Persona che corre in città all'alba con visibile inquinamento atmosferico sullo sfondo. Fotografia realistica, stile reportage, di una persona che corre all'alba in una grande città, con l'inquinamento atmosferico visibile come una foschia sullo skyline; la persona sembra determinata ma consapevole dell'ambiente. Obiettivo zoom 35mm, profondità di campo che isola il corridore, tonalità leggermente fredde.

Sindrome Metabolica: L’Attività Fisica Batte l’Inquinamento? (Con un’Eccezione!)

Ragazzi, parliamoci chiaro. Sappiamo tutti che uno stile di vita sedentario e qualche chilo di troppo non sono proprio il massimo per la nostra salute, anzi, aumentano il rischio di incappare in quella che viene chiamata sindrome metabolica (MetS). Si tratta di un mix pericoloso di fattori come pressione alta, glicemia sballata, grassi nel sangue fuori controllo e pancetta abbondante, che spalanca le porte a malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e persino alcuni tipi di cancro. Un quadro non proprio idilliaco, vero?

D’altra parte, sappiamo anche che fare attività fisica (PA) è una vera manna dal cielo per il nostro benessere. Aiuta a tenere sotto controllo la pressione, il diabete, il colesterolo… insomma, è un’alleata preziosa. Ma ecco il dilemma: spesso l’attività fisica la facciamo all’aperto. E se l’aria che respiriamo non è esattamente quella cristallina di montagna, ma è carica di quelle subdole polveri sottili (PM), che succede? I benefici dello sport vengono annullati? O peggio, ci facciamo più male che bene?

Questa è una domanda che mi frullava in testa, e a quanto pare non solo a me. C’è ancora poca ricerca che metta direttamente sul piatto della bilancia i danni dell’inquinamento e i benefici dell’aumento dell’attività fisica sui vari aspetti del nostro metabolismo.

Lo Studio Coreano: Cosa Hanno Scoperto?

Ed ecco che arriva uno studio interessante, pubblicato su Springer, che ha cercato di fare un po’ di luce sulla questione. Hanno seguito per un po’ di tempo un bel gruppo di persone in Corea del Sud, più di 35.000 individui sopra i 40 anni. Hanno monitorato come cambiava la loro attività fisica tra il 2010-2011 e il 2012-2013 (misurandola in MET-minuti/settimana, un’unità di misura del dispendio energetico) e l’hanno incrociata con i livelli medi di esposizione al particolato (PM2.5, quello più fine e insidioso) nella zona in cui vivevano.

L’obiettivo era capire se aumentare o diminuire l’attività fisica avesse un impatto diverso sul rischio di sviluppare la sindrome metabolica a seconda che si vivesse in zone con aria più o meno pulita.

Buone Notizie: L’Esercizio Vince (Quasi) Sempre!

Ebbene, tenetevi forte: in generale, aumentare l’attività fisica sembra ridurre il rischio di sindrome metabolica e dei suoi singoli componenti, indipendentemente dai livelli di inquinamento! Sì, avete capito bene. Anche respirando aria non proprio perfetta, muoversi di più sembra comunque fare bene al nostro profilo metabolico generale.

Nello specifico, chi viveva in zone con livelli di PM bassi o moderati e aumentava l’attività fisica vedeva ridursi il rischio di MetS (con un odds ratio aggiustato, aOR, di 0.87, che indica protezione). Al contrario, chi viveva in zone più inquinate e riduceva l’attività fisica vedeva aumentare il rischio (aOR 1.16). Sembra proprio che i benefici del movimento siano abbastanza potenti da contrastare, almeno in parte, gli effetti negativi dello smog sulla maggior parte dei fronti metabolici.

Persone che fanno jogging in un parco cittadino in una giornata con leggero inquinamento atmosferico. Fotografia realistica di persone che fanno jogging in un parco cittadino con un leggero smog visibile sullo sfondo, stile documentaristico, obiettivo 35mm, luce naturale del mattino, messa a fuoco nitida sui corridori.

Grasso Addio? Dove l’Attività Fisica Brilla di Più

L’effetto protettivo dell’attività fisica è risultato particolarmente evidente per quei fattori legati al metabolismo dei grassi:

  • Trigliceridi elevati: Muovendosi di più, il rischio diminuisce.
  • Basso colesterolo HDL (quello “buono”): Diminuire l’attività fisica è associato a un rischio maggiore di avere HDL basso, sia con aria pulita che inquinata. Aumentarla, invece, aiuta.
  • Obesità addominale (la “pancetta”): Qui il trend è chiarissimo. Più movimento significa meno rischio, meno movimento significa più rischio, specialmente in condizioni di aria decente.

Questo probabilmente accade perché l’esercizio fisico migliora l’attività di enzimi chiave come la lipoproteina lipasi (LPL), che aiuta a “smaltire” i trigliceridi e a produrre colesterolo buono HDL. Inoltre, l’attività fisica aiuta a ridurre il grasso viscerale (quello più pericoloso) e ha effetti anti-infiammatori e antiossidanti che giovano a tutto il metabolismo.

Attenzione alla Pressione: L’Inghippo Nascosto

Ma (c’è quasi sempre un “ma”, no?), c’è un’eccezione importante: la pressione sanguigna. Qui le cose si complicano. Mentre per gli altri fattori metabolici aumentare l’attività fisica sembrava benefico anche in condizioni di forte inquinamento, per la pressione sanguigna non è stato così. Anzi, lo studio ha rilevato che aumentare l’attività fisica in aree con alti livelli di PM era associato a un maggiore aumento della pressione sanguigna (sia sistolica che diastolica) rispetto a chi manteneva un livello di attività simile o la diminuiva.

In pratica, in condizioni di aria molto inquinata, l’effetto benefico dell’esercizio sulla pressione sembrava invertirsi. Questo dato è coerente con altri studi precedenti che avevano già sollevato dubbi sull’interazione tra esercizio intenso e smog per quanto riguarda la pressione.

Ma Perché Proprio la Pressione? Cosa Succede Davvero?

Perché questa differenza? Le polveri sottili (PM2.5) sono così piccole da poter entrare nel nostro flusso sanguigno attraverso i polmoni. Una volta lì, possono scatenare infiammazione sistemica e stress ossidativo. Questi processi possono danneggiare il rivestimento dei vasi sanguigni (l’endotelio), alterando il delicato equilibrio tra vasodilatazione (i vasi si allargano) e vasoconstrizione (si stringono).

Sembra che il PM tenda a promuovere la vasoconstrizione e a ostacolare la vasodilatazione. Se a questo aggiungiamo lo sforzo fisico, che di per sé aumenta temporaneamente la pressione, in un ambiente molto inquinato l’effetto combinato potrebbe portare a un rialzo pressorio più marcato e potenzialmente dannoso nel tempo. Altri meccanismi chiamati in causa includono un aumento del tono del sistema nervoso simpatico (quello che ci mette in modalità “attacco o fuga”) e una maggiore rigidità delle arterie, entrambi favoriti dall’infiammazione indotta dall’inquinamento.

Misuratore di pressione sanguigna con sfondo sfocato di attrezzatura sportiva e vista urbana. Macro fotografia di un misuratore di pressione sanguigna digitale che mostra una lettura, con sfondo leggermente sfocato di scarpe da ginnastica e una finestra che dà su un paesaggio urbano, obiettivo macro 90mm, illuminazione controllata da studio, alta definizione.

Quindi, Che Fare? Il Mio Consiglio Spassionato

Allora, qual è il messaggio da portare a casa? Dobbiamo smettere di fare sport all’aperto se viviamo in città? Assolutamente no! Lo studio conferma che, nella maggior parte dei casi, i benefici dell’aumentare o mantenere un buon livello di attività fisica superano i rischi legati all’inquinamento atmosferico per quanto riguarda la sindrome metabolica e i suoi componenti principali (specialmente quelli legati ai grassi).

Quindi, il mio consiglio spassionato è: continuate a muovervi! Fa incredibilmente bene.

Tuttavia, è saggio usare un po’ di cautela, specialmente se si vive in zone molto inquinate e si soffre già di pressione alta o si è a rischio. In questi casi:

  • Magari controllate i bollettini sulla qualità dell’aria prima di uscire per un allenamento intenso.
  • Nei giorni di picco dello smog, potreste optare per attività più leggere o allenarvi al chiuso.
  • Parlatene con il vostro medico, soprattutto se avete problemi cardiovascolari preesistenti.

Insomma, l’attività fisica rimane una delle armi più potenti che abbiamo per proteggere la nostra salute metabolica. Usiamola con intelligenza, tenendo conto anche dell’ambiente in cui viviamo.

Fonte: Springer

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