Alluvioni e Istruzione: Come l’Acqua Trascina Giù il Futuro e Amplifica le Disuguaglianze
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta particolarmente a cuore, un argomento che, a prima vista, potrebbe sembrare lontano dalla nostra quotidianità, ma che in realtà tocca le fondamenta stesse della giustizia sociale e delle opportunità di crescita: il legame perverso tra alluvioni ricorrenti e disuguaglianza, soprattutto quando si parla di migliorare la propria vita attraverso l’istruzione.
Pensateci un attimo: l’istruzione è universalmente riconosciuta come una delle armi più potenti contro la povertà e le disparità. È quella leva che può sollevare intere famiglie, aprire porte, creare mobilità sociale. Ma cosa succede quando un “nemico” insidioso e ciclico come le alluvioni entra in gioco? Succede che questa leva si inceppa, e non per tutti allo stesso modo.
Un problema spesso ignorato: l’impatto cronico delle alluvioni sull’istruzione
Molti studi hanno analizzato gli effetti delle inondazioni, ma spesso si sono concentrati sull’evento singolo, trascurando l’impatto cronico e, soprattutto, come questo impatto si declini diversamente a seconda della fascia economica di appartenenza. È un po’ come guardare un albero caduto dopo una tempesta, senza considerare che quel bosco viene flagellato da tempeste ogni anno, e che alcuni alberelli non hanno le radici abbastanza forti per resistere continuamente.
Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio affascinante (e un po’ sconfortante, devo ammetterlo) che ha esplorato proprio questa dinamica lungo il fiume Chao Phraya, in Thailandia. Il titolo della ricerca era una domanda diretta e potente: “Come le alluvioni ricorrenti creano disuguaglianza nel miglioramento dei mezzi di sussistenza attraverso l’istruzione?”. E le risposte, ottenute attraverso interviste approfondite e toccanti con le famiglie locali, sono state una vera e propria doccia fredda.
Storie dal fiume Chao Phraya: due mondi separati dall’acqua (e dal ceto)
Immaginate di passare ore a parlare con queste persone, ascoltando le loro storie. Emerge un quadro netto: le esperienze educative dei ricchi e dei poveri sono mondi a parte, che l’alluvione colpisca o meno. Ma quando l’acqua arriva, le differenze si acuiscono in modo drammatico.
Le famiglie più abbienti, anche se colpite dalle stesse inondazioni, tendono a mantenere una certa stabilità. Magari hanno case più solide, risorse per riparare i danni velocemente, possibilità di mandare i figli in scuole private o più lontane, non toccate dall’acqua. Per loro, l’alluvione è un disagio, un problema da risolvere, ma raramente una catastrofe che pregiudica il futuro educativo dei figli.
Per le famiglie più povere, invece, la storia è completamente diversa. Le inondazioni ricorrenti significano interruzioni continue, scuole danneggiate o inaccessibili, materiale didattico perso, e la necessità impellente di concentrare ogni energia sulla sopravvivenza quotidiana. Come puoi pensare ai compiti di tuo figlio, se la tua casa è allagata e hai perso il raccolto o il tuo piccolo lavoro informale?
Questo perpetua un circolo vizioso della povertà. I figli dei poveri colpiti dalle alluvioni vedono il loro percorso scolastico minato, riducendo le loro possibilità di ottenere un lavoro migliore e, quindi, di sfuggire alla povertà da adulti.
L’ottimismo dei poveri “all’asciutto” e la lotta quotidiana dei poveri “bagnati”
Una delle cose che più mi ha colpito nello studio è la differenza di atteggiamento tra i poveri che vivono in aree non soggette ad alluvioni e quelli che invece ci convivono costantemente. I primi, pur nelle difficoltà, mostrano spesso un certo ottimismo, una focalizzazione sulla crescita, sulla possibilità di migliorare la propria condizione. Possono concentrarsi sul lavoro, risparmiare qualcosina, investire (anche solo in termini di speranza e supporto) nell’istruzione dei figli.
I poveri delle aree alluvionate, al contrario, sono spesso intrappolati in una lotta per la sopravvivenza quotidiana. C’è poco spazio, tempo o energia mentale per la pianificazione futura, per sognare un domani migliore attraverso lo studio dei figli. L’orizzonte temporale si accorcia terribilmente.
Nel frattempo, le famiglie benestanti, indipendentemente dal fatto che vivano o meno in zone a rischio, continuano ad accumulare ricchezza e a trasmettere vantaggi ai propri figli, ampliando ulteriormente il divario economico. È come se giocassero su un campo in discesa, mentre altri arrancano su un terreno fangoso e scivoloso.
L’istruzione da sola non basta: una verità scomoda
Questi risultati ci mettono di fronte a una verità scomoda ma cruciale: nei paesi in via di sviluppo e nelle aree cronicamente soggette ad alluvioni, la sola istruzione non è sufficiente per sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze. È un messaggio forte, che sfida molte delle nostre convinzioni più radicate.
Certo, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), come “Nessuna Povertà” (SDG1) e “Ridurre le Disuguaglianze” (SDG10), sono fondamentali. E molti governi hanno puntato sull’istruzione gratuita per tutti come strumento principe. In Indonesia, ad esempio, l’introduzione dell’istruzione gratuita ha migliorato la qualità dell’apprendimento del 29.6%. Ma se poi arriva l’alluvione e distrugge la scuola, rende impossibile raggiungerla, o costringe i bambini a casa per mesi, cosa succede a quella qualità?
- Le scuole vengono danneggiate nelle strutture e negli arredi.
- L’accesso alle scuole diventa pericoloso o impossibile.
- Insegnanti e studenti hanno difficoltà a frequentare, con un impatto negativo sul rendimento.
- Nei casi estremi, i bambini sono costretti ad abbandonare gli studi.
Lo studio thailandese ha evidenziato come, anche con l’istruzione di base gratuita garantita dalla costituzione, le migliori scuole pubbliche ad Ayutthaya si trovino per lo più in aree non alluvionabili. Le zone rurali, più povere e soggette a inondazioni, ospitano spesso piccole scuole locali, magari gestite da templi, con meno risorse e studenti. Chi vive in queste aree e vuole un’istruzione migliore per i figli deve affrontare costi di trasporto significativi (800-1000 baht al mese, una cifra enorme per chi vive alla giornata) per raggiungere le scuole nelle città più sicure come Sena City. E chi non può permetterselo? Si accontenta, o rinuncia.
E anche quando i figli dei poveri delle aree rurali alluvionate riescono a frequentare scuole migliori, devono affrontare il pericolo del tragitto attraverso le acque, a volte pagando per una barca. In alcuni casi, anche con la scuola aperta, le famiglie proibiscono ai figli di andare, per paura. “Le inondazioni possono essere alte 2-3 metri, con vento forte e pioggia. Abbiamo paura che succeda qualcosa di brutto mentre vanno a scuola,” ha raccontato un membro di una famiglia. A volte, i figli devono restare a casa per aiutare a proteggere l’abitazione.
Il paradosso dei ricchi nelle zone alluvionate
Parlando con diverse famiglie benestanti nelle aree rurali soggette ad alluvioni, è emerso che per loro l’impatto sull’istruzione dei figli è molto meno grave. Spesso possiedono una barca, quindi non hanno costi aggiuntivi di trasporto. Le loro case sono solitamente sopraelevate, al di sopra del livello delle piene. I figli possono continuare a studiare e vivere quasi normalmente. L’istruzione, per loro, continua ad essere un volano di benessere economico. Una donna intervistata, proprietaria di una grande casa sopraelevata e di un negozio di alimentari, supportata finanziariamente dal fratello laureato, non mostrava alcuna preoccupazione per l’istruzione dei figli. “Lezioni extra speciali” per aiutare i figli a completare le materie sono comuni in queste famiglie.
Al contrario, la maggioranza dei poveri non ha una laurea e guadagna alla giornata. E qui si vede la divergenza: i poveri non alluvionati possono concentrare energie e risorse per migliorare la loro sorte. Una nonna che gestiva una piccola lavanderia a Sena City (non alluvionata) diceva: “L’istruzione è la cosa più importante per la vita dei miei nipoti… Spero di vederli arrivare persino alla laurea magistrale. Io non ho avuto la possibilità di studiare… Se loro ci riuscissero, realizzerei anche il mio sogno.”
I poveri alluvionati, invece, devono dedicare energie e risorse per affrontare le inondazioni ricorrenti. Una famiglia nell’area alluvionata di Bangban si è indebitata per 60.000 Baht per rendere la casa a prova di alluvione. La nipote, che voleva studiare farmacia, ha dovuto smettere di studiare e lavorare come cameriera perché la famiglia non poteva permettersi il college. Il padre, mototassista, durante le alluvioni deve fare percorsi più lunghi o perde clienti, riducendo il reddito. La moglie, cameriera, lavora in un ristorante che chiude con l’acqua alta.
Cosa possiamo fare? Strategie per un futuro più equo
Se l’istruzione da sola non basta, cosa serve allora? Lo studio suggerisce che, quando il budget è limitato, investire in un’istruzione che garantisca pari opportunità a tutti, compresi coloro che subiscono alluvioni ricorrenti, sarebbe una strategia efficace per ridurre la disuguaglianza economica. Ma questo processo potrebbe essere accelerato investendo contemporaneamente in misure di controllo delle inondazioni. Questo ridurrebbe o eliminerebbe il rischio, portando a migliori infrastrutture e risorse economiche nell’area.
Pensateci: il 70% dei poveri a livello globale vive in aree a rischio alluvione, un numero destinato a crescere con i cambiamenti climatici. Investire in infrastrutture di controllo delle piene non è solo una questione di riduzione dei danni diretti, ma una strategia a lungo termine per promuovere lo sviluppo regionale, migliorare i mezzi di sussistenza e, come sottolinea questo studio, contribuire all’uguaglianza educativa.
Altre strade? Si parla spesso di riforme fiscali per redistribuire la ricchezza e prevenire l’accumulo eccessivo, come tasse di successione progressive. E la rilocalizzazione? Potrebbe mitigare il rischio, ma spesso le comunità rifiutano, per legami emotivi con la terra, impegni familiari o vincoli finanziari. È una soluzione complessa, che non può essere imposta dall’alto.
Questo studio, pur con i suoi limiti (campione non enorme, ma qualitativamente profondo), ci lancia un messaggio potente: le alluvioni ricorrenti non solo perpetuano il ciclo della povertà, ma amplificano le disparità tra ricchi e poveri attraverso un accesso ineguale all’istruzione. E creano un divario anche all’interno della stessa fascia povera, tra chi vive all’asciutto e chi con i piedi nell’acqua.
È evidente che serve un approccio integrato: investimenti mirati nel controllo delle alluvioni, accoppiati a finanziamenti per un’istruzione realmente accessibile e di qualità per tutti, e soluzioni pensate insieme alle comunità. Solo così potremo sperare di rompere questo circolo vizioso e garantire che l’acqua, fonte di vita, non diventi un ostacolo insormontabile al futuro e alla dignità di milioni di persone.
È una sfida enorme, lo so. Ma conoscere queste dinamiche è il primo passo per iniziare a pensare a soluzioni più efficaci e, soprattutto, più giuste. Perché il diritto a un futuro migliore non dovrebbe mai essere lavato via da un’alluvione.
Fonte: Springer