Immagine concettuale che mostra la sagoma di una persona che dorme con onde cerebrali stilizzate che si trasformano in un occhio con segni di glaucoma, illuminazione drammatica con contrasto tra luci e ombre, lente prime 35mm, stile film noir con duotono blu e grigio scuro, per rappresentare l'impatto del sonno e delle apnee sul glaucoma.

Apnee Notturne e Poche Ore di Sonno: Un Cocktail Micidiale per il Glaucoma?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, scommetto, toccherà le corde di molti: il sonno. Ma non solo il sonno in generale, bensì come la sua durata, combinata con un disturbo piuttosto diffuso come l’apnea ostruttiva nel sonno (OSA), possa influenzare la salute dei nostri occhi, in particolare aumentando il rischio di glaucoma. Sembra un film di fantascienza? Beh, tenetevi forte, perché uno studio recentissimo condotto in Corea ci ha fornito delle prove davvero interessanti.

Un Legame Inaspettato: Sonno, Apnee e la Salute dei Nostri Occhi

Partiamo dalle basi. Il glaucoma è una brutta bestia, una malattia progressiva del nervo ottico che rappresenta la seconda causa di cecità a livello globale. In Corea, per esempio, ne soffre circa il 4,5% della popolazione. Tra i fattori di rischio noti ci sono l’età avanzata, la predisposizione genetica e, soprattutto, una pressione intraoculare (IOP) elevata. Quest’ultima è, ad oggi, l’unico fattore su cui possiamo intervenire per rallentare la malattia.

Dall’altra parte abbiamo l’apnea ostruttiva nel sonno (OSA), caratterizzata da quelle fastidiose interruzioni respiratorie durante la notte, che colpiscono una fetta considerevole della popolazione mondiale (si parla del 6-17%). Da tempo si sospetta che l’OSA possa contribuire allo sviluppo del glaucoma, magari per via di una cattiva regolazione vascolare o per i danni da ipossia al nervo ottico. Però, diciamocelo, i risultati degli studi finora sono stati un po’ altalenanti.

E qui entra in gioco la durata del sonno. Alcune ricerche avevano già suggerito che dormire troppo poco o, al contrario, troppo, potesse aumentare il rischio di glaucoma. Ma cosa succede quando mettiamo insieme l’OSA e una durata del sonno non ottimale? È proprio quello che abbiamo cercato di capire.

Cosa Abbiamo Scoperto in Corea? Lo Studio KNHANES

Per far luce su questo intricato puzzle, ci siamo basati sui dati del Korea National Health and Nutrition Examination Survey (KNHANES), un’indagine nazionale che raccoglie una marea di informazioni sulla salute e lo stile di vita della popolazione coreana. Abbiamo analizzato i dati di ben 7.732 partecipanti con più di 40 anni, raccolti tra il 2019 e il 2021.

Per valutare il rischio di OSA, abbiamo utilizzato il questionario STOP-BANG, uno strumento molto diffuso e validato. Un punteggio uguale o superiore a 3 indicava un alto rischio. La diagnosi di glaucoma, invece, si basava sui criteri della International Society of Geographical and Epidemiological Ophthalmology.

I risultati? Eccoli qua, belli chiari. Tra i partecipanti, il 5,28% aveva il glaucoma. E, attenzione, le persone con un alto rischio di OSA avevano una probabilità significativamente maggiore di avere il glaucoma (un odds ratio di 1.34, per i più tecnici) rispetto a quelle a basso rischio. In particolare, i “colpevoli” principali all’interno del questionario STOP-BANG sembravano essere il russare, la pressione alta e l’età.

Ma Aspetta, C’è di Più: Quanto Dormi Fa la Differenza!

Ora viene il bello. Se presa da sola, una durata del sonno “anomala” (cioè meno di 7 ore o più di 9 ore) non sembrava associata direttamente al glaucoma. Ma quando abbiamo incrociato i dati, ecco la sorpresa: la durata del sonno modifica l’associazione tra rischio di OSA e glaucoma. In pratica, le persone con un alto rischio di OSA che dormivano meno di 9 ore a notte mostravano una prevalenza di glaucoma significativamente più alta rispetto a quelle che, pur avendo un alto rischio di OSA, dormivano 9 ore o più. È come se dormire a sufficienza potesse, in qualche modo, “tamponare” gli effetti negativi dell’OSA sul rischio di glaucoma.

Primo piano di un occhio umano con pupilla dilatata, che riflette grafici di dati scientifici sullo sfondo, illuminazione da studio controllata, lente macro 90mm, alta definizione per mostrare i dettagli della retina e del nervo ottico, evocando la ricerca sul glaucoma.

Questo effetto di interazione è emerso chiaramente dopo aver aggiustato i dati per tutta una serie di variabili demografiche e legate alla salute. Per esempio, nel modello più completo, chi aveva un alto rischio di OSA e dormiva meno di 9 ore aveva un rischio quasi triplicato (odds ratio di 2.72 per la durata media settimanale e 2.93 per i giorni feriali) di glaucoma rispetto a chi dormiva di più.

E la Pressione Oculare? Stessa Musica!

Un andamento simile lo abbiamo osservato anche per la pressione intraoculare (IOP). Un alto rischio di OSA era associato a una IOP più elevata. E, di nuovo, la durata del sonno giocava un ruolo da protagonista. Anche qui, la durata del sonno da sola non sembrava fare molta differenza sulla IOP. Ma, analizzando i sottogruppi, abbiamo visto che l’associazione tra rischio OSA e IOP era significativa per chi dormiva meno di 8 ore, mentre diventava non significativa per chi superava questa soglia. Dormire meno di 8 ore, insomma, sembrava amplificare l’effetto del rischio OSA sulla pressione oculare.

Perché Questo Strano Intreccio? Le Ipotesi sul Tavolo

Ma come si spiega tutto questo? Beh, le ipotesi non mancano. Sappiamo che chi dorme poco tende ad avere forme più severe di OSA. Inoltre, nei pazienti con OSA, una breve durata del sonno è stata collegata a livelli più alti di marcatori infiammatori e a un maggiore stress ossidativo, tutti fattori che possono danneggiare le cellule ganglionari della retina e il nervo ottico.

Potrebbe sembrare controintuitivo: uno potrebbe pensare che dormire di più, in caso di OSA, significhi esporsi più a lungo all’ipossia intermittente. Eppure, studi precedenti hanno mostrato che una maggiore durata del sonno nei pazienti OSA è associata a una migliore saturazione media di ossigeno e a un minor rischio di ipertensione. Al contrario, dormire poco impone stress fisiologici distinti, come una maggiore frammentazione del sonno, che sono legati a un’iperattività del sistema nervoso simpatico e a instabilità vascolare. Insomma, dormire poco non è solo un indicatore di OSA più severa, ma sembra essere un modificatore indipendente del rischio di glaucoma, esacerbando lo stress vascolare e ipossico sul nervo ottico.

È interessante notare che nel nostro studio la differenza media di IOP tra il gruppo con glaucoma e quello di controllo era minima. Questo probabilmente riflette l’alta prevalenza di glaucoma a tensione normale (NTG) in Corea, dove circa il 60% dei casi si verifica con una IOP nei limiti della norma. Meccanismi come la disregolazione vascolare, l’ipossia intermittente e lo stress ossidativo potrebbero quindi legare l’OSA al NTG, indipendentemente dalla IOP.

Quel Russare Sospetto…

Un altro dato che salta all’occhio è il ruolo del russare. Nel nostro studio, il russare è emerso come un fattore di rischio indipendente per il glaucoma, confermando scoperte precedenti. Abbiamo anche osservato un’associazione tra il russare e una IOP più alta. Questo supporta l’idea che il russare, sintomo comune dell’OSA, contribuisca al danno glaucomatoso attraverso meccanismi legati all’ipossia intermittente e alla risposta infiammatoria.

Persona che dorme serenamente a letto, con una maschera CPAP per le apnee notturne appena visibile, luce soffusa dalla finestra, fotografia di ritratto con prime lens 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo della camera da letto, per illustrare il legame tra sonno e salute.

Non Tutti i Glaucomi (e i Sonni) Sono Uguali

A differenza di altri studi, come quelli basati sulla UK Biobank, che avevano trovato un legame tra durata del sonno anomala (sia breve che lunga) e glaucoma nella popolazione generale, noi non abbiamo riscontrato questa associazione diretta. Questo risultato è in linea con un precedente studio KNHANES, che aveva trovato un’associazione solo negli individui sovrappeso. Queste discrepanze potrebbero riflettere differenze genetiche, ambientali o metodologiche. La già citata maggiore prevalenza di NTG in Asia orientale potrebbe giocare un ruolo, così come differenze nello stile di vita o nelle comorbidità.

Un Passo Avanti, Ma la Strada è Ancora Lunga

Certo, il nostro studio ha dei punti di forza, come l’ampio campione rappresentativo e l’uso di strumenti validati. Ma, come ogni ricerca, ha anche dei limiti. La durata del sonno era auto-riferita, il che introduce un potenziale bias di ricordo. Il questionario STOP-BANG è uno strumento di screening, non una diagnosi definitiva di OSA. E, naturalmente, i risultati si riferiscono alla popolazione coreana, quindi la generalizzazione ad altre etnie va fatta con cautela.

Cosa Portiamo a Casa da Questa Ricerca?

Nonostante i limiti, credo che il messaggio sia forte e chiaro: la durata del sonno è un fattore cruciale da considerare quando si valuta il rischio di glaucoma associato all’OSA. Questi risultati sottolineano l’importanza di affrontare sia la durata del sonno che l’OSA nella gestione dei pazienti a rischio di glaucoma.

Quindi, se russate sonoramente, vi sentite spesso stanchi durante il giorno, o sapete di avere apnee notturne, e magari non dormite quelle 7-9 ore raccomandate, parlatene con il vostro medico. Un controllo della vista potrebbe essere una buona idea. E chissà, forse migliorare la qualità e la quantità del vostro sonno potrebbe fare bene non solo al vostro umore e alla vostra energia, ma anche alla salute a lungo termine dei vostri preziosi occhi!

Serviranno ulteriori ricerche per capire meglio i meccanismi sottostanti e per esplorare se interventi mirati sul sonno possano mitigare la progressione del glaucoma. Ma intanto, una buona notte di sonno non fa mai male, no?

Fonte: Springer

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