Ansia nel Red Wall: La Sorpresa Progressista che Non Ti Aspetti nel Regno Unito Post-Pandemia
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante che sta succedendo nel Regno Unito, in quelle zone che chiamano il “Red Wall”. Sapete, quelle aree tradizionalmente laburiste che negli ultimi anni hanno un po’ cambiato bandiera, avvicinandosi ai Conservatori. Si dice spesso che l’ansia e l’insicurezza, soprattutto quella economica, spingano le persone verso politiche più di destra, a volte persino verso l’estrema destra. L’idea è che la paura porti a scelte politiche “strategicamente irrazionali”, cioè che alla fine peggiorano proprio quelle condizioni (povertà, disuguaglianza) che generano ansia. Sembra un circolo vizioso, no?
Eppure, mi sono imbattuto in uno studio recente che ribalta un po’ questa narrazione. E se vi dicessi che l’ansia può anche spingere le persone a sostenere politiche *progressiste* e *razionali*? Politiche che, sulla carta, hanno davvero il potenziale per affrontare le minacce che la gente percepisce? Sembra controintuitivo, ma seguitemi.
L’Ansia in Politica: Non Solo Paura Irrazionale?
Da secoli, pensatori come Thomas Hobbes ci dicono che la politica si regge sulla paura reciproca più che sulla benevolenza. Negli ultimi decenni, specialmente dopo eventi come l’11 settembre o gli attentati di Londra, il concetto di “cultura della paura” o “politica della paura” è diventato centrale. Molti critici, come Zygmunt Bauman o Martha Nussbaum, sostengono che questa paura diffusa sia un pericolo per la democrazia. Spesso, dicono, la paura è:
- Cognitivamente irrazionale: percepiamo come minacce cose che non lo sono realmente (pensate alla narrazione sugli immigrati come capro espiatorio per problemi economici complessi come la globalizzazione).
- Strategicamente irrazionale: ci porta a sostenere soluzioni (come costruire muri o uscire dall’UE) che non risolvono i nostri problemi reali e anzi, a volte li peggiorano.
Secondo questa visione, figure politiche, specialmente populisti di destra, soffiano sul fuoco di queste paure per ottenere consenso, proponendo soluzioni semplicistiche e dannose. Insomma, l’ansia sarebbe un veleno per la politica sana.
Ma Se l’Ansia Fosse… Razionale?
Qui le cose si fanno interessanti. È davvero sempre così? Non è che a volte l’ansia sia una risposta perfettamente *razionale* a minacce *reali*? Pensiamo all’insicurezza economica. Se fai fatica ad arrivare a fine mese, se temi di perdere il lavoro o di non poter pagare le bollette, non è forse normale provare ansia? Diversi studi epidemiologici mostrano proprio questo: i livelli di ansia sono legati alle condizioni materiali delle persone. Meno soldi hai, più stabile è il tuo reddito, e più è probabile che tu ti senta ansioso.

E qui arriva il punto cruciale dello studio che vi menzionavo: se l’ansia deriva da un’insicurezza economica reale, non potrebbe spingere le persone a cercare soluzioni che aumentino la loro sicurezza finanziaria? Soluzioni come, ad esempio, un Reddito di Base (Basic Income)? L’idea è semplice: dare a ogni cittadino un’entrata mensile fissa per coprire i bisogni essenziali, indipendentemente dal lavoro o dal reddito. Una misura chiaramente redistributiva e progressista.
Cosa Abbiamo Scoperto nel “Red Wall”?
Lo studio ha seguito per due anni (dal 2022 al 2024) un gruppo di circa 300 elettori proprio nel “Red Wall”. Hanno misurato i loro livelli di ansia (usando un questionario standard, il GAD-7), la loro situazione socioeconomica e le loro preferenze politiche, in particolare riguardo al Reddito di Base. I risultati sono sorprendenti:
- L’ansia è diminuita: Tra il 2022 e il 2024, i livelli medi di ansia e depressione nel campione sono scesi. Probabilmente, l’allentamento delle restrizioni pandemiche e una certa (seppur minima) stabilizzazione dopo lo shock iniziale della crisi del costo della vita hanno contribuito.
- Il supporto al Reddito di Base è rimasto stabile e alto: Nonostante la diminuzione dell’ansia “momentanea”, il sostegno a questa misura progressista è rimasto incredibilmente solido. Circa due terzi degli intervistati lo valutavano positivamente (70/100 o più).
- Chi è più svantaggiato e ansioso, lo supporta di più: Analizzando i dati in un dato momento (analisi cross-sectional), emerge chiaramente che le persone con uno status socioeconomico più basso, con un maggior rischio percepito di povertà e con livelli più alti di ansia e depressione, sono significativamente *più* favorevoli al Reddito di Base. L’ansia, quindi, sembra proprio spingere verso questa soluzione.
- La fiducia conta: L’analisi longitudinale (che guarda ai cambiamenti nel tempo per ogni individuo) non ha trovato un legame forte tra la *variazione* dell’ansia individuale e la *variazione* del supporto al Reddito di Base in questo specifico campione e periodo. Tuttavia, ha trovato qualcos’altro di interessante: un aumento della fiducia nei politici era associato a un aumento del supporto per il Reddito di Base. Come a dire: “Se credo che il governo possa fare qualcosa di buono, allora supporto questa politica”.

Un modello statistico più complesso (Structural Equation Modelling) ha confermato che uno status socioeconomico più basso porta a un maggior supporto per il Reddito di Base sia direttamente, sia indirettamente attraverso un aumento del disagio psicologico (ansia/depressione). C’è anche un effetto negativo: chi ha uno status più basso tende ad avere meno fiducia nel governo, e questo riduce leggermente il supporto alla politica. Ma l’effetto positivo combinato (diretto + via disagio) è più forte.
Preferenze Stabili e il Futuro della Politica Progressista
Cosa ci dice tutto questo? Che le preferenze per politiche di maggiore sicurezza sociale, come il Reddito di Base, potrebbero essere diventate più radicate dopo le esperienze della pandemia e della crisi del costo della vita. Anche se l’ansia acuta diminuisce, rimane la consapevolezza di una vulnerabilità di fondo e il desiderio di riforme strutturali. La gente ha toccato con mano l’insicurezza e ora cerca soluzioni concrete.
Questo apre uno spazio enorme per i partiti progressisti. Invece di lasciare che la destra strumentalizzi la paura con narrative divisive e soluzioni inefficaci (come l’austerity o politiche anti-immigrazione che non risolvono la povertà), potrebbero intercettare questo bisogno di sicurezza offrendo riforme redistributive credibili. Lo studio suggerisce che questo non solo risponderebbe a un bisogno reale, ma potrebbe anche aumentare il sostegno popolare e la fiducia nella politica stessa.

Un Nuovo Approccio alla “Politica della Paura”?
Forse, invece di demonizzare la paura e l’ansia in politica, dovremmo riconoscerle per quello che spesso sono: segnali validi di problemi reali. Ignorarle o patologizzarle significa marginalizzare chi ha buone ragioni per sentirsi insicuro. Lo studio ci invita a pensare a una “nuova politica della paura”: una politica che prende sul serio l’ansia, specialmente quella legata all’insicurezza economica, la valida e propone percorsi concreti e *razionali* per affrontarne le cause alla radice.
Nel “Red Wall”, come altrove, la gente cerca sicurezza. Hanno provato diverse strade negli ultimi anni (Brexit, voto conservatore nel 2019, ora forse guardano a Reform UK o di nuovo al Labour). Ma il bisogno di fondo rimane. La sfida per il nuovo governo Labour, ad esempio, è enorme: ha promesso cambiamento e sicurezza, ma sembra riluttante ad adottare proprio quelle politiche di investimento e redistribuzione che, secondo questi dati, potrebbero davvero fare la differenza e guadagnare un sostegno duraturo.
Insomma, la prossima volta che sentite parlare di ansia e politica, ricordatevi che la storia non è così semplice. L’ansia non è solo un motore per la destra. Può essere, e forse lo è sempre di più, una potente spinta verso un futuro più equo e sicuro per tutti. E i politici farebbero bene a prenderne atto.
Fonte: Springer
