Immagine fotorealistica che illustra il concetto One Health: un primo piano sfocato di impronte di cane e sciacallo dorato che si intersecano con impronte umane su terreno umido ai margini di una foresta iraniana vicino al Mar Caspio. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta, luce naturale filtrata, per simboleggiare la connessione tra fauna selvatica, animali domestici e salute umana.

Allarme Anchilostomi in Iran: La Salute Unica (One Health) Sotto Minaccia

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di piccolo, quasi invisibile, ma che ha implicazioni enormi per la nostra salute e quella dei nostri amici animali: gli anchilostomi. Nello specifico, vi porto con me in un viaggio virtuale fino alle coste del Mar Caspio, nel nord dell’Iran, dove uno studio recente ha acceso i riflettori su questi parassiti nei carnivori locali. E credetemi, la questione ci riguarda molto più da vicino di quanto pensiamo, in un’ottica che chiamiamo One Health, ovvero “Salute Unica”.

Cos’è la One Health e Perché Dovrebbe Interessarci?

Immaginate un delicato equilibrio tra la salute umana, quella animale e l’ambiente che ci circonda. Ecco, la One Health è proprio questo: la consapevolezza che siamo tutti interconnessi. Le nostre azioni, come l’urbanizzazione selvaggia, i cambiamenti nell’uso del suolo, il turismo invadente e lo sfruttamento della fauna selvatica, stanno rompendo questo equilibrio. Stiamo invadendo gli habitat naturali, costringendo animali selvatici e domestici a vivere più a contatto, e questo, purtroppo, facilita il “salto” di malattie dagli animali all’uomo (le cosiddette zoonosi). Pensate che circa il 43% delle infezioni zoonotiche conosciute sembra provenire proprio dai carnivori! Questi animali possono ospitare ben 182 specie di parassiti che possono infettare anche noi, causando 46 diverse malattie.

Gli Anchilostomi: Piccoli Vermi, Grandi Problemi

Tra questi parassiti ci sono gli anchilostomi, nematodi (vermi cilindrici) della famiglia Ancylostomatidae che si nutrono di sangue. Sono diffusi soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali, dove il clima caldo e umido e le scarse condizioni igieniche favoriscono il loro ciclo vitale. Cani e gatti sono ospiti comuni e possono trasmettere l’infezione all’uomo, causando ad esempio la fastidiosa larva migrans cutanea (quando le larve del parassita “camminano” sotto la nostra pelle).

Nei cani, le specie più comuni sono Ancylostoma caninum, Ancylostoma braziliense, Ancylostoma ceylanicum e Uncinaria stenocephala. I gatti possono ospitare Ancylostoma tubaeforme, oltre a A. braziliense, A. ceylanicum, A. caninum e U. stenocephala. La maggior parte di queste specie è zoonotica, cioè può infettare l’uomo. L’infezione avviene principalmente per ingestione delle larve presenti nell’ambiente (o nel latte materno per i cuccioli di cane nel caso di A. caninum) o per penetrazione diretta attraverso la pelle.

A. caninum, in particolare, può essere molto pericoloso per i cani, specialmente i cuccioli, causando anemia grave e persino la morte. Nell’uomo, oltre alla larva migrans cutanea, è stato associato a enterite eosinofila e persino a una rara forma di infiammazione oculare.

Immagine fotorealistica che illustra il concetto One Health: sottili sagome di uno sciacallo dorato e di un cane domestico che si sovrappongono a impronte umane su terreno umido vicino al margine di una foresta, suggerendo interazione. Obiettivo grandangolare, 24mm, luce naturale soffusa, enfatizzando i confini sfumati tra ambienti selvatici, domestici e umani.

Lo Studio nel Nord dell’Iran: Cosa Abbiamo Scoperto?

Capire quali specie di anchilostomi circolano in una determinata area è fondamentale. Senza questa informazione, è difficile sapere se i problemi di salute osservati o l’efficacia dei farmaci antiparassitari siano validi per tutte le specie o se ci siano differenze importanti. Nella regione del Mar Caspio, la situazione non era ben documentata.

Perciò, tra settembre 2015 e ottobre 2024, un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio molto interessante nelle province di Guilan e Mazandaran, nel nord dell’Iran. Hanno esaminato le carcasse di 172 carnivori morti per incidenti stradali:

  • 78 cani randagi (Canis familiaris)
  • 62 sciacalli dorati (Canis aureus)
  • 32 gatti randagi (Felis catus)

Il risultato? Ben 46 animali (il 26,74%) sono risultati positivi agli anchilostomi.

Identikit dei Parassiti: Morfologia e DNA

L’identificazione è avvenuta in due modi: osservando i parassiti al microscopio (analisi morfologica) e analizzando il loro DNA (analisi molecolare).
Morfologicamente, hanno trovato:

  • Ancylostoma caninum: nei cani e negli sciacalli dorati.
  • Uncinaria stenocephala: anch’essa nei cani e negli sciacalli dorati.
  • Ancylostoma tubaeforme: nei gatti.

Curiosamente, non sono state trovate infezioni miste (cioè più specie di anchilostomi nello stesso animale). Hanno anche notato differenze fisiche tra le specie, come le dimensioni (A. tubaeforme è più piccolo di A. caninum) e la struttura di alcune parti del corpo (come la borsa copulatrice nei maschi).

Per avere la certezza assoluta, hanno poi analizzato il DNA di alcuni campioni selezionati (14 casi). Hanno usato la tecnica PCR per amplificare specifiche regioni del DNA dei parassiti (i geni 18S, ITS1-5.8S-ITS2, 28S del rDNA e il gene mitocondriale COX1). Confrontando le sequenze ottenute con quelle presenti nei database internazionali (GenBank), hanno confermato le identificazioni morfologiche. Le sequenze erano molto simili (spesso identiche al 100% o quasi) a quelle di isolati già noti di A. caninum, A. tubaeforme e U. stenocephala.

Fotografia macro di un esemplare di anchilostoma (Ancylostoma caninum) su un vetrino da microscopio. Obiettivo macro 100mm, elevato dettaglio, messa a fuoco precisa sulla capsula boccale con i caratteristici denti, illuminazione controllata da laboratorio.

L’Albero Genealogico dei Parassiti: Analisi Filogenetica

Ma non si sono fermati qui! Hanno usato queste sequenze di DNA per costruire degli “alberi genealogici” (analisi filogenetiche) che mostrano le relazioni evolutive tra i diversi parassiti. Analizzando i vari geni, hanno visto che le specie si raggruppavano come previsto. Ad esempio, nell’albero basato sul gene COX1, A. caninum e A. tubaeforme formavano un gruppo distinto da U. stenocephala.

Un dato particolarmente interessante è emerso dall’analisi del gene COX1 per A. caninum: gli isolati studiati si dividevano in due sottogruppi distinti. Cosa significa? Potrebbe indicare una certa diversità genetica all’interno della popolazione di A. caninum in quella regione. Questo potrebbe essere dovuto a vari fattori:

  • Tassi evolutivi diversi: I geni mitocondriali come il COX1 tendono a mutare più velocemente dei geni ribosomiali (18S, 28S, ITS), quindi possono rivelare differenze più recenti.
  • Pressioni selettive e adattamento: Variazioni ambientali o legate all’ospite potrebbero favorire certi lignaggi genetici.
  • Struttura della popolazione: Potrebbero esserci state separazioni storiche tra gruppi di parassiti, con scarso flusso genico tra loro.
  • Diversità criptica: Potrebbe esistere una diversità nascosta all’interno di quella che consideriamo una singola specie.
  • Variabilità temporale: Lo studio è durato quasi 10 anni; cambiamenti nelle popolazioni di parassiti o ospiti nel tempo potrebbero aver contribuito a questa differenziazione.

Insomma, l’analisi molecolare non solo conferma l’identità dei parassiti, ma apre anche nuove domande sulla loro evoluzione e diversità.

Un Problema Globale con Risvolti Locali

Questo studio è il primo a fornire prove molecolari della presenza di queste specie di anchilostomi nei carnivori del nord dell’Iran, ma il problema è globale. Studi basati sulla sola morfologia hanno riportato prevalenze elevate in molte parti del mondo: 67,9% in Spagna (cani da rifugio e caccia), 45% in Brasile (cani e gatti), 28,4% in Portogallo (cani domestici), solo per citarne alcuni. In Iran stesso, studi precedenti avevano già segnalato la presenza di questi parassiti, ma senza l’analisi molecolare.

La regione del Mar Caspio, con il suo clima umido e le fitte foreste, è un habitat ideale per molti animali selvatici, inclusi i carnivori, ma anche per il ciclo vitale di molti parassiti zoonotici. Essendo anche un’importante meta turistica, il rischio di trasmissione all’uomo (residenti e visitatori) è concreto. La frammentazione degli habitat naturali, come dicevamo all’inizio, non fa che peggiorare la situazione, aumentando le interazioni tra fauna selvatica (come gli sciacalli), animali randagi (cani e gatti) e persone.

Paesaggio fotorealistico della regione litoranea del Mar Caspio in Iran (Guilan/Mazandaran), con fitta foresta che incontra la costa. Obiettivo grandangolare 15mm, messa a fuoco nitida, luce diurna naturale. In primo piano, tracce appena visibili di un cane e di uno sciacallo su un sentiero fangoso, suggerendo i soggetti dello studio. Esposizione lunga per acqua liscia se la costa è visibile.

Cosa Possiamo Fare? L’Approccio One Health

Le infezioni da elminti zoonotici sono spesso sottodiagnosticate, quindi non conosciamo appieno il loro impatto. È qui che entra in gioco l’approccio One Health. Serve una collaborazione stretta tra medici, veterinari, parassitologi ed ecologi per monitorare queste malattie negli animali selvatici, domestici e nell’uomo. Una sorveglianza integrata ci permette di individuare precocemente focolai, tracciarne la diffusione e identificare serbatoi e vettori.

Questo studio iraniano è un passo importante: ci dà informazioni preziose sulla diversità genetica e sulla dinamica di trasmissione degli anchilostomi in un’area specifica. Sottolinea la necessità di una sorveglianza continua e di studi molecolari più approfonditi. Ma soprattutto, ci ricorda che dobbiamo sviluppare strategie di controllo mirate, gestire le popolazioni di animali randagi e, fondamentale, aumentare la consapevolezza pubblica sull’importanza delle complesse interazioni tra uomo, animali e ambiente. Proteggere la salute degli animali e dell’ambiente significa, in ultima analisi, proteggere anche la nostra.

Fonte: Springer

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