Foto di gruppo di una squadra di basket in carrozzina paralimpica durante un timeout, con l'allenatore che dà indicazioni tattiche su una lavagnetta. Telephoto zoom, 150mm, fast shutter speed, action or movement tracking, espressioni concentrate e determinate sui volti degli atleti, sfondo del palazzetto sfocato.

Atleti Paralimpici di Basket: Campioni in Campo, Ma a Rischio a Tavola?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, ammettiamolo, spesso finisce un po’ in secondo piano: l’alimentazione degli atleti paralimpici. Siamo abituati a vederli compiere imprese incredibili, a superare limiti che sembrano insormontabili, ma ci siamo mai chiesti cosa succede “dietro le quinte”, o meglio, nel loro piatto? Ho letto uno studio recentissimo che ha messo sotto la lente d’ingrandimento i giocatori di basket in carrozzina della lega turca, e ragazzi, i risultati sono stati una vera doccia fredda.

Pensate che questi atleti, che si allenano duramente e competono a livelli altissimi, paragonabili a quelli degli atleti normodotati, potrebbero non avere il carburante giusto per dare il massimo. E non parlo solo di performance, ma anche di salute generale. Lo studio in questione, pubblicato su una rivista scientifica autorevole, ha esaminato 32 atleti maschi, di età compresa tra i 18 e i 63 anni, e quello che è emerso è, a dir poco, preoccupante.

La Dura Realtà dei Numeri: Cosa Manca nel Piatto?

Partiamo da un dato che fa riflettere: ben l’81,8% degli atleti analizzati seguiva una dieta di scarsa qualità. Avete capito bene, più di 8 su 10! Ma cosa significa “scarsa qualità”? Significa che, in generale, la loro alimentazione non rispettava le linee guida per un’alimentazione sana ed equilibrata. E se andiamo nel dettaglio, la situazione non migliora.

Prendiamo i carboidrati, la benzina principale per i muscoli. L’apporto medio era di soli 2,75 grammi per chilo di peso corporeo al giorno. Per farvi un’idea, le raccomandazioni per gli atleti variano molto in base all’intensità dell’attività, ma spesso si parla di cifre ben più alte, tra i 5 e i 12 g/kg/giorno! Solo il 31,25% degli atleti raggiungeva i livelli raccomandati. Immaginate di dover fare un lungo viaggio in auto con il serbatoio quasi vuoto… ecco, più o meno.

E le proteine? Fondamentali per riparare e costruire i muscoli, soprattutto dopo allenamenti intensi. Anche qui, l’apporto medio (1,04 g/kg/giorno) era inferiore alle raccomandazioni (che per gli atleti paralimpici partono da un minimo di 1,2 g/kg/giorno), con solo il 31,25% che ne assumeva a sufficienza. Un problema non da poco, specialmente per chi, come gli atleti in carrozzina, potrebbe aver bisogno di un extra per la guarigione di eventuali lesioni cutanee.

Se carboidrati e proteine scarseggiano, cosa abbonda? I grassi. L’energia derivata dai grassi era del 38,81%, superando i livelli consigliati, e ancora peggio, il 13,39% proveniva da grassi saturi, quelli che dovremmo limitare. Quasi l’80% degli atleti eccedeva con i grassi totali e oltre il 90% con i grassi saturi. Un eccesso che, a lungo andare, può portare a problemi di salute non indifferenti.

Ma non è finita qui. Lo studio ha rivelato carenze significative anche per quanto riguarda i micronutrienti. Vitamine e minerali essenziali come tiamina, folato, vitamina A, calcio, potassio, magnesio e zinco erano presenti in quantità insufficienti. Pensate che per il folato, nessuno degli atleti raggiungeva il fabbisogno, e per il calcio, solo il 3,22%! Questi elementi sono cruciali per un’infinità di processi metabolici e la loro mancanza può compromettere seriamente sia la salute che la performance.

Un atleta paralimpico di basket in carrozzina, seduto a un tavolo con un piatto di cibo poco bilanciato come patatine fritte e un hamburger, guarda il cibo con espressione pensierosa. Macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, luce soffusa laterale.

Disponibilità Energetica: Quando il Corpo Va in Riserva

Un altro dato allarmante riguarda la disponibilità energetica (EA). In parole povere, è l’energia che rimane al corpo per svolgere le sue funzioni vitali dopo aver sottratto quella spesa per l’attività fisica. Se questa energia è troppo bassa (Low Energy Availability o LEA), il corpo va in “modalità risparmio”, con conseguenze negative su metabolismo, salute ossea, sistema immunitario e, ovviamente, performance. Ebbene, il 21,2% degli atleti studiati era in LEA, e un impressionante 57,5% aveva una disponibilità energetica “subclinica”, cioè al limite, a un passo dal deficit conclamato. In media, la disponibilità energetica era di 37,41 kcal/kg di massa magra al giorno, ma scendeva a 29,87 kcal/kg FFM/giorno nei giorni di allenamento, un valore che rientra nella classificazione di LEA (sotto i 30 kcal/kg FFM/giorno).

Questo si traduceva in un bilancio energetico negativo medio di circa 560 kcal al giorno, che diventava ancora più marcato nei giorni di allenamento, arrivando a quasi -890 kcal! In pratica, questi atleti bruciavano costantemente più calorie di quelle che introducevano. È un po’ come chiedere a una macchina da corsa di fare il Gran Premio con il freno a mano tirato.

Perché Questa Situazione? Le Cause Possibili

Ma perché succede tutto questo? Non è per cattiva volontà, ve lo assicuro. Le ragioni sono complesse e interconnesse.

  • Mancanza di linee guida specifiche: Le attuali raccomandazioni nutrizionali sono pensate principalmente per atleti normodotati. Gli atleti paralimpici, a seconda della loro disabilità (lesioni spinali, amputazioni, paralisi cerebrale), hanno esigenze metaboliche e fisiologiche diverse. Ad esempio, l’atrofia muscolare comune nelle lesioni spinali può ridurre il metabolismo basale e il dispendio energetico.
  • Scarsa conoscenza della nutrizione sportiva: Spesso c’è una limitata consapevolezza dell’importanza di una dieta specifica e personalizzata. Lo studio stesso sottolinea come l’unico atleta con una buona qualità della dieta avesse ricevuto in precedenza un’educazione nutrizionale.
  • Difficoltà pratiche: Non dimentichiamo le possibili difficoltà logistiche, come fare la spesa o preparare i pasti, che possono essere più complesse per chi ha limitazioni fisiche.
  • Fattori socio-culturali e credenze: Anche questi aspetti possono influenzare le scelte alimentari.

È interessante notare che, secondo lo studio, la maggioranza degli atleti (84,4%) consumava solo due pasti principali al giorno, e il 56,3% faceva un solo spuntino. Questo potrebbe contribuire al basso apporto energetico e nutritivo. Solo una piccola percentuale (15,6%) usava integratori, e tutti quelli che li usavano optavano per proteine in polvere.

Un dietologo sportivo sorridente consulta un atleta paralimpico di basket in carrozzina in uno studio medico luminoso. Il dietologo indica grafici nutrizionali su un tablet. Prime lens, 35mm, depth of field, luce naturale che entra da una finestra.

Oltre la Linea di Fondo: Strategie per un Futuro più Sano

La buona notizia è che non tutto è perduto, anzi! Questo studio, pur con i suoi limiti (come l’uso di valori di riferimento per normodotati o la potenziale imprecisione dei diari alimentari e di attività fisica), accende un faro su un problema reale e urgente. Cosa possiamo fare?

Innanzitutto, c’è un bisogno disperato di ricerca specifica per stabilire fabbisogni energetici, di macronutrienti e micronutrienti che siano veramente “su misura” per gli atleti paralimpici, tenendo conto del tipo di disabilità, dello sport praticato e dell’intensità degli allenamenti. Servono anche dei cut-off specifici per la disponibilità energetica in questa popolazione.

Parallelamente, è cruciale implementare programmi di educazione nutrizionale condotti da dietisti qualificati ed esperti in nutrizione sportiva. Questi programmi dovrebbero essere pensati appositamente per gli atleti paralimpici, affrontando non solo “cosa” mangiare, ma anche “come” superare le eventuali barriere pratiche. La consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento.

Pensateci: una dieta di alta qualità non solo migliora la performance, ma promuove la salute generale, riduce il rischio di carenze, accelera il recupero e favorisce l’adattamento all’allenamento. Per questi atleti, che già affrontano sfide quotidiane enormi, garantire un supporto nutrizionale adeguato non è un optional, ma una necessità.

Io credo fermamente che, con il giusto supporto e le giuste conoscenze, questi campioni possano esprimere al massimo il loro potenziale, non solo in campo, ma anche nella vita di tutti i giorni. È una questione di rispetto per il loro impegno e di investimento nella loro salute. Lo sport paralimpico è in continua crescita, e merita tutta l’attenzione e le risorse necessarie per far brillare i suoi protagonisti.

Fonte: Springer

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