Anticorpi e Sindrome dell’Intestino Irritabile: Seguiamo le Tracce dei Sintomi!
Ciao a tutti! Avete mai sentito parlare della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS)? Quel disturbo un po’ misterioso e decisamente fastidioso che si manifesta con dolore addominale cronico e abitudini intestinali… diciamo, ballerine. C’è chi tende alla stitichezza (IBS-C), chi alla diarrea (IBS-D), e chi un po’ entrambe (IBS-M). Per anni ci siamo chiesti cosa la scatenasse davvero. Le ipotesi sono tante: un’alterazione dell’asse intestino-cervello, problemi di motilità intestinale, cambiamenti nel nostro prezioso microbioma…
Ma se tutto iniziasse da un’infezione?
Ecco, una pista diventata sempre più interessante è quella dell’IBS post-infettivo. Immaginate di prendervi una brutta gastroenterite, magari causata da batteri comuni come Escherichia, Shigella, Salmonella o Campylobacter jejuni. Questi “cattivoni” rilasciano una tossina chiamata CdtB (tossina citoletale distendente B). Il nostro sistema immunitario, giustamente, si attiva e produce anticorpi contro questa tossina (anti-CdtB). Fin qui, tutto normale.
Il problema è che, a volte, per un meccanismo chiamato “mimetismo molecolare”, questi anticorpi finiscono per confondersi e attaccare anche una proteina del nostro stesso corpo: la vinculina. E qui casca l’asino. La vinculina è una proteina importantissima, presente nelle cellule interstiziali di Cajal (ICC) e nel plesso mioenterico. Tradotto: è fondamentale per coordinare i movimenti del nostro intestino, la famosa motilità intestinale. Se gli anticorpi (anti-vinculina) attaccano la vinculina, capite bene che la motilità può andare in tilt.
La nostra indagine: sulle tracce degli anticorpi
Affascinati da questa ipotesi, abbiamo deciso di vederci più chiaro. Come? Analizzando i dati di pazienti che si erano sottoposti a test specifici per misurare i livelli di anti-CdtB e anti-vinculina nel sangue. Si tratta di un test ELISA piuttosto preciso, che negli anni ha dimostrato di poter aiutare a distinguere l’IBS-D da altre condizioni come le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) o la celiachia.
Abbiamo quindi “spulciato” le cartelle cliniche di 417 pazienti seguiti in un centro specializzato in motilità gastrointestinale tra il 2018 e il 2023. Volevamo capire diverse cose:
- Quanto sono comuni questi anticorpi nei pazienti con IBS?
- I loro livelli cambiano nel tempo?
- C’è una correlazione tra i livelli di anticorpi e la gravità dei sintomi dell’IBS?
- Terapie specifiche per ridurre gli anticorpi possono avere un impatto?
I risultati? Beh, intanto abbiamo visto che questi anticorpi non sono affatto rari: ben 158 pazienti (il 38,5% del totale!) sono risultati positivi per almeno uno dei due anticorpi (anti-CdtB o anti-vinculina). Curiosamente, sembrava che i pazienti più anziani avessero maggiori probabilità di essere positivi.
La scoperta chiave: anticorpi e sintomi a braccetto?
Ma la parte più intrigante è arrivata quando abbiamo guardato i 38 pazienti che avevano fatto il test più volte nel tempo. Qui abbiamo notato una cosa davvero interessante: nei pazienti in cui i livelli di anti-vinculina si normalizzavano (cioè tornavano sotto la soglia di positività), c’era una correlazione significativa con un miglioramento dei sintomi dell’IBS! In media, ci volevano circa 23 mesi perché i livelli si normalizzassero, ma 9 dei 12 pazienti in cui questo accadeva riferivano di sentirsi meglio. Al contrario, tra quelli i cui livelli di anti-vinculina rimanevano alti o aumentavano, solo uno su otto stava meglio. Per l’anti-CdtB i numeri erano troppo piccoli per trarre conclusioni solide, ma l’andamento sembrava simile.

Questo suggerisce che l’anti-vinculina potrebbe non essere solo un marcatore diagnostico, ma avere un ruolo attivo nel determinare quanto stai male. Se attacca le strutture che regolano la motilità, è logico pensare che riducendo l’attacco (cioè abbassando i livelli di anticorpi), i sintomi possano migliorare.
Si possono “pulire” gli anticorpi? Le terapie
E qui entra in gioco l’altra domanda: si può fare qualcosa per abbassare questi livelli? Abbiamo confrontato un piccolo gruppo di pazienti (8 persone) che, essendo positivi agli anticorpi, avevano ricevuto terapie specifiche per “rimuoverli” dal sangue – come l’immunoglobulina per via endovenosa (IVIG) o la plasmaferesi (PLEX) – con un gruppo di controllo (18 persone) che aveva seguito la gestione standard.
I risultati? Promettenti! Nel gruppo trattato con IVIG o PLEX, ben 5 pazienti su 8 (il 62,5%) hanno visto i loro livelli di anticorpi normalizzarsi dopo la terapia. Nel gruppo di controllo, questo è successo solo in 4 su 18 (il 22,2%). La differenza era statisticamente significativa. Questo ci dice che, almeno in linea di principio, intervenire per ridurre questi anticorpi specifici potrebbe essere una strategia terapeutica futura.
Cosa ci portiamo a casa (e cosa serve ancora)
Quindi, cosa abbiamo imparato?
- Gli anticorpi anti-CdtB e anti-vinculina sono comuni nei pazienti con IBS, soprattutto nelle forme diarroiche e miste.
- I livelli di anti-vinculina sembrano correlare con l’andamento dei sintomi: se scendono, i sintomi tendono a migliorare.
- Terapie mirate a ridurre gli anticorpi (come IVIG o PLEX) sembrano efficaci nel normalizzare i livelli.
Certo, il nostro studio ha dei limiti. Essendo retrospettivo, non abbiamo potuto controllare tutte le variabili (nuove infezioni tra i test, intervalli di tempo variabili). Inoltre, i gruppi di pazienti seguiti nel tempo o trattati con terapie specifiche erano piccoli. Serviranno studi futuri, magari prospettici (seguendo i pazienti fin dall’inizio) e con questionari standardizzati per valutare i sintomi in modo più preciso.
Però, pensateci: per oltre 100 anni l’IBS è stata definita solo dai sintomi. Ora abbiamo dei marcatori biologici, degli anticorpi, che non solo aiutano nella diagnosi, ma potrebbero addirittura essere legati alla causa dei sintomi e diventare un bersaglio per nuove terapie. Monitorare l’anti-vinculina potrebbe diventare uno strumento utile per gestire l’IBS e identificare i pazienti che potrebbero beneficiare di trattamenti specifici. La strada è ancora lunga, ma è decisamente affascinante!
Fonte: Springer
