) non sembra avere un impatto negativo (e mantiene tutti i suoi altri benefici per la salute!), un’attività fisica lavorativa molto intensa (OPA) potrebbe rappresentare un fattore di rischio, specialmente per alcune categorie di persone.
Questo suggerisce che potrebbe essere importante gestire la durata e l’intensità dello sforzo fisico sul lavoro, soprattutto se si appartiene ai gruppi a rischio identificati (anziani, sovrappeso/obesi, ipertesi). Se fate un lavoro molto pesante e vi sentite sempre stanchi, forse vale la pena parlarne con il vostro medico e considerare uno screening per l’OSA.

Ovviamente, come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. È uno studio trasversale, quindi osserva una “fotografia” in un dato momento e non può stabilire un rapporto di causa-effetto certo. L’OSA è stata valutata con un questionario, non con la polisonnografia (l’esame gold standard). C’è la possibilità di bias di selezione (chi ha risposto potrebbe non essere rappresentativo di tutti) e la popolazione studiata è specifica (coreana, prevalentemente urbana e lavoratrice). Inoltre, la “stanchezza” riportata potrebbe essere dovuta al superlavoro e non solo all’OSA.
Nonostante queste cautele, trovo che sia uno studio estremamente interessante perché mette in discussione un’idea data quasi per scontata e apre nuove prospettive sulla gestione della salute sul lavoro e sulla prevenzione dell’apnea notturna. Ci ricorda che il contesto e il tipo di attività fisica contano eccome!
E voi, cosa ne pensate? Il vostro lavoro richiede uno sforzo fisico intenso? Vi eravate mai chiesti se potesse influenzare il vostro sonno? Fatemelo sapere!
Fonte: Springer
