Immagine fotorealistica di un gruppo eterogeneo di persone con diverse abilità che partecipano con gioia a una sessione di attività fisica adattata in una palestra luminosa e accogliente. Un istruttore sorridente li guida. Obiettivo prime 35mm, luce naturale diffusa, colori vivaci, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo per mettere a fuoco i partecipanti.

Movimento che Trasforma: L’Attività Fisica Adattata e i suoi Superpoteri per la Disabilità Intellettiva e Relazionale!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che, ne sono convinto, ha un potenziale enorme: l’Attività Fisica Adattata (APA). Sappiamo tutti quanto sia cruciale muoversi per stare bene, vero? L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non fa che ripetercelo: almeno 150 minuti di attività moderata o 75 di attività intensa a settimana per gli adulti, e ancora di più per i nostri senior. Ma cosa succede quando la vita ti mette davanti a sfide come una disabilità intellettiva e relazionale (IRD) o disturbi psichiatrici? Spesso, purtroppo, queste persone faticano a raggiungere questi obiettivi, un po’ perché escluse dai programmi tradizionali, un po’ per le difficoltà intrinseche della loro condizione.

Una Scintilla di Speranza dalla Ricerca Italiana

E qui, amici, entra in scena uno studio italiano davvero illuminante, condotto nella primavera del 2022 dalla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, vicino Milano. Hanno coinvolto 203 pazienti con IRD e 28 con disturbi psichiatrici in sessioni settimanali di APA di 75 minuti. Non tantissimo, direte voi, ma aspettate di sentire i risultati! Le sessioni erano supervisionate da un chinesiologo e un educatore, utilizzando un approccio personalizzato chiamato “APA Modulare”.

Ma cosa significa “APA Modulare”? Immaginatelo come un abito su misura. Non esiste un’unica soluzione valida per tutti, specialmente quando si parla di persone con disabilità, un gruppo incredibilmente eterogeneo per età, tipo di disabilità, livello di funzionalità. L’APA Modulare della Fondazione Sacra Famiglia tiene conto proprio di questo, focalizzandosi non solo sulle necessità funzionali, ma anche sulle caratteristiche neuropsicologiche e sulla personalità di ciascuno. L’obiettivo? Promuovere l’attività fisica facilitando interazioni sociali, autonomia e indipendenza.

I Tre Pilastri dell’APA Modulare

Questo metodo si articola su tre domini fondamentali:

  • Modulo Fisico: qui ci si concentra sulla valutazione degli aspetti funzionali che stanno alla base delle attività della vita quotidiana (ADL). Pensate a quanto sia importante riuscire a compiere piccoli gesti in autonomia!
  • Modulo Mentale: si valutano le risorse cognitive, emotive, motivazionali e comportamentali. Perché la testa, si sa, gioca un ruolo cruciale.
  • Modulo Sociale: si analizzano i modelli di comunicazione nelle relazioni interpersonali, le interazioni con l’ambiente, il divertimento durante l’attività e, in generale, la qualità della vita.

Questi tre domini prendono vita attraverso una sequenza operativa divisa in sei fasi distinte, ognuna con tempi e modalità specifiche a seconda delle caratteristiche dei partecipanti. È un vero e proprio viaggio!

  1. Accoglienza: Non un semplice “ciao”, ma un momento studiato per creare adesione, richiamare esperienze piacevoli passate e motivare.
  2. Start (attivazione motoria): Si prende confidenza con l’ambiente e l’attrezzatura, con un riscaldamento progressivo.
  3. Workload (lavoro funzionale mirato): Il cuore del programma, con esercizi (a corpo libero o con attrezzi adattati) cuciti addosso alle capacità individuali.
  4. Recover (defaticamento muscolare): Riduzione graduale del carico, con mobilizzazioni e stretching per prevenire infortuni, anche per chi è in carrozzina.
  5. Relax (rilassamento): Esercizi di respirazione guidata per ridurre lo sforzo fisico e favorire il reinserimento sociale nel gruppo.
  6. Saluto (fine sessione): Un momento rituale per consolidare la consapevolezza della conclusione, il divertimento percepito e l’attesa per la prossima volta.

Fotografia macro di un dettaglio di attrezzatura sportiva adattata, come una palla morbida o una fascia elastica colorata, su uno sfondo sfocato di una palestra. Luce da studio controllata, alta definizione, obiettivo macro 90mm, focus preciso sull'oggetto.

Cosa Hanno Misurato? E i Risultati? Sorprendenti!

Durante lo studio, i partecipanti sono stati sottoposti a vari test: il Chair Sit and Reach (per la flessibilità), test di forza della mano, i Tug test (per l’equilibrio e la mobilità), frequenza cardiaca, una scala visuo-analogica (VAS) per il dolore/benessere percepito e livelli di saturazione dell’ossigeno. L’analisi statistica, tenendo conto di età e genere, ha mostrato miglioramenti significativi!

In particolare, nel test “Chair Sit and Reach”, sia i pazienti con disabilità lieve che quelli con disabilità grave hanno fatto passi da gigante. Questo significa una migliore mobilità muscolo-scheletrica, che si traduce in una qualità della vita superiore e maggiore facilità nell’assistenza quotidiana. Ma non è finita qui! Il “Tug test” (Timed Up and Go, che misura il tempo per alzarsi da una sedia, camminare per 3 metri, girarsi, tornare e sedersi) ha visto miglioramenti in tutti i gruppi di pazienti con IRD, e anche nei pazienti psichiatrici! Questo si traduce in maggiore sicurezza nei cambi di postura, minor rischio di cadute, miglior equilibrio dinamico e più resistenza nel camminare.

La cosa più interessante? I guadagni maggiori si sono visti proprio nei pazienti inizialmente meno attivi. Questo ci dice una cosa fondamentale: anche un impegno minimo nell’APA può portare a miglioramenti notevoli nella performance fisica e, potenzialmente, nella qualità della vita. Immaginate cosa potrebbe succedere aumentando la frequenza e l’intensità delle sessioni!

Piccoli Passi, Grandi Cambiamenti

Certo, lo studio stesso ammette che, sebbene molti risultati fossero statisticamente significativi, l’entità di alcuni effetti era modesta. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: quando parliamo di popolazioni con bisogni complessi, anche piccoli miglioramenti nei parametri funzionali o comportamentali possono tradursi in conquiste enormi in termini di autonomia, coinvolgimento e qualità della vita. Questi risultati, seppur preliminari, sono un trampolino di lancio per sviluppare interventi sempre più mirati.

Questo studio, quindi, non fa che confermare la fattibilità e i benefici di un’attività fisica continuativa per persone spesso escluse. Anche se il regime proposto era inferiore ai famosi 150 minuti settimanali dell’OMS (per via di sfide organizzative e della specificità dei partecipanti), i benefici ci sono stati, eccome!

Superare le Barriere e Guardare al Futuro

L’APA non è solo movimento, è anche un’occasione per migliorare la qualità della vita e le relazioni sociali, persino per chi vive in contesti istituzionali. Ecco perché è così importante integrare l’attività fisica adattata e regolare nella cura di routine di queste popolazioni.

Certo, le sfide non mancano. Le barriere alla partecipazione all’APA sono tante: le difficoltà intrinseche della disabilità, la mancanza di supporto familiare, programmi non sufficientemente personalizzati nelle strutture sanitarie, fattori sociali, finanziari e ambientali. Capire queste barriere è il primo passo per istituzioni e professionisti per migliorare la partecipazione.

I chinesiologi, in particolare, possono giocare un ruolo vitale nell’aiutare i pazienti a superare questi ostacoli e a mantenere uno stile di vita attivo. Lo studio ha avuto il pregio di valutare diversi tipi di esercizi, offrendo una visione completa dell’impatto dell’APA. Tra i limiti, c’è l’eterogeneità dei pazienti e i periodi di osservazione variabili, ma la metodologia è stata considerata appropriata per la natura esplorativa dello studio.

Scatto d'azione di una persona con disabilità intellettiva che sorride mentre esegue un esercizio del 'Tug test' assistita da un chinesiologo in una palestra. Teleobiettivo zoom 100-200mm, velocità dell'otturatore elevata per catturare il movimento, espressione di gioia e concentrazione.

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che l’APA è una risorsa preziosissima. Gli sforzi futuri dovrebbero concentrarsi sull’aumentare la frequenza delle sessioni di APA, integrandole negli standard sanitari e prescrivendole secondo criteri scientifici rigorosi. Sarebbe un passo fondamentale per la salute di questa popolazione, portando a miglioramenti più completi e duraturi e, non da ultimo, a una significativa riduzione dei costi sanitari per tutta la comunità. Insomma, muoversi in modo adattato non è solo un bene, è un diritto e una necessità!

Fonte: Springer

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