Visualizzazione 3D fotorealistica della colonna vertebrale umana con un focus sullo spazio epidurale, evidenziando un'area di infiammazione o ascesso simile a quella descritta nei casi clinici post-ureteroscopia. Illuminazione drammatica da studio, Macro lens 100mm, alta definizione, dettaglio preciso sull'area patologica.

Ascesso Epidurale Spinale Dopo Ureteroscopia: Un Rischio Raro Ma Serio Da Conoscere

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca il mondo della medicina, in particolare dell’urologia, ma con risvolti che forse non vi aspettereste. Parliamo di ureteroscopia, una procedura abbastanza comune, ma che in casi rarissimi può portare a una complicanza seria: l’ascesso epidurale spinale (AES). Sembra un parolone, vero? Tranquilli, cerchiamo di capire insieme di cosa si tratta, basandoci su un recente studio che ha riportato due casi specifici.

Cos’è l’Ureteroscopia? Giusto per Capirci

Prima di addentrarci nel problema, facciamo un passo indietro. L’ureteroscopia (URS) è una procedura che noi urologi usiamo spesso, ad esempio per andare a vedere e rimuovere i calcoli renali o ureterali. Immaginate un tubicino sottile e flessibile (l’ureteroscopio) dotato di telecamera e strumenti, che viene inserito attraverso le vie urinarie fino all’uretere o al rene. A volte, per frantumare i calcoli più ostinati, usiamo anche un laser (litotrissia, LL). Insomma, è un intervento mirato e, nella stragrande maggioranza dei casi, sicuro ed efficace.

E l’Ascesso Epidurale Spinale (AES)? Una Minaccia Nascosta

Qui le cose si fanno più serie. L’ascesso epidurale spinale è un’infezione che si forma nello spazio epidurale, cioè quell’area che si trova attorno al midollo spinale, dentro la colonna vertebrale. È una condizione rara (meno di 10 casi ogni 10.000 ricoveri ospedalieri), ma potenzialmente devastante perché, se non diagnosticata e trattata rapidamente, può comprimere il midollo spinale e causare danni neurologici gravi e permanenti, fino alla paralisi.
Il problema è che all’inizio i sintomi possono essere molto generici e ingannevoli:

  • Febbre
  • Brividi
  • Mal di testa
  • Mal di schiena

Sintomi che potrebbero far pensare a mille altre cose, come una banale influenza, un’infezione urinaria (IVU) o un problema muscolare. Solo in seguito possono comparire deficit neurologici più specifici (debolezza alle gambe, perdita di sensibilità, problemi di controllo della vescica o dell’intestino). La diagnosi richiede un alto livello di sospetto e l’esame migliore è la risonanza magnetica (RM).

Il Legame Inatteso: Ureteroscopia e AES

Ma come fa un intervento alle vie urinarie a causare un’infezione vicino al midollo spinale? Bella domanda! Lo studio su cui si basa questo articolo ipotizza che il meccanismo sia la disseminazione ematogena. In pratica, durante l’ureteroscopia, piccoli traumi ai tessuti delle vie urinarie (uretere, vescica) potrebbero permettere ai batteri (specialmente se c’è già un’infezione urinaria latente o ricorrente) di entrare nel flusso sanguigno.
Una volta nel sangue, questi batteri potrebbero viaggiare e “annidarsi” nello spazio epidurale. Viene citata anche l’ipotesi di Batson, che spiega come alcuni tumori della prostata metastatizzino alla colonna vertebrale attraverso una rete di vene (plesso venoso vertebrale interno) che collega la pelvi alla colonna, senza valvole che impediscano il flusso retrogrado. Un meccanismo simile potrebbe valere per le infezioni.
È interessante notare che, sebbene esistano casi documentati di AES dopo procedure urologiche come biopsie prostatiche transrettali (TRUS) o TURP, e alcuni casi legati a IVU in pazienti con problemi spinali preesistenti o immunocompromessi, non c’erano segnalazioni (almeno secondo gli autori dello studio) di AES in pazienti immunocompetenti con storia di IVU ricorrenti dopo una semplice ureteroscopia con litotrissia.

Immagine fotorealistica di una sezione trasversale della colonna vertebrale che mostra lo spazio epidurale e il midollo spinale, con un'area evidenziata a indicare un ascesso. Illuminazione da laboratorio medico, Macro lens 85mm, alta definizione, focus preciso sull'ascesso.

Storie Vere: Due Casi Che Fanno Riflettere

Lo studio riporta due casi emblematici:

Caso 1: Un uomo di 64 anni, con storia di obesità, iperlipidemia, iperplasia prostatica benigna, stenosi uretrale, IVU ricorrenti (da Enterococcus faecalis) e calcoli renali. Dopo un’ureteroscopia bilaterale senza complicazioni (senza litotrissia laser, solo rimozione con cestello) e posizionamento di stent ureterali, inizia ad avere dolore ai fianchi, brividi e nausea il giorno dopo. Gli stent vengono rimossi dopo 4 giorni. Circa un mese dopo la rimozione degli stent, si presenta in pronto soccorso con grave debolezza e intorpidimento alle gambe, mal di schiena e febbre. La RM rivela osteomielite (infezione dell’osso) a livello T5-T6 e un ascesso epidurale che comprime il midollo. Viene operato d’urgenza (laminectomia) per drenare l’ascesso. Le colture dall’ascesso mostrano Enterococcus faecalis, lo stesso batterio delle sue precedenti IVU. Purtroppo, nonostante le cure e la riabilitazione, riporta deficit neurologici permanenti, necessitando di ausili per la mobilità.

Caso 2: Una donna di 47 anni, con storia di obesità, iperlipidemia, IVU ricorrenti (da E. coli multi-resistente) e calcoli renali. Si presenta con sintomi di IVU e calcoli ostruttivi. Viene sottoposta a ureteroscopia sinistra con litotrissia laser e posizionamento di stent. Dopo l’intervento, ha diversi episodi di dolore al fianco e torna più volte in pronto soccorso. Gli stent vengono rimossi dopo 3 settimane. Circa un mese dopo la rimozione, sviluppa un forte mal di schiena continuo. Una RM conferma una discite (infezione del disco intervertebrale) a livello L3-L4 e sospetta un ascesso paraspinale destro in formazione. Viene trattata con antibiotici e un drenaggio dell’ascesso guidato da TC. Le colture del liquido drenato mostrano E. coli, lo stesso batterio delle sue IVU. Fortunatamente, in questo caso, non ci sono stati deficit neurologici a lungo termine.

Cosa Impariamo da Tutto Questo?

Questi casi, seppur rari, ci insegnano alcune cose importanti:

  • Anche procedure considerate sicure come l’ureteroscopia possono avere complicanze inattese e gravi.
  • La presenza di infezioni urinarie ricorrenti sembra essere un fattore di rischio da non sottovalutare. È fondamentale assicurarsi che le urine siano sterili prima dell’intervento e usare la profilassi antibiotica appropriata.
  • Bisogna considerare attentamente se dare antibiotici anche alla rimozione dello stent, specialmente in pazienti ad alto rischio.
  • Noi medici, e in particolare noi urologi, dobbiamo mantenere un alto livello di sospetto per l’AES nei pazienti che sviluppano febbre e mal di schiena dopo una procedura urologica, anche a distanza di tempo. Una diagnosi precoce è cruciale.
  • Se siete pazienti, non esitate a segnalare al vostro medico sintomi come mal di schiena persistente o ingravescente, febbre, o comparsa di debolezza/intorpidimento alle gambe dopo un intervento urologico.

In Conclusione

L’ascesso epidurale spinale dopo ureteroscopia è un evento raro, ma la sua gravità impone la massima attenzione. La conoscenza di questa possibile complicanza, sia da parte dei medici che dei pazienti, è il primo passo per riconoscerla in tempo e gestirla al meglio, minimizzando il rischio di conseguenze permanenti. Quindi, niente panico ingiustificato, ma consapevolezza sì! Parlatene sempre apertamente col vostro urologo.

Fonte: Springer

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