Immagine concettuale: una bilancia della giustizia con da un lato monete che rappresentano la ricchezza e dall'altro persone stilizzate che rappresentano la società. Un assistente sociale, figura centrale ma discreta, osserva la bilancia. Obiettivo prime 50mm, luce soffusa da studio, colori caldi e freddi in duotone (es. oro e blu scuro) per simboleggiare il contrasto ricchezza/bisogno. Stile fotorealistico con un tocco simbolico.

Assistenti Sociali: Un Cuore a Sinistra per Combattere Povertà e Disuguaglianze?

Amici lettori, oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel mondo del lavoro sociale, ma da una prospettiva un po’ diversa dal solito. Avete mai pensato a cosa frulla davvero nella testa degli assistenti sociali quando si parla di temi scottanti come la ridistribuzione della ricchezza e la lotta alla povertà? Io sì, e a quanto pare non sono l’unico! Recentemente mi sono imbattuto in uno studio tedesco molto interessante che ha provato a fare luce proprio su questo.

Il titolo originale, “Einstellungen von Sozialarbeiterinnen und Sozialarbeitern zu staatlicher Umverteilung und Armutsbekämpfung. Ein Berufsgruppenvergleich basierend auf ALLBUS, ESS und SOEP”, suona un po’ accademico, lo ammetto. Ma la sostanza è succosa: si tratta di un’analisi comparativa degli atteggiamenti degli assistenti sociali rispetto ad altre categorie professionali, basata su dati solidi provenienti da importanti sondaggi tedeschi (ALLBUS, ESS e SOEP). E le scoperte, ve lo anticipo, sono piuttosto illuminanti.

Le Radici dell’Impegno: Un Mandato Socio-Politico?

Prima di tuffarci nei numeri, facciamo un passo indietro. Il lavoro sociale, come sappiamo, affonda le sue radici storiche nell’assistenza ai poveri. Non è un caso che oggi si parli di una “presa di posizione consapevole sulla povertà” (“poverty-conscious stance”) che gli operatori dovrebbero adottare, e si discuta persino di un potenziale “mandato socio-politico” per questa professione. Immaginate un po’: se questo mandato esistesse davvero, sarebbe fondamentale che gli assistenti sociali avessero delle convinzioni personali allineate, non credete? È un po’ come chiedere a un vegetariano di fare il testimonial per una macelleria: stonerebbe parecchio!

La teoria ci dice che spesso scegliamo una professione perché siamo interessati ai suoi temi e attività. Con il tempo, e accumulando esperienza e conoscenza, le nostre convinzioni su argomenti vicini al nostro lavoro possono rafforzarsi. Addirittura, una carriera può modellare la nostra percezione di certi problemi politici. Pensate che studi internazionali hanno mostrato come i governi tendano a spendere di più per le prestazioni sociali quando c’è una maggiore rappresentanza di politici provenienti da professioni orientate al bene comune, e tra queste figurano esplicitamente gli assistenti sociali!

Cosa Dicono i Dati Tedeschi?

Lo studio tedesco ha cercato di colmare una lacuna: finora, in Germania, nessuno aveva confrontato in modo sistematico gli atteggiamenti degli assistenti sociali su ridistribuzione e lotta alla povertà con quelli di altri lavoratori. Ebbene, i risultati sono chiari.

  • Autocollocazione politica: Gli assistenti sociali si posizionano nettamente più a ‘sinistra’ rispetto ai colleghi di altre professioni. Su una scala da 0 (sinistra) a 10 (destra), il loro valore medio si attesta intorno a 2,76, contro un 4,34 degli altri. Una bella differenza!
  • Preferenze per la ridistribuzione statale: Quando si chiede se lo Stato debba intervenire per ridurre le differenze di reddito, gli assistenti sociali mostrano un sostegno decisamente più forte. Ad esempio, nei dati ESS10 (2021/2022), ben l’88% di loro è d’accordo (fortemente o abbastanza), la percentuale più alta tra 25 gruppi professionali analizzati! Anche rispetto alla garanzia di uno standard di vita adeguato per i poveri, la loro richiesta di intervento statale è più marcata.

Curiosamente, questa forte propensione alla ridistribuzione non sembra dettata principalmente da un interesse personale. Il reddito netto familiare degli assistenti sociali, ponderato per la composizione del nucleo, è risultato leggermente inferiore alla media, ma il loro sostegno alle politiche redistributive è significativamente più alto di quanto ci si aspetterebbe sulla base della loro situazione economica. Insomma, non è (solo) una questione di portafoglio!

Un grafico a torta stilizzato che mostra una grande fetta colorata con la scritta 'Pro Ridistribuzione' attribuita agli assistenti sociali, e fette più piccole per altri gruppi professionali. Accanto, una bilancia con più peso sul piatto 'Intervento Statale'. Obiettivo macro 100mm, high detail sul grafico, illuminazione da studio controllata per far risaltare i colori e le scritte. Stile infografica fotorealistica.

Lo Stato Fa Abbastanza? Luci e Ombre nelle Valutazioni

Un altro aspetto intrigante riguarda come gli assistenti sociali vedono l’efficacia delle politiche sociali esistenti. Qui il quadro è più sfumato, quasi ambivalente.

  • Da un lato, riconoscono i meriti della politica sociale: sono più convinti rispetto ad altri che le prestazioni sociali riescano effettivamente a ridurre la disuguaglianza e a prevenire la povertà diffusa. Ad esempio, circa l’87% degli assistenti sociali intervistati nell’ESS8 (2016/2017) credeva che le prestazioni sociali prevenissero la povertà diffusa, e circa il 58% che portassero a una maggiore uguaglianza.
  • Dall’altro lato, però, sono anche più propensi a pensare che molte persone con redditi molto bassi ricevano meno prestazioni sociali di quelle a cui avrebbero diritto per legge. Circa il 61% di loro la pensa così, una percentuale più alta rispetto ad altri gruppi. Questo non chiarisce se la colpa sia della burocrazia o della mancata richiesta da parte dei potenziali beneficiari, ma solleva un punto importante.

È interessante notare che, nonostante queste criticità sull’accesso effettivo alle prestazioni, gli assistenti sociali non sembrano ritenere che lo Stato tedesco non ci provi. Anzi, sono convinti, in misura simile ad altri professionisti, che il governo tedesco adotti misure per ridurre le differenze di reddito e per proteggere i cittadini dalla povertà.

Cosa Ci Dice Tutto Questo? Un Impegno Che Viene da Dentro

Allora, tirando le somme, cosa possiamo portarci a casa da questa ricerca? Beh, per prima cosa, sembra proprio che l’impegno degli assistenti sociali a favore dei più vulnerabili e per una società più equa non sia solo un “dovere professionale”, ma rifletta profondamente le loro convinzioni personali. Questa coerenza tra mandato professionale e sentire individuale è una leva potentissima, perché può alimentare un impegno ancora più forte e genuino.

Certo, un impegno efficace richiede anche competenze solide: conoscenza approfondita delle politiche sociali, della struttura sociale e degli strumenti giuridici. E qui entra in gioco la formazione, che deve fornire basi empiriche solide. La ricerca evidenzia come gli assistenti sociali non solo abbiano aspettative elevate nei confronti dello Stato, ma riconoscano anche, più di altri, i risultati ottenuti dalle politiche sociali in termini di ridistribuzione e lotta alla povertà. Questo, per certi versi, può essere visto come un “mandato” che la professione si auto-attribuisce: informare meglio sui diritti, supportare nelle richieste, colmare quel gap tra il diritto e l’effettiva fruizione delle prestazioni.

Certo, come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti, come il numero a volte ridotto di assistenti sociali nei campioni dei sondaggi. Tuttavia, la coerenza dei risultati attraverso diverse indagini suggerisce che le tendenze osservate siano piuttosto robuste.

Personalmente, trovo questi risultati molto incoraggianti. Ci dicono che nel cuore del lavoro sociale batte forte una spinta verso la giustizia sociale, una spinta che va oltre il semplice “fare il proprio lavoro” e si nutre di una visione del mondo ben precisa. E voi, cosa ne pensate?

Primo piano di due mani che si stringono: una rappresenta un assistente sociale (magari con un piccolo badge discreto), l'altra una persona della comunità. Lo sfondo è un ambiente comunitario caldo e accogliente, leggermente sfocato. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo, luce naturale e calda. Stile fotorealistico, bianco e nero con un leggero duotone seppia per un tocco umano.

Fonte: Springer

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