ARFID e Antipsicotici Atipici: Una Leva Inaspettata per la Crescita nei Bambini?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato ma super importante che tocca tanti bambini e adolescenti: il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo, meglio conosciuto come ARFID. Non è la solita storia sui disturbi alimentari legati all’immagine corporea, no. L’ARFID è qualcosa di diverso, spesso più subdolo e complesso da affrontare. Immaginate un bambino che semplicemente non mangia abbastanza, non per paura di ingrassare, ma per altri motivi: magari è estremamente schizzinoso (ipersensibilità sensoriale), ha uno scarso interesse per il cibo, o ha paura di soffocare o vomitare. Le conseguenze? Possono essere serie: carenze nutrizionali, peso troppo basso, problemi di crescita e un impatto pesante sulla vita sociale e psicologica.
Cos’è esattamente l’ARFID?
Messo nero su bianco per la prima volta nel DSM-5 (il manuale diagnostico di riferimento per i disturbi mentali), l’ARFID si manifesta con un’alimentazione persistentemente disturbata che porta a non soddisfare i bisogni nutrizionali o energetici. Attenzione, la chiave è che non c’entra nulla con la volontà di perdere peso o con le preoccupazioni per la forma fisica tipiche di anoressia e bulimia.
Possiamo identificare principalmente tre “tipi” di ARFID, anche se spesso si presentano mescolati:
- Sensibilità sensoriale: Rifiuto del cibo basato su gusto, odore, consistenza.
- Mancanza di interesse: Scarso appetito, disinteresse generale verso il cibo o l’atto del mangiare.
- Paura di conseguenze avverse: Timore di soffocare, vomitare o avere altre esperienze negative legate al cibo.
Questo disturbo può iniziare nell’infanzia ma, se non trattato, può accompagnare una persona per tutta la vita, creando non pochi problemi.
La sfida del trattamento
Affrontare l’ARFID richiede un approccio multidisciplinare: servono psichiatri, psicologi, nutrizionisti, a volte anche logopedisti. Le terapie più usate, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o quella familiare (FBT), spesso funzionano, ma cosa succede quando un bambino, nonostante tutti gli sforzi, semplicemente non guadagna peso? Quando la malnutrizione diventa un rischio concreto per la salute e lo sviluppo? È una situazione frustrante e preoccupante per i genitori e per noi clinici. A volte si arriva al ricovero o all’ospedalizzazione parziale per “forzare” un aumento di peso, ma non è sempre la soluzione ideale o definitiva.
Antipsicotici Atipici: Un’opzione sorprendente?
Qui entra in gioco un’opzione che potrebbe far storcere il naso a qualcuno: l’uso di farmaci antipsicotici atipici (AAP). Lo so, il nome può spaventare, soprattutto parlando di bambini. Questi farmaci sono usati principalmente per altre condizioni psichiatriche. Tuttavia, hanno un noto “effetto collaterale”: possono aumentare l’appetito e favorire l’aumento di peso. Inoltre, alcuni hanno anche proprietà ansiolitiche che potrebbero aiutare a ridurre l’ansia legata al cibo.
C’è molta cautela nell’usare questi farmaci nei più piccoli, per i possibili effetti sul cervello in via di sviluppo e per una generale riluttanza a medicalizzare problemi in età così giovane. I dati sull’uso degli AAP nell’ARFID sono ancora limitati, basati principalmente su piccoli studi o casi singoli che hanno mostrato risultati promettenti con farmaci come olanzapina, aripiprazolo, mirtazapina.
Uno sguardo più da vicino: Lo studio israeliano
Proprio per capirne di più, un gruppo di ricercatori in Israele ha condotto uno studio retrospettivo, andando a rivedere le cartelle cliniche di 21 bambini e adolescenti con ARFID trattati con AAP (principalmente risperidone) presso il loro centro tra il 2017 e il 2021. Perché proprio il risperidone? Perché in Israele è l’unico AAP approvato per l’uso sotto i 18 anni e disponibile in forma liquida, comoda per i bambini che faticano a deglutire pillole.
Chi erano questi ragazzi? Erano pazienti “difficili”: 14 di loro non avevano mostrato alcun aumento di peso per almeno 6 mesi nonostante la terapia psicologica standard (TAU – Treatment As Usual, basata su CBT), mentre gli altri 7 erano arrivati al centro già in trattamento con AAP perché non riuscivano a migliorare altrove. L’età media alla diagnosi era di circa 10 anni e mezzo.
L’idea era semplice: aggiungere l’AAP (o continuare quello già iniziato) e vedere cosa succedeva a peso, altezza e indice di massa corporea (BMI) nell’arco di 18 mesi. Ovviamente, i genitori erano stati informati nel dettaglio sui pro e contro, e sulla natura ancora sperimentale di questo approccio per l’ARFID.
Cosa abbiamo scoperto? I risultati
Ebbene, i risultati sono stati piuttosto incoraggianti! Nell’arco dei 18 mesi di follow-up, c’è stato un aumento significativo di:
- Peso: in media +9.66 kg
- Altezza: in media +10.23 cm
- BMI: in media +2.55 kg/m²
L’aumento di peso è stato significativo sia per i maschi che per le femmine. L’altezza, invece, è aumentata in modo statisticamente significativo solo nei maschi, anche se un trend positivo si è visto anche nelle femmine (forse perché le ragazze, con età media leggermente più alta all’inizio, erano più vicine al completamento della crescita).
Interessante notare la tempistica: il guadagno di peso maggiore si è verificato nei primi 6 mesi di trattamento con AAP, mentre la crescita in altezza è stata più marcata tra i 6 e i 12 mesi. Questo suggerisce che prima il corpo “recupera” peso e corregge le carenze, e poi investe nella crescita lineare. Un fenomeno di “catch-up growth” (crescita di recupero) che vediamo anche in altre condizioni di malnutrizione.
Anche la gravità generale dei sintomi dell’ARFID, misurata con una scala chiamata CGI-S (Clinical Global Impression Severity Scale), è migliorata significativamente dall’inizio del trattamento con AAP alla fine del follow-up. Ben il 66.6% dei pazienti ha raggiunto uno stato di malattia minima o assente!
Sicurezza prima di tutto: Gli effetti collaterali
Parliamo di sicurezza. Gli effetti collaterali riportati sono stati generalmente lievi. I più comuni? Stanchezza e sonnolenza (4 casi), seguiti da mal di testa, risvegli notturni, tic, irritabilità, enuresi secondaria e aumento della fame (1 o 2 casi ciascuno). La cosa importante è che nessun paziente ha dovuto interrompere il farmaco a causa degli effetti collaterali. Certo, ci sono stati dei drop-out (14 pazienti non hanno completato i 18 mesi), ma le ragioni erano legate alla perdita di contatto (anche a causa del COVID-19), alla mancanza di miglioramento (4 casi) o, positivamente, al raggiungimento degli obiettivi di peso e miglioramento sintomatico (7 casi). Le dosi usate erano basse, iniziando con 0.2 mg/giorno di risperidone e aumentando lentamente fino a un massimo di 0.6-0.8 mg/giorno per la maggior parte, e 1-1.5 mg/giorno per alcuni adolescenti o casi più resistenti.
Mettere tutto in prospettiva
Cosa ci dice questo studio? Ci suggerisce che, in casi selezionati di ARFID grave in cui le terapie psicologiche da sole non bastano a far recuperare peso, l’aggiunta di un AAP a basso dosaggio (come il risperidone) potrebbe essere un’opzione sicura ed efficace per promuovere l’aumento di peso e la crescita in altezza.
È fondamentale sottolineare le limitazioni: è uno studio retrospettivo, su un piccolo numero di pazienti, senza un gruppo di controllo (non sappiamo come sarebbero andati gli altri 159 bambini trattati senza AAP nello stesso periodo), con pazienti che assumevano anche altri farmaci (come SSRI per ansia/depressione o addirittura ormone della crescita, sebbene quest’ultimo venisse iniziato solo dopo l’inizio del recupero ponderale). Inoltre, non sono stati usati strumenti standardizzati per la diagnosi di ARFID o per misurare i sintomi, e alcuni effetti collaterali (come quelli metabolici) non sono stati monitorati sistematicamente con esami del sangue.
Conclusioni e direzioni future
Nonostante i limiti, questo studio apre uno spiraglio interessante. Dimostra che per quei bambini con ARFID che sembrano bloccati in una spirale di malnutrizione e mancata crescita, l’uso attento e monitorato degli AAP potrebbe rappresentare una leva terapeutica importante, da affiancare sempre agli interventi psicologici e nutrizionali.
L’aumento di peso sembra iniziare abbastanza rapidamente, ma per vedere un recupero completo della crescita in altezza potrebbe volerci più tempo, forse anche più di un anno. Questo sottolinea l’importanza di un follow-up prolungato.
Certo, servono studi più ampi, controllati e randomizzati per confermare questi risultati preliminari. Bisognerà valutare diversi AAP, includere diverse fasce d’età (anche adulti), standardizzare meglio le terapie concomitanti e monitorare attentamente tutti i possibili effetti collaterali a lungo termine.
Ma per ora, possiamo dire che per alcuni giovani pazienti con ARFID, questa strada farmacologica, usata con giudizio e come parte di un piano terapeutico integrato, potrebbe davvero fare la differenza nel percorso verso il recupero. Una piccola speranza in più per affrontare un disturbo complesso.
Fonte: Springer