Segreti nei Denti: Viaggio nell’Allevamento dell’Età del Bronzo a Cipro
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante indietro nel tempo, fino all’Età del Bronzo sull’isola di Cipro. Immaginate un’epoca di grandi cambiamenti, tra il terzo e il secondo millennio a.C., quando le comunità agrarie stavano lentamente gettando le basi per le future città costiere. Non parliamo ancora di grandi metropoli, ma di villaggi vivaci, come quello di Politiko-Troullia, immersi in un paesaggio che stava cambiando sotto la mano dell’uomo.
Un Villaggio Vivace: Politiko-Troullia
Politiko-Troullia non era un posto qualsiasi. Situato strategicamente tra le montagne del Troodos e la fertile pianura della Mesaoria, a circa 410 metri sul livello del mare, questo villaggio era un centro pulsante di vita. Gli scavi hanno rivelato un’area archeologica estesa per circa 20 ettari, con resti di architettura sepolti che raccontano storie di costruzione e ricostruzione durate circa due secoli, tra il 2050 e il 1850 a.C. Pensate, sei fasi di occupazione!
La gente di Troullia era laboriosa. Non solo coltivavano la terra, introducendo l’aratro e dedicandosi alla viticoltura e all’olivicoltura (come ci suggeriscono i resti botanici e le terrazze agricole circostanti), ma erano anche abili allevatori e cacciatori. Gestivano greggi di capre, pecore e bovini, ma non disdegnavano la caccia a cervi e maiali selvatici. Inoltre, erano coinvolti nella crescente lavorazione dei metalli, disboscando le foreste di querce e pini circostanti sia per creare pascoli e campi, sia per ottenere legna da ardere. Un vero e proprio ecosistema agricolo e sociale complesso, inserito in una rete di scambi che si estendeva a tutto il Mediterraneo orientale, come testimoniano i manufatti in rame e i primi riferimenti a Cipro (forse come Alashiya) nei testi egizi e mesopotamici.
La Scienza Nascosta nei Denti: Gli Isotopi Stabili
Ma come facevano a gestire i loro animali? Li tenevano tutti insieme? Li nutrivano allo stesso modo? Qui entra in gioco la parte più intrigante della nostra indagine. Abbiamo utilizzato una tecnica scientifica chiamata analisi degli isotopi stabili, concentrandoci sullo smalto dei denti di capre, pecore e bovini ritrovati a Politiko-Troullia.
Immaginate i denti come dei piccoli diari chimici. Lo smalto, formandosi strato dopo strato nel corso dei primi anni di vita dell’animale (fino a 2-3 anni per i molari che abbiamo analizzato!), registra informazioni preziose sull’ambiente e sulla dieta. In particolare, abbiamo analizzato due tipi di isotopi:
- Carbonio-13 (δ13C): Ci dice che tipo di piante mangiava l’animale. Le piante hanno “firme” isotopiche diverse a seconda del loro metabolismo (C3, tipiche di ambienti temperati, o C4, più comuni in zone aride/tropicali) e anche a seconda di quanta acqua avevano a disposizione. Animali che mangiano principalmente piante C3 avranno valori di δ13C più negativi, mentre chi mangia più C4 (o piante C3 sotto stress idrico) avrà valori più positivi.
- Ossigeno-18 (δ18O): Riflette la composizione isotopica dell’acqua ingerita dall’animale. Questa può provenire direttamente da fiumi o sorgenti, oppure dall’acqua contenuta nelle foglie delle piante (leaf water). Poiché la composizione dell’acqua varia stagionalmente (a causa di pioggia, temperatura, evaporazione), l’analisi sequenziale lungo lo smalto del dente ci può dare indizi sulla mobilità dell’animale e sulle fonti d’acqua utilizzate durante l’anno.
Analizzando piccoli campioni prelevati in sequenza dalla superficie fino alla radice dei secondi (M2) e terzi (M3) molari, possiamo ricostruire una sorta di “storia” isotopica sub-annuale per ogni singolo animale. È un po’ come leggere le pagine di quel diario chimico!
Capre Vagabonde, Pecore e Buoi più Stanziali: Cosa Dicono i Dati
E cosa ci hanno rivelato questi “diari”? Differenze davvero interessanti tra le specie!
Le capre si sono dimostrate le più “avventurose”. I loro valori isotopici (sia δ13C che δ18O) mostravano una variabilità molto maggiore rispetto a pecore e bovini, sia all’interno dello stesso dente (quindi nel corso delle stagioni) sia tra individui diversi. In particolare, i valori medi di δ18O delle capre erano significativamente più alti e con un range più ampio (oltre 8‰ di variazione!). Questo suggerisce che le capre:
- Avevano una dieta più diversificata, probabilmente basata sul brucare una varietà di piante selvatiche trovate girovagando (browsing). I valori di δ13C, pur indicando una dieta prevalentemente C3, mostravano più fluttuazioni, forse includendo piante cresciute in condizioni di stress idrico in diverse aree.
- Erano più mobili e utilizzavano fonti d’acqua più variegate. Essendo animali che bevono meno direttamente (facultative drinkers), gran parte del loro δ18O deriva dall’acqua delle foglie (leaf water), che è più sensibile alle variazioni climatiche stagionali e all’evaporazione/traspirazione delle piante (specialmente arbusti a foglia larga). La grande variabilità registrata nei loro denti riflette probabilmente questi spostamenti e l’accesso a risorse idriche diverse durante l’anno.
Pecore e bovini, invece, mostravano un quadro diverso. I loro valori isotopici erano molto più “compressi”, con range di variazione decisamente inferiori, soprattutto per l’ossigeno (meno di 5‰).
- Le pecore avevano valori medi di δ13C significativamente più bassi rispetto a capre e bovini, suggerendo una dieta più omogenea, forse basata sul pascolo (grazing) in aree specifiche o addirittura sull’integrazione con foraggio coltivato (magari su campi concimati, come suggerito da studi precedenti sul collagene osseo). Anche la variabilità del δ18O era ridotta, indicando forse un accesso più limitato o controllato alle fonti d’acqua, o il consumo di piante da coltivazioni irrigate.
- I bovini avevano valori isotopici simili alle pecore (specialmente per l’ossigeno), ma con valori di δ13C più simili a quelli delle capre (anche se con meno variabilità). Essendo animali che devono bere regolarmente (obligate drinkers), i loro valori di δ18O più bassi e meno variabili potrebbero indicare che venivano portati a bere da fonti d’acqua più stabili e vicine, come il fiume Pediaios che scorreva vicino al villaggio. Questo, unito al fatto che i resti di bovini sono pochi (solo il 6% del totale) e appartengono per lo più ad animali adulti con denti usurati, rafforza l’idea che fossero tenuti principalmente per il lavoro (trazione), un investimento “costoso” in termini di acqua e cibo, e quindi gestiti in modo molto controllato.
Abbiamo anche analizzato campioni d’acqua moderni da sorgenti, fiumi e bacini vicino a Politiko-Troullia. Sebbene i valori attuali non siano identici a quelli dell’Età del Bronzo, la loro variabilità spaziale ci aiuta a immaginare le possibili opzioni a disposizione degli animali e degli allevatori di allora. I valori medi convertiti di δ18O dell’acqua bevuta (δ18Odrinking water) stimati per pecore e bovini sembrano allinearsi meglio con le sorgenti e i fiumi più vicini al sito, mentre l’ampia gamma delle capre suggerisce che queste si spingessero ben oltre.
Un Mosaico di Strategie: Allevamento e Vita Quotidiana
Quindi, cosa ci dice tutto questo sulla vita a Politiko-Troullia? Che gli abitanti di questo villaggio dell’Età del Bronzo non erano allevatori improvvisati, ma applicavano strategie di gestione differenziate e ben ponderate, sfruttando al meglio le caratteristiche di ogni specie.
Avevano una strategia mista: le capre, più numerose e resistenti, venivano probabilmente lasciate più libere di vagare e trovare cibo, fornendo carne ma potenzialmente anche latte. Le pecore, forse più preziose per la lana (l’importanza della tessitura è confermata da fusi, pesi da telaio e possibili vasche per la tintura trovati nel sito!) e il latte, venivano tenute più vicine e con una dieta più controllata. I pochi ma indispensabili bovini erano gestiti con cura, quasi “accuditi”, per garantire la forza lavoro necessaria all’agricoltura con l’aratro.
Questa gestione differenziata si inserisce perfettamente nel quadro di una comunità agricola complessa, capace di integrare allevamento, agricoltura (incluse colture arboree come vite e olivo), artigianato (metallurgia, tessitura) e caccia. Non era un sistema rigido, ma un mosaico flessibile adattato al paesaggio e alle esigenze della comunità. È affascinante vedere come l’analisi dettagliata dello smalto dentale ci permetta di andare oltre le semplici percentuali di ossa animali ritrovate e di cogliere queste sfumature nelle pratiche quotidiane di persone vissute quasi 4000 anni fa.
Oltre le Ossa: Uno Sguardo Approfondito sul Passato
Il nostro studio a Politiko-Troullia, confrontato anche con ricerche simili nel sito contemporaneo di Marki Alonia, ci mostra la potenza dell’analisi isotopica per ricostruire non solo cosa mangiavano gli animali, ma come venivano gestiti, dove si muovevano e come interagivano con l’ambiente plasmato dall’uomo. Ogni dente è diventato una piccola finestra su un passato complesso, rivelando l’ingegnosità e l’adattabilità delle comunità pre-urbane di Cipro.
Spero che questo tuffo nell’archeologia e nella scienza vi sia piaciuto! È incredibile quanto possiamo imparare da frammenti così piccoli del passato, non trovate?
Fonte: Springer