Occhi Storti? La Tecnologia Ci Vede Chiaro: Ecco Come l’Eye-Tracking Rivoluziona la Diagnosi!
Amici appassionati di scienza e meraviglie del corpo umano, oggi voglio parlarvi di un argomento che, letteralmente, ci riguarda da vicino: i nostri occhi! E più precisamente, di come la tecnologia stia facendo passi da gigante per aiutarci a capire meglio alcuni piccoli “difetti di allineamento” che a volte possono presentarsi, come l’exodeviazione (quando un occhio tende a deviare verso l’esterno).
Avete presente il classico test dell’occlusione che fa l’oculista? Quello in cui copre un occhio e poi l’altro per vedere come si muovono? Ecco, quello è il cover-uncover test (CUT), fondamentale per una prima valutazione qualitativa di condizioni come l’eterotropia (strabismo manifesto) e l’eteroforia (strabismo latente). Per quantificare queste deviazioni, invece, si usa spesso l’alternate prism cover test (APCT), che però, diciamocelo, può essere un po’ lungo e i risultati possono variare a seconda dell’esaminatore. Un bel grattacapo, no?
La Svolta Tecnologica: Arriva l’Eye-Tracking
Ma se vi dicessi che oggi abbiamo strumenti molto più precisi e oggettivi? Sto parlando della video-oculografia (VOG), una tecnologia che promette di rivoluzionare il modo in cui misuriamo queste deviazioni. E proprio su questo si concentra uno studio affascinante che voglio raccontarvi, che ha utilizzato un sistema di eye-tracking chiamato ORTe EYENAC.
L’obiettivo di questa ricerca era semplice ma ambizioso: visualizzare cosa succede esattamente all’occhio quando viene coperto e, soprattutto, capire quanto tempo ci mette la deviazione a stabilizzarsi in persone con exodeviazione. Immaginate di poter “vedere” il movimento dell’occhio nascosto, misurarlo con precisione millimetrica! Fantastico, vero?
Cosa Abbiamo Fatto nel Nostro Studio?
Per questo studio, abbiamo coinvolto 15 studenti universitari, tra i 20 e i 22 anni. Di questi, 13 presentavano una condizione chiamata exoforia (una tendenza dell’occhio a deviare verso l’esterno quando la visione binoculare è interrotta), 1 aveva un’exotropia intermittente (l’occhio devia verso l’esterno solo a volte) e 1 un’exotropia conclamata (deviazione costante verso l’esterno).
Abbiamo usato il sistema ORTe EYENAC, un dispositivo davvero ingegnoso. Pensate che ha un piccolo monitor LCD per ogni occhio e due telecamere dedicate che registrano lo sguardo, anche quando il monitor di un occhio è spento (simulando l’occlusione). Questo ci ha permesso di misurare la posizione dell’occhio “libero da fusione” (cioè quando non deve collaborare con l’altro occhio per mettere a fuoco).
I dati raccolti sono stati poi analizzati con una funzione logistica per stimare:
- L’ampiezza della deviazione oculare.
- La velocità della deviazione.
- Il tempo necessario perché la deviazione si stabilizzasse.
Abbiamo anche misurato un fenomeno curioso chiamato “overshoot”, ovvero quando l’occhio, nel deviare, supera momentaneamente la sua posizione finale prima di assestarsi.
Le Scoperte: Cosa Ci Hanno Detto gli Occhi dei Partecipanti
E qui viene il bello! Nei partecipanti con exoforia, abbiamo visto che la posizione dell’occhio senza fusione si stabilizzava in media in 3.33 secondi (con una deviazione standard di ±2.39 secondi). Un tempo piuttosto breve, ma non uguale per tutti!
Abbiamo trovato delle correlazioni significative molto interessanti:
- Tra l’angolo di deviazione e la velocità di deviazione (rs = -0.582): in pratica, più l’occhio era deviato, più velocemente tendeva a muoversi.
- Tra l’angolo di deviazione e il tempo di stabilizzazione (rs = 0.663): questo significa che maggiore era l’angolo di deviazione, più tempo impiegava l’occhio a stabilizzarsi. Logico, no?
E l’overshoot? Beh, 3 partecipanti hanno mostrato un overshoot superiore a 1 grado, 4 tra 0.5 e 1 grado, e 6 inferiore a 0.5 gradi. Anche la profondità di questo “superamento” era correlata alla velocità di deviazione (rs = 0.775): più veloce era il movimento, più probabile e ampio era l’overshoot.
Un altro dato interessante è emerso confrontando le misurazioni dell’ORTe EYENAC con quelle del tradizionale APCT. Il sistema di eye-tracking ha registrato deviazioni significativamente più marcate verso l’esterno (più esotropiche) rispetto all’APCT. Questo potrebbe dipendere dal fatto che l’APCT, eseguito con un target vicino (a 33 cm nel nostro caso), potrebbe indurre una maggiore convergenza, mascherando parzialmente l’exodeviazione. L’ORTe EYENAC, invece, presentando stimoli direttamente davanti a ciascun occhio, riduce questa influenza della convergenza.
Perché Tutto Questo è Importante?
Vi chiederete: “Ok, affascinante, ma a cosa serve tutto ciò?”. Serve, eccome! Prima di tutto, l’ORTe EYENAC ci ha permesso di visualizzare chiaramente il movimento dell’occhio durante l’occlusione, cosa impossibile con il semplice cover test. Questo ci dà informazioni aggiuntive preziose per la valutazione.
Sapere che il tempo di stabilizzazione varia in base all’angolo di deviazione è cruciale. Significa che, per ottenere misurazioni accurate della posizione dell’occhio “libero da fusione”, il tempo di occlusione dovrebbe essere personalizzato in base all’entità dello strabismo del paziente. Non un tempo standard uguale per tutti, ma un approccio su misura!
Pensate alle implicazioni per la chirurgia dello strabismo o per la prescrizione di lenti prismatiche. Avere dati più oggettivi e precisi può portare a risultati migliori e a trattamenti più efficaci. La tecnologia VOG, come quella implementata nell’ORTe EYENAC, sta aprendo la strada a metodi di quantificazione più affidabili, riducendo la variabilità legata all’esaminatore che affligge test come l’APCT.
Abbiamo anche osservato un fenomeno simile a un “rebound-saccade” (una sorta di saccade correttiva di rimbalzo) nel partecipante con exotropia, e un andamento simile all’overshoot, ma distinto, nei casi di exoforia. Questo suggerisce che non si tratta solo di meccanica oculare, ma potrebbe essere coinvolto un fattore di convergenza. Saranno necessarie ulteriori indagini, magari integrando la registrazione del diametro pupillare, per capirlo meglio.
Guardando al Futuro
Certo, il nostro studio aveva un campione piccolo (solo 13 soggetti con exoforia analizzati per le correlazioni) e si è concentrato solo sulle exodeviazioni. Quindi, i risultati vanno presi con la dovuta cautela e non possono essere generalizzati a tutti i tipi di strabismo. Ma è un passo avanti importante!
Stiamo già lavorando per migliorare il sistema, magari integrando la registrazione delle risposte pupillari e dati di elettroencefalogramma (EEG) per avere un quadro ancora più completo. L’obiettivo è continuare a esplorare le traiettorie di deviazione oculare anche in altri tipi di anomalie posizionali.
Insomma, grazie a sistemi come l’ORTe EYENAC, stiamo aprendo una finestra sull’incredibile dinamica dei nostri occhi. Possiamo osservare, misurare e capire con una precisione mai vista prima. E questo, amici miei, è solo l’inizio di una nuova era nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi della motilità oculare. Non è entusiasmante?
Fonte: Springer