Stress da Lavoro? Forse la Soluzione è Muoversi di Più (Ce lo Dicono dal Giappone!)
Ragazzi, parliamoci chiaro: chi di noi non si è mai sentito schiacciato dallo stress da lavoro? Quelle giornate infinite, le scadenze che incombono, le email che non smettono di arrivare… A volte sembra davvero troppo. E lo sappiamo, non è solo una sensazione spiacevole: lo stress cronico fa male, ma male davvero. Può portare a problemi di pressione alta, guai al cuore, un sistema immunitario che fa cilecca, per non parlare di ansia, depressione e quel senso generale di “non farcela più”. Insomma, un bel problema, che riduce la nostra motivazione, la produttività e ci fa sentire svuotati.
In Giappone, dove il lavoro è spesso vissuto con grande intensità, se ne sono accorti da tempo. Pensate che secondo un sondaggio del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese, ben il 58% dei lavoratori sente di avere livelli di stress molto alti legati al proprio impiego. E per gli uomini tra i 20 e i 50 anni, il lavoro è la fonte numero uno di preoccupazioni. Capite bene che trovare modi per alleviare questa pressione è diventato una priorità di salute pubblica.
Ma allora, che si fa? Una possibile risposta arriva dal movimento!
Ecco, qui entra in gioco una cosa che forse sottovalutiamo: l’attività fisica nel tempo libero (quella che in gergo chiamano LTPA, Leisure-Time Physical Activity). Non parlo di diventare maratoneti da un giorno all’altro, ma semplicemente di muoversi un po’ di più quando non siamo in ufficio. Perché? Beh, perché quando ci muoviamo, il nostro corpo rilascia ormoni fantastici come la serotonina e le endorfine, dei veri e propri stabilizzatori dell’umore. Fare attività fisica regolarmente ci assicura una “dose” costante di queste sostanze benefiche, che hanno un effetto positivo sullo stress.
Già altri studi avevano suggerito questo legame. Ad esempio, ricerche precedenti hanno mostrato che fare attività di flessibilità o camminare più di cinque volte a settimana, o esercizi di forza 1-3 volte a settimana, riduceva significativamente le risposte fisiche e psicologiche allo stress. Ma c’era bisogno di conferme, soprattutto su larga scala e indagando diverse frequenze di attività.
Lo studio giapponese: numeri e scoperte
Ed è qui che mi sono imbattuto in questo interessantissimo studio trasversale condotto proprio in Giappone. Hanno coinvolto un numero enorme di lavoratori, ben 7192 persone! A tutti loro è stato chiesto di compilare un questionario sulle loro abitudini di vita, sulla frequenza con cui facevano attività fisica nel tempo libero e sul loro livello di stress lavorativo percepito.
Per quanto riguarda l’attività fisica, i partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi:
- Chi non ne faceva mai.
- Chi la praticava solo in specifiche stagioni.
- Chi si muoveva una o due volte al mese.
- Chi lo faceva una volta a settimana.
- I più attivi, che si dedicavano all’esercizio più di due volte a settimana.
Lo stress, invece, è stato misurato con un questionario specifico e validato, il Brief Job Stress Questionnaire (BJSQ), che valuta diversi aspetti, dalle cause dello stress alle risposte psicofisiche (stanchezza, ansia, depressione, ecc.).

Ebbene, i risultati sono stati piuttosto netti. Dopo aver “pulito” i dati tenendo conto di altri fattori che potevano influenzare il risultato (come età, sesso, abitudine al fumo, consumo di alcol, ore di sonno, tipo di lavoro fisico e storia medica), è emersa una chiara associazione negativa tra la frequenza dell’attività fisica nel tempo libero e lo stress lavorativo percepito.
Più ti muovi, meno stressato ti senti: la conferma dei dati
In pratica, più i lavoratori si muovevano nel loro tempo libero, minori erano le probabilità che riportassero alti livelli di stress. Prendendo come riferimento il gruppo dei “mai attivi”, i ricercatori hanno calcolato le probabilità (odds ratio) per gli altri gruppi. E cosa hanno scoperto?
- Chi faceva attività solo in alcune stagioni aveva circa il 21% di probabilità in meno di essere molto stressato (anche se questo dato non era statisticamente super solido).
- Chi si muoveva 1-2 volte al mese, circa il 16% in meno.
- Chi lo faceva una volta a settimana, circa il 20% in meno.
- E il gruppo migliore? Quelli che facevano attività più di due volte a settimana: loro avevano ben il 40% di probabilità in meno di percepire un alto stress lavorativo!
E la cosa interessante è che c’era un “trend” significativo: all’aumentare della frequenza dell’attività fisica, diminuiva progressivamente la probabilità di sentirsi stressati. Non male, vero?
Non solo stress generale: benefici su tanti fronti
Ma lo studio non si è fermato qui. Ha indagato anche il legame tra l’attività fisica e specifiche componenti dello stress, come:
- Mancanza di vigore (sentirsi pieni di energia)
- Stanchezza
- Depressione
- Disturbi fisici (mal di testa, mal di schiena, ecc.)
- Rabbia-irritabilità
- Ansia
E indovinate un po’? L’associazione negativa è stata trovata per tutte queste componenti! Anche qui, chi si muoveva più di due volte a settimana mostrava i benefici maggiori, con probabilità significativamente più basse di soffrire di questi specifici sintomi dello stress rispetto a chi era sedentario nel tempo libero. Ad esempio, avevano circa il 49% in meno di probabilità di lamentare mancanza di vigore o disturbi fisici, il 45% in meno di sentirsi stanchi, il 41% in meno di sintomi depressivi e il 31% in meno di ansia. Anche la rabbia/irritabilità diminuiva, sebbene in misura leggermente minore (16% in meno).

Perché funziona? Qualche ipotesi
Come accennavo prima, l’attività fisica mette in moto meccanismi biologici potenti. Rilascia neurotrasmettitori che migliorano l’umore e agisce sui circuiti cerebrali della ricompensa e della motivazione, aiutandoci a regolare meglio lo stress. Inoltre, sembra avere effetti positivi sul sistema vascolare, sull’infiammazione e sullo stesso sistema dello stress, tutti fattori rilevanti anche per disturbi come la depressione. Questo studio, pur non potendo dimostrare un rapporto causa-effetto diretto, rafforza l’idea che muoversi sia davvero un toccasana per la nostra salute mentale, oltre che fisica.
Certo, qualche limite c’è (come in ogni studio)
Bisogna essere onesti: questo studio, essendo “trasversale” (cioè fotografa la situazione in un dato momento), non può stabilire con certezza assoluta che sia l’attività fisica a causare la riduzione dello stress. Potrebbe anche essere che le persone meno stressate abbiano più voglia o energia per fare sport. Inoltre, i dati si basano su questionari auto-riferiti, quindi c’è sempre un margine di imprecisione (magari ricordiamo male quanto ci siamo mossi). La domanda sull’attività fisica era molto semplice e non distingueva tra tipi o intensità di esercizio. Infine, anche se hanno considerato molti fattori, potrebbero essercene altri non misurati (come il reddito o avere figli) che influenzano sia l’attività fisica che lo stress.
Nonostante questi limiti, la dimensione dello studio (oltre 7000 persone!) e la coerenza dei risultati lo rendono molto significativo. Ci dà un’indicazione forte: dedicare del tempo all’attività fisica sembra essere una strategia valida ed efficace per contrastare lo stress che accumuliamo sul lavoro.
Il messaggio da portare a casa
Quindi, la prossima volta che vi sentite sopraffatti dalla giornata lavorativa, forse la risposta non è (solo) sprofondare sul divano. Magari una passeggiata a passo svelto, una corsa, una nuotata, una partita con gli amici o qualsiasi altra attività vi piaccia potrebbe fare una bella differenza. Non serve strafare: già muoversi con regolarità, anche solo un paio di volte a settimana, sembra dare benefici tangibili.
Certo, serviranno altri studi, magari che seguano le persone nel tempo, per capire meglio i dettagli (quanto esercizio? che tipo? per quanto tempo?), ma la direzione indicata da questa ricerca giapponese è chiara e incoraggiante. Muoviamoci di più, per la nostra testa e per il nostro corpo!
Fonte: Springer
