Sorrisi Perfetti e Invisibili: L’Apparecchio Linguale Personalizzato nella Terapia Ortognatica
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante nel mondo dell’ortodonzia e della chirurgia maxillo-facciale: l’uso degli apparecchi linguali completamente personalizzati (CCLA) nei trattamenti combinati ortodontico-chirurgici. Immaginate di dover affrontare un percorso che non solo raddrizza i denti, ma riposiziona anche le mascelle… un bel viaggio, vero? E se vi dicessi che possiamo farlo con un apparecchio praticamente invisibile, super preciso e con risultati predicibili? Sembra quasi fantascienza, ma è la realtà che stiamo esplorando.
La Sfida della Terapia Ortognatica
Partiamo dalle basi. Quando parliamo di terapia ortognatica, ci riferiamo a quei casi complessi in cui le malocclusioni (cioè, quando i denti non chiudono bene) non dipendono solo dai denti storti, ma da una vera e propria discrepanza scheletrica tra mascella e mandibola. Pensate alle Classi II (mandibola indietro, spesso con mento sfuggente) o alle Classi III (mandibola in avanti, il classico “morso inverso”).
In questi casi, l’ortodonzia da sola non basta. Serve un approccio combinato: prima una fase ortodontica per preparare le arcate dentali all’intervento chirurgico (la famosa decompensazione), poi l’intervento stesso per riposizionare le basi ossee, e infine una fase di rifinitura ortodontica.
La decompensazione pre-chirurgica è un passaggio chiave e, diciamocelo, piuttosto delicato. In pratica, dobbiamo muovere i denti “contro” la loro naturale tendenza a compensare il difetto scheletrico. Ad esempio, in una Classe II, potremmo dover aumentare il sovraggetto (overjet) e l’overbite; in una Classe III, ridurlo. Se questa fase non è fatta a regola d’arte, rischiamo di limitare le possibilità chirurgiche e compromettere il risultato finale, sia estetico che funzionale. E nessuno vuole questo, né il paziente né noi professionisti!
Entrano in Scena gli Apparecchi Linguali Personalizzati (CCLA)
Qui entra in gioco la tecnologia. Gli apparecchi linguali, quelli che si mettono sulla superficie interna dei denti, sono già noti per la loro discrezione. Ma i CCLA, come il sistema WIN che abbiamo usato nel nostro studio, sono un passo avanti: sono completamente personalizzati. Bracket e archi vengono progettati digitalmente e realizzati su misura per ogni singolo paziente, basandosi su un modello virtuale del risultato finale desiderato (il “setup”).
Questa personalizzazione estrema si traduce, nell’ortodonzia generale, in una precisione incredibile nel raggiungere l’occlusione pianificata. Ci siamo quindi chiesti: questa precisione potrebbe essere un vantaggio decisivo anche nei complessi casi ortodontico-chirurgici? Potrebbe aiutarci a ottenere quella decompensazione ideale e a rendere l’intero processo più predicibile e stabile?
Nonostante diversi casi clinici riportati in letteratura mostrino la fattibilità di usare l’apparecchio linguale in combinazione con la chirurgia, mancava una ricerca sistematica che ne valutasse l’efficacia in modo oggettivo. Ed è qui che entra in gioco il nostro studio retrospettivo.
Le Nostre Osservazioni Retrospettive: Cosa Abbiamo Analizzato?
Abbiamo “guardato indietro”, analizzando i dati di 25 pazienti (10 con Classe II, 15 con Classe III) trattati tra il 2015 e il 2023 con CCLA e chirurgia ortognatica. L’età media all’inizio del trattamento era di circa 28 anni, con un tempo medio di trattamento di 2 anni e mezzo (di cui un anno e mezzo dedicato alla preparazione pre-chirurgica).
Per valutare i cambiamenti, abbiamo usato strumenti oggettivi:
- L’Indice PAR (Peer Assessment Rating): un punteggio che misura la gravità della malocclusione. Più basso è il punteggio, migliore è l’occlusione. Un punteggio PAR ≤ 5 indica un’occlusione eccellente.
- L’analisi delle coppie di denti in contatto: abbiamo contato quanti denti superiori toccavano i loro antagonisti inferiori.
Abbiamo analizzato i modelli dentali in diverse fasi: prima del trattamento (T0), subito prima della chirurgia (T1), a fine trattamento (T2), confrontandoli con il modello di setup (l’obiettivo ideale) e il modello di pianificazione chirurgica tradizionale (OP).
Risultati Sorprendenti: L’Efficacia dei CCLA
Ebbene, cosa abbiamo scoperto? I risultati sono stati davvero incoraggianti!
Miglioramento Generale (Indice PAR):
Partivamo da situazioni complesse, con punteggi PAR iniziali (T0) alti e simili tra i due gruppi (circa 33-36). A fine trattamento (T2), i punteggi PAR erano crollati a valori bassissimi, considerati “eccellenti” (1.6 per la Classe II, 0.8 per la Classe III), senza differenze significative tra i due gruppi. Questo significa un miglioramento enorme, superiore al 95% in entrambi i casi!
È interessante notare che, confrontando il risultato finale (T2) con il nostro obiettivo ideale (Setup), non abbiamo trovato differenze statisticamente significative. Tradotto: i CCLA ci hanno permesso di raggiungere un risultato finale estremamente vicino a quello pianificato fin dall’inizio. Una predicibilità fantastica!
La Fase Pre-Chirurgica (T1):
Guardando la fase pre-chirurgica (T1), abbiamo notato che il punteggio PAR si era ridotto significativamente solo nei pazienti di Classe II rispetto all’inizio (T0). Tuttavia, anche se statisticamente diverso dal setup ideale (OP vs Setup), il punteggio PAR raggiunto prima dell’intervento era già nel range “eccellente” (4.2 per Classe II, 2.47 per Classe III). Questo suggerisce che, anche prima della chirurgia, i CCLA avevano già ottenuto un ottimo allineamento delle arcate, creando le condizioni ideali per l’intervento.
Contatti Dentali:
L’analisi dei contatti ha mostrato un andamento interessante. Durante la decompensazione (T0 vs T1), il numero di contatti è diminuito (come ci si aspetta, visto che “peggioriamo” temporaneamente l’occlusione per prepararla alla chirurgia). Ma alla fine del trattamento (T2), il numero di contatti era massimo, statisticamente simile a quello del setup ideale.
Anche qui, il confronto tra la pianificazione chirurgica tradizionale (OP) e il setup ha mostrato che, al momento dell’intervento, i contatti erano leggermente inferiori all’ideale, soprattutto nei settori posteriori. Tuttavia, il numero di contatti presenti era comunque considerato più che sufficiente per garantire una stabilità occlusale adeguata durante l’intervento, superando i requisiti minimi citati in letteratura (come il famoso contatto su tre punti). Abbiamo notato, in particolare, un aumento significativo dei contatti nel settore anteriore a fine trattamento.
Perché i CCLA Fanno la Differenza?
Questi risultati, secondo me, sottolineano la forza dei CCLA in questi scenari complessi. La loro capacità di controllare in modo efficace e preciso il movimento dei denti, specialmente il torque degli incisivi (un punto critico nella decompensazione, come riportato da altri studi), sembra essere la chiave. Permettono di raggiungere un allineamento pre-chirurgico ottimale, che è fondamentale per il successo dell’intervento e la stabilità a lungo termine.
La letteratura scientifica conferma l’elevata precisione dei CCLA nel raggiungere gli obiettivi del setup nell’ortodonzia generale. Il nostro studio suggerisce che questa precisione si traduce in vantaggi tangibili anche nel contesto ortodontico-chirurgico, portando a risultati finali di altissima qualità e molto vicini a quanto pianificato.
Limiti e Prospettive Future
Certo, ogni studio ha i suoi limiti. Il nostro è retrospettivo, il campione non è enorme e non avevamo un gruppo di controllo trattato con apparecchi tradizionali (anche perché creare setup individualizzati per apparecchi standard non è la prassi). Quindi, dobbiamo essere cauti nel generalizzare.
Tuttavia, i dati sono promettenti. Indicano che l’uso dei CCLA nei trattamenti combinati ortodontico-chirurgici è non solo fattibile, ma porta a risultati eccellenti e altamente predicibili, sia per le Classi II che per le Classi III. L’allineamento pre-chirurgico che si ottiene è di alto livello.
Sicuramente serviranno studi futuri, magari prospettici e comparativi, per confermare questi risultati e confrontare i CCLA con altre tipologie di apparecchiature in questo specifico contesto. Ma per ora, possiamo dire che l’apparecchio linguale completamente personalizzato si candida come uno strumento potente ed efficace per gestire al meglio le sfide della terapia ortognatica. Un’opzione invisibile che porta a risultati visibilmente straordinari!
Fonte: Springer