Immagine dinamica e colorata di un gruppo eterogeneo di bambini e adolescenti (età 6-17 anni) che partecipano con gioia a diverse attività fisiche in una palestra scolastica moderna e luminosa. Alcuni giocano a basket, altri fanno esercizi a corpo libero, altri ancora corrono. Obiettivo grandangolare, focale 18mm, per catturare l'intera scena, messa a fuoco nitida, illuminazione brillante, forte senso di energia e movimento, stile fotorealistico.

Bambini e Ragazzi Sedentari? Sveliamo Chi Si Muove (Poco) e Perché!

Parliamoci chiaro: vedere i nostri ragazzi incollati a schermi e divani è una preoccupazione che ci attanaglia un po’ tutti. L’inattività fisica, soprattutto se pensiamo all’epidemia mondiale di obesità infantile, è una vera e propria emergenza sanitaria. E la cosa peggiore? Spesso, chi è poco attivo e in sovrappeso da piccolo, se lo porta dietro anche da adulto. Ecco perché ho voluto vederci più da vicino, cercando di capire cosa diavolo influenza i livelli di attività fisica nei nostri figli e nipoti.

Nel mio studio, ho messo sotto la lente d’ingrandimento un bel po’ di variabili: lo stato del peso (normopeso, sottopeso o sovrappeso/obeso), il sesso, l’età, quanto tempo passano seduti (la famigerata sedentarietà), lo stadio della pubertà e persino lo status socioeconomico della famiglia. Per farlo, non mi sono affidato a questionari “a memoria”, ma ho usato degli accelerometri, dei piccoli aggeggi che i ragazzi hanno indossato per misurare oggettivamente quanto si muovevano. Abbiamo raccolto dati da ben 397 bambini e adolescenti, tra i 5.9 e i 17.9 anni, per un totale di 847 osservazioni. Un bel campione, no?

E i risultati? Beh, preparatevi, perché c’è da riflettere. Solo un misero 18% dei partecipanti rispettava le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di fare almeno 60 minuti di attività fisica da moderata a vigorosa (la cosiddetta MVPA) al giorno durante la settimana. Diciotto per cento! Fa impressione, vero?

Il Peso sulla Bilancia… e sul Movimento

Una delle prime cose che è saltata all’occhio è che i bambini classificati come sovrappeso o obesi si muovevano significativamente meno rispetto ai loro coetanei normopeso o sottopeso. Questa differenza era particolarmente marcata nei weekend per i più piccoli (fino a 14 anni): parliamo di ben 30 minuti in meno di movimento al giorno. Immaginate cosa significa accumulato nel tempo! Sembra quasi che il peso in eccesso diventi una zavorra, non solo fisica ma anche psicologica, che disincentiva il movimento, creando un circolo vizioso.

Durante la settimana, forse complice la scuola che “livella” un po’ le opportunità di movimento per tutti, le differenze si assottigliavano, ma restavano. Questo ci dice che è fondamentale intervenire, soprattutto con strategie mirate alle famiglie, per promuovere uno stile di vita attivo specialmente nel tempo libero, come i fine settimana.

Maschietti Scatenati, Femminucce Più Posa(n)te?

Altra conferma, purtroppo, è la differenza di genere. Le ragazze, in generale, risultavano meno attive dei ragazzi. Questo divario era più evidente nei weekend per le adolescenti tra i 14 e i 17.9 anni, che facevano circa 21 minuti in meno di MVPA al giorno rispetto ai maschi. Perché questa differenza? Le ipotesi sono tante: dalle pressioni sociali agli stereotipi di genere, passando per una diversa percezione del proprio corpo e delle proprie capacità atletiche durante l’adolescenza. Forse anche le proposte di attività fisica non sono sempre “tagliate su misura” per i gusti e le esigenze delle ragazze, soprattutto in quella fascia d’età così delicata.

Un gruppo eterogeneo di bambini e adolescenti, maschi e femmine, di età compresa tra 8 e 15 anni, alcuni visibilmente più robusti, altri normopeso. Sono in un parco pubblico durante un weekend soleggiato. Alcuni ragazzi giocano a pallone con energia, mentre un gruppetto di ragazze chiacchiera seduto su una panchina, una di loro usa lo smartphone. Obiettivo tele zoom, focale 100mm, per isolare i gruppi mantenendo il contesto. Scatto veloce per cogliere il movimento dei ragazzi e l'immobilità delle ragazze, luce naturale brillante.

È chiaro che servono incentivi diversi, più creativi e coinvolgenti, per “agganciare” le ragazze adolescenti, specialmente durante il fine settimana. Magari attività che uniscano il movimento al divertimento e alla socializzazione, senza l’ansia da prestazione.

L’Età Avanza, il Movimento Arretra

E l’età? Ah, l’età! Ogni anno in più, purtroppo, corrispondeva a una diminuzione settimanale di MVPA di circa 47 minuti. Sembra quasi una legge non scritta: più si cresce, meno ci si muove. Questo calo è spesso attribuito ai cambiamenti comportamentali legati alla pubertà, all’aumento del tempo dedicato ai media digitali, a diverse priorità sociali e alle dinamiche con i coetanei, che magari portano a ridurre il gioco spontaneo e non strutturato. Non dimentichiamo poi l’aumento dei compiti e degli impegni scolastici nel weekend, che possono rosicchiare tempo prezioso al movimento.

Intervenire sugli adolescenti significa quindi tenere conto di tutti questi fattori, promuovendo un uso equilibrato dei device e magari integrando brevi pause attive anche durante lo studio nel fine settimana. Le scuole potrebbero giocare un ruolo, ad esempio, con iniziative di “ricreazione attiva”.

La Tempesta Ormonale della Pubertà

Parlando di età, non possiamo ignorare l’impatto della pubertà. I miei dati hanno confermato una riduzione sostanziale dei livelli di MVPA man mano che i ragazzi attraversavano le varie fasi dello sviluppo puberale. Rispetto ai coetanei in fase prepuberale, quelli in piena pubertà facevano 3,3 ore in meno di MVPA a settimana, e quelli in fase post-puberale addirittura 4,1 ore in meno! Un crollo verticale.

Questo declino è particolarmente preoccupante perché la pubertà è un periodo di grandi trasformazioni fisiche, ormonali e psicologiche. Cambia l’immagine corporea, aumenta l’autoconsapevolezza, e questo può scoraggiare l’attività fisica, soprattutto nelle ragazze. Infatti, le ragazze in fase post-puberale mostravano i livelli di MVPA più bassi in assoluto, confermando che l’adolescenza è un periodo critico per il rischio di sedentarietà femminile. Anche qui, il calo era più marcato nei weekend, quando teoricamente ci sarebbe più tempo libero.

Cosa fare? Servono programmi accessibili, che promuovano un’immagine corporea positiva, che siano socialmente supportivi e pensati su misura per gli adolescenti, specialmente le ragazze in fase post-puberale. Attività di gruppo, modelli di riferimento positivi e programmazione co-progettata con i ragazzi stessi potrebbero essere strategie vincenti.

Due scene affiancate. A sinistra: un adolescente maschio (circa 16 anni) in fase post-puberale, un po' curvo, che gioca ai videogiochi sul divano in una stanza poco illuminata, con snack sparsi intorno. A destra: la stessa età, una ragazza adolescente in fase post-puberale che fa una videochiamata con le amiche, seduta alla scrivania, circondata da libri. Obiettivo prime, focale 35mm, per entrambe le scene, per un look intimo. Film noir per la scena del ragazzo, per enfatizzare la sedentarietà. Duotone rosa e grigio per la ragazza, per un'atmosfera più riflessiva ma comunque statica.

Questione di Portafoglio? Lo Status Socioeconomico

E i soldi? Lo status socioeconomico (SES) della famiglia ha un ruolo? I risultati qui sono stati un po’ più sfumati. In generale, non ho trovato un’associazione diretta e significativa tra SES e livelli di attività fisica per tutti. Tuttavia, una differenza è emersa per i ragazzi maschi nei weekend: quelli provenienti da famiglie con basso SES facevano circa 18 minuti in meno di MVPA rispetto ai coetanei di famiglie con SES medio o alto. È interessante notare che altri studi hanno dato risultati contrastanti, a volte trovando un legame più forte, altre volte no.

Questo suggerisce che la mancanza di attività fisica è un problema che tocca un po’ tutte le fasce socioeconomiche, anche se con delle specificità. Forse per i ragazzi di contesti meno abbienti, l’accesso a spazi ricreativi sicuri o a club sportivi a pagamento può essere più limitato, soprattutto nel fine settimana. È un aspetto che merita ulteriori approfondimenti per capire come le percezioni individuali della ricchezza familiare e le attitudini verso l’attività fisica possano influenzare le scelte, specialmente nei maschi.

Divano, Amico o Nemico? Il Comportamento Sedentario

Infine, il comportamento sedentario. Sembra ovvio, ma è fondamentale ribadirlo: più tempo si passa seduti, meno ci si muove. Ogni ora in più di sedentarietà a settimana corrispondeva a una riduzione di circa 4 minuti di MVPA. E questa associazione era più forte nei weekend, dove ogni ora seduti “costava” 6 minuti di movimento. Questo è particolarmente rilevante nelle nostre società occidentali, dove le routine quotidiane, dalla scuola al tempo libero, sono spesso dominate da lunghe ore passate seduti davanti a TV, computer o smartphone.

La buona notizia è che questa relazione è costante tra le varie fasce d’età, il che significa che interventi mirati a ridurre il tempo sedentario possono avere un impatto positivo a tutte le età. Non si tratta solo di promuovere più movimento, ma anche di spezzare i lunghi periodi di inattività con pause attive, o di ripensare le routine del fine settimana per incoraggiare più movimento.

Cosa Ci Portiamo a Casa (e Cosa Dobbiamo Fare)?

Insomma, il quadro che emerge è complesso. Essere in sovrappeso/obesi, essere femmina, l’età che avanza, la pubertà e, in certi casi, un basso status socioeconomico sono tutti fattori di rischio per una ridotta attività fisica. E la sedentarietà ci mette il carico da novanta.

La cosa che mi preme sottolineare è l’urgenza di passare dalle semplici raccomandazioni generali a interventi pratici, basati sull’evidenza e “cuciti su misura” per i gruppi a maggior rischio. I bambini e gli adolescenti in sovrappeso, ad esempio, hanno bisogno di strategie specifiche che tengano conto delle loro difficoltà, sia fisiche che psicologiche.

Dato che i ragazzi sembrano essere meno attivi durante i giorni feriali, dobbiamo concentrarci di più su quel fronte: programmi sportivi extra-scolastici, pause attive integrate nell’orario scolastico, lezioni di educazione fisica più coinvolgenti e in linea con i loro gusti. E non dimentichiamo l’importanza di migliorare l’accesso a strutture ricreative e a percorsi sicuri per muoversi a piedi o in bicicletta.

La pubertà, specialmente per le ragazze, è un momento cruciale. Dobbiamo trovare il modo di sostenerle, offrendo opportunità di movimento che siano divertenti, inclusive e che le facciano sentire a proprio agio.

In definitiva, se vogliamo davvero contrastare l’obesità infantile e promuovere stili di vita sani che durino nel tempo, dobbiamo creare più occasioni per i nostri ragazzi di muoversi, sia durante la settimana che nei weekend. La ricerca futura dovrà continuare a esplorare queste complesse interazioni e a valutare l’efficacia di diverse strategie di intervento, assicurandosi che siano personalizzate, adattabili e scalabili.

Ne va della salute delle future generazioni, e non è una sfida che possiamo permetterci di perdere!

Fonte: Springer

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