Una visualizzazione dati astratta e dinamica con linee luminose e particelle che fluiscono tra due stati grafici, simboleggiando una transizione animata. Telephoto zoom 100mm, fast shutter speed, movement tracking, colori brillanti su sfondo scuro.

L’Arte di Animare i Dati: Sveliamo i Segreti delle Transizioni nei Video

Ammettiamolo, chi di noi non è rimasto affascinato da un video che racconta una storia complessa attraverso i dati in modo chiaro e coinvolgente? I cosiddetti data video stanno diventando uno strumento sempre più popolare per comunicare informazioni, trasformando numeri e statistiche in narrazioni visive accattivanti. Ma c’è un “dietro le quinte” che spesso sottovalutiamo: le transizioni animate. Quelle magie visive che collegano un fatto di dati al successivo, rendendo il tutto fluido e comprensibile. Ebbene, pare che fino a poco tempo fa mancasse una guida sistematica per progettarle al meglio. Ma la buona notizia è che qualcuno ci ha pensato!

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio illuminante che ha affrontato proprio questo tema, proponendo uno “spazio di progettazione” (design space) per le transizioni animate guidate dai dati. Immaginatevi un po’: i ricercatori hanno analizzato ben 89 data video di alta qualità per capire come i professionisti gestiscono questi passaggi cruciali. Il risultato? Una sorta di mappa del tesoro per chiunque voglia creare video basati sui dati che non siano solo informativi, ma anche narrativamente coerenti e, diciamocelo, belli da vedere.

Perché le transizioni sono così importanti?

Potreste pensare: “Vabbè, basta mettere un grafico dopo l’altro”. Errore! Una transizione ben studiata fa molto di più. Aiuta a illustrare come i dati cambiano, rafforza la coerenza della narrazione e, non da ultimo, tiene incollato lo spettatore. Pensateci: se il passaggio da un concetto all’altro è brusco o confuso, l’attenzione cala e il messaggio si perde. Al contrario, una transizione fluida e significativa può evidenziare la relazione tra due set di dati, mostrare una causa ed effetto, o semplicemente guidare l’occhio in modo naturale verso la nuova informazione.

Il problema è che creare data video efficaci è un’arte complessa. Non basta trovare dati interessanti e costruire una narrazione; bisogna anche saper disegnare queste transizioni in modo che supportino la storia. E qui casca l’asino, perché spesso mancano linee guida chiare. Sebbene ci siano stati tentativi di automatizzare la creazione di video o di studiare l’efficacia delle animazioni in generale, il focus specifico sulle transizioni animate e guidate dai dati all’interno di una narrazione video era un campo un po’ trascurato.

Nasce uno “Spazio di Progettazione”

Ed è qui che entra in gioco lo studio di cui vi parlavo. L’obiettivo era proprio colmare questa lacuna. I ricercatori hanno sviluppato uno spazio di progettazione tridimensionale. Sembra complicato, ma cercherò di spiegarvelo in modo semplice. Le tre dimensioni che hanno identificato per caratterizzare il design di una transizione animata sono:

  • Relazione Narrativa: Che tipo di legame logico c’è tra il dato che sto lasciando e quello che sto introducendo? Sono simili? In contrasto? Uno è un’elaborazione dell’altro?
  • Cambiamento dei Dati: Come cambiano effettivamente i dati sottostanti? Stiamo filtrando per vedere un sottoinsieme, o stiamo cambiando la metrica di misurazione?
  • Animazione della Transizione: Quali tecniche di animazione visiva vengono usate per rappresentare questo passaggio?

Per definire le animazioni, hanno preso in prestito termini dalla cinematografia (avete presente “dissolvenza incrociata” o “taglio sull’azione”?). Per le relazioni narrative, si sono basati su tassonomie linguistiche consolidate. E per il cambiamento dei dati, hanno introdotto una serie di operazioni specifiche che si possono applicare ai dati grezzi per generare un flusso appropriato alla narrazione.

Da questa analisi, sono emersi 26 modelli di transizione usati frequentemente e considerati efficaci. Pensateli come delle “ricette” pronte all’uso: se hai una certa relazione narrativa e un certo tipo di cambiamento nei dati, ecco le animazioni che funzionano meglio!

Un team di designer grafici collabora attorno a un tavolo luminoso, analizzando complessi grafici di dati visualizzati su schermi multipli, cercando di creare transizioni fluide per un data video. Luce soffusa da studio, obiettivi prime da 35mm, profondità di campo accentuata.

Per rendere tutto più fruibile, hanno persino creato delle “carte dei modelli di design” e un sito web interattivo. Immagino già i designer con queste carte in mano, come un mazzo di tarocchi per predire la transizione perfetta!

Ma funziona davvero? La prova sul campo

Per non lasciare nulla al caso, i ricercatori hanno organizzato un workshop online con 14 designer. L’obiettivo era valutare l’efficacia di questo spazio di progettazione. I risultati? Più che positivi! I partecipanti hanno confermato che i modelli proposti sono utili e guidano efficacemente la progettazione delle transizioni. Hanno trovato intuitivo partire dalla relazione narrativa e dal cambiamento dei dati per poi scegliere l’animazione più adatta. Qualcuno l’ha definito un “dizionario” o un “libro di design” per le transizioni. Mica male, no?

Durante il workshop, è emerso come, avendo a disposizione queste linee guida, i designer riuscissero a creare transizioni più logiche e significative. Ad esempio, se due fatti di dati sono simili, si potrebbe usare un “morphing” che cambia gradualmente la forma degli elementi visivi. Se invece sono in contrasto, magari un “taglio sull’azione” più deciso o una “dissolvenza sovrapposta” (lap dissolve) che mostra entrambi i dati per un confronto diretto, può essere più efficace.

Le Tre Dimensioni nel Dettaglio

Vediamo un po’ più da vicino queste tre dimensioni che, a mio parere, sono il cuore pulsante di questo approccio.

1. Relazione Narrativa:
Qui si cerca di capire il “perché” del passaggio da un dato all’altro. Le categorie identificate sono sei, e sono piuttosto intuitive:

  • Similarità: I due dati raccontano una storia simile.
  • Contrasto: I due dati sono in opposizione.
  • Elaborazione: Il secondo dato aggiunge dettagli al primo.
  • Generalizzazione: Il secondo dato è un’astrazione del primo.
  • Causa-Effetto: C’è una relazione causale tra i due.
  • Sequenza Temporale: I dati seguono un ordine cronologico.

Capire questa relazione è il primo passo per scegliere una transizione che non sia solo un effetto speciale, ma che aggiunga significato.

2. Cambiamento dei Dati:
Questa dimensione descrive “cosa” sta cambiando nei dati stessi. I ricercatori hanno identificato sei tipi principali di modifiche, basandosi su una definizione a 5 tuple dei “fatti di dati” (tipo, sottospazio, scomposizione, misura, focus). Immaginate di avere un dataset sull’obesità (usato come esempio nello studio):

  • Filter Walk+: Espandi il sottospazio (es. da dati del 2015 a dati dal 1975 al 2015).
  • Filter Walk-: Restringi il sottospazio (es. da un ampio range di anni al solo 2015).
  • Dimension Walk: Sostituisci un valore del sottospazio (es. dal 2015 al 2000).
  • Measure Walk: Aggiorni la misura (es. da “calorie consumate” a “tasso di obesità”).
  • Drill-Down: Suddividi ulteriormente (es. da dati mondiali a dati per paese).
  • Roll-Up: Aggreghi (es. da dati per paese a dati mondiali).

Questi cambiamenti sono fondamentali perché la transizione visiva deve rispecchiare come i dati si evolvono.

Primo piano di un'interfaccia utente di un software di video editing che mostra una timeline con diverse clip di visualizzazione dati e una transizione animata 'morph' in corso tra due grafici a barre. Macro lens 100mm, high detail, controlled lighting.

3. Animazione della Transizione:
Infine, il “come” visivo. Qui troviamo 12 tipi di animazioni, molte ispirate, come dicevo, al linguaggio cinematografico. Queste animazioni agiscono su diversi “livelli editoriali”: gli elementi della visualizzazione (barre, linee, punti), elementi ausiliari (testi, icone), la “camera” virtuale (prospettiva, zoom), la timeline (durata, ritardo) e l’intero “frame” o fotogramma. Alcuni esempi di animazioni sono:

  • Morph: Trasformazione graduale della forma.
  • Match Cut: Un taglio che abbina elementi simili tra due scene.
  • Cut on Action: Un taglio che avviene durante un movimento, rendendolo fluido.
  • Tilt e Pan: Movimenti della camera virtuale.
  • Insert Shot: Un primo piano su un dettaglio.
  • Invisible Cut: Un taglio mascherato, spesso zoomando su un elemento fino a riempire lo schermo.
  • Lap Dissolve: Sovrapposizione temporanea di due scene.

La bellezza di questo spazio di progettazione è che non si limita a elencare queste opzioni, ma suggerisce quali animazioni sono più adatte a specifiche combinazioni di relazione narrativa e cambiamento dei dati. Ad esempio, per una relazione di “Elaborazione” con un cambiamento di tipo “Drill-Down”, un “Insert Shot” o un “Invisible Cut” possono essere molto efficaci per “scavare” nei dettagli.

Cosa ci portiamo a casa?

Secondo me, questo lavoro è prezioso per diversi motivi. Innanzitutto, fornisce un linguaggio comune e una struttura per parlare di transizioni nei data video. Poi, offre una guida pratica e basata sull’analisi di casi reali, che può aiutare sia i designer esperti a riflettere sulle proprie scelte, sia i novizi a muovere i primi passi con maggiore sicurezza. L’idea di poter scegliere un’animazione non solo per l’effetto “wow”, ma perché supporta attivamente la narrazione e il tipo di cambiamento dei dati, è un passo avanti notevole.

Inoltre, questo tipo di formalizzazione apre le porte a futuri strumenti di authoring più intelligenti, capaci magari di suggerire automaticamente le transizioni più appropriate in base al contesto narrativo e ai dati. E chissà, potrebbe anche ispirare ricerche simili in altri ambiti della visualizzazione narrativa, come i data comics o lo scrollytelling.

Certo, come ammettono gli stessi autori, questo spazio di progettazione non è la Bibbia e potrà essere ulteriormente arricchito. Ad esempio, hanno notato l’uso di metafore animate (monete per dati sulla ricchezza, palloni per dati sportivi) che meriterebbero un approfondimento. Però, come punto di partenza, direi che siamo sulla strada giusta per rendere i nostri data video non solo informativi, ma delle vere e proprie esperienze narrative coinvolgenti. E io non vedo l’ora di vedere cosa ci riserverà il futuro in questo campo così dinamico!

Un gruppo eterogeneo di designer partecipa attivamente a un workshop online, visualizzati in una griglia di videoconferenza, mentre discutono e schizzano storyboard per data video su tablet e quaderni. Illuminazione da ufficio, vari angoli di ripresa, focus sui volti concentrati.

In conclusione, questo studio ci ricorda che dietro ogni data video efficace c’è un pensiero profondo sul “come” raccontare la storia, e le transizioni animate sono una parte fondamentale di questo “come”. Averne ora una mappa più chiara è un grande aiuto per tutti noi che amiamo comunicare con i dati.

Fonte: Springer

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