Afta Epizootica in Etiopia: Viaggio nel Cuore dei Focolai che Minacciano l’Export (2011-2022)
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare, nel cuore di un problema serio che affligge il bestiame e l’economia di molte aree, in particolare nel sud-est dell’Etiopia. Parliamo dell’Afta Epizootica, conosciuta anche con la sigla FMD (Foot-and-Mouth Disease). Mi sono immerso in uno studio recente che ha analizzato come e dove questa malattia ha colpito negli ultimi 12 anni, dal 2011 al 2022, proprio nelle zone da cui l’Etiopia esporta il suo prezioso bestiame. E credetemi, quello che emerge è affascinante e preoccupante allo stesso tempo.
Cos’è l’Afta Epizootica e Perché Preoccupa Tanto?
Prima di tuffarci nei dati, capiamo un attimo di cosa stiamo parlando. L’Afta Epizootica è un’infezione virale altamente contagiosa che colpisce animali con gli zoccoli fessi: bovini, pecore, capre, maiali e anche diverse specie selvatiche. Immaginate la velocità con cui può diffondersi! È considerata una delle malattie animali più significative dal punto di vista economico a livello globale. Perché? Perché non solo causa sofferenza agli animali (febbre, zoppia, lesioni dolorose su lingua, muso, piedi, mammelle), ma blocca letteralmente il commercio regionale e internazionale di animali e prodotti derivati. Questo ha un impatto devastante sulla sicurezza alimentare e sull’economia dei piccoli allevatori, ma anche delle filiere più organizzate.
L’Etiopia si trova in quello che gli esperti chiamano “pool virale 4”, dove circolano endemicamente ben quattro sierotipi del virus (A, O, SAT1 e SAT2). Questo rende il controllo ancora più complesso. Anche se raramente è mortale negli adulti, può essere molto grave nei giovani animali, specialmente nei vitelli appena nati.
Sotto la Lente: 12 Anni di Focolai nel Sud-Est Etiope
Lo studio che ho analizzato si è concentrato sulle aree del sud-est dell’Etiopia cruciali per l’export di bestiame, in particolare della pregiata razza Boran. Parliamo di zone come Borana, Guji, Bale, Arsi, East Shoa e altre ancora, comprese aree nelle regioni di Oromia e Somali. Utilizzando i dati ufficiali del Ministero dell’Agricoltura etiope dal gennaio 2011 al dicembre 2022, è emerso un quadro dettagliato.
In questi 12 anni, ci sono stati ben 247 focolai segnalati, con un totale impressionante di 58.426 casi, principalmente nei bovini. Facendo una media, parliamo di circa 20 focolai all’anno. Il tasso di mortalità dei casi (case fatality rate) è stato dell’1,02%, che può sembrare basso, ma considerate che si stima ci fossero quasi 4,8 milioni di bovini a rischio di infezione in queste aree! L’impatto potenziale è enorme.
L’anno peggiore per numero di focolai è stato il 2011, con ben 54 segnalazioni, seguito dal 2020 (39) e dal 2015 (30). Al contrario, nel 2014 e 2019 i focolai segnalati sono stati pochissimi. Ma attenzione: il numero di casi più alto si è registrato nel 2015, con oltre 22.000 animali colpiti. Questo ci dice che non sempre tanti focolai significano tanti casi, e viceversa.

Il Ritmo della Malattia: Stagioni, Cicli e Anni Neri
Una delle cose più interessanti emerse è che l’Afta Epizootica non colpisce a caso durante l’anno. C’è una chiara stagionalità. Il picco dei focolai si verifica tendenzialmente tra ottobre e febbraio, che corrisponde in gran parte alla stagione secca in queste aree. Il mese con più focolai in assoluto è stato gennaio. Al contrario, i mesi con meno segnalazioni sono stati quelli tra giugno e agosto, durante la stagione delle piogge nelle zone di altopiano.
Perché questa stagionalità? Durante la stagione secca, gli animali tendono a concentrarsi maggiormente attorno alle poche fonti d’acqua e aree di pascolo rimaste. Anche i mercati di bestiame sono spesso più affollati. Questa “mescolanza” forzata aumenta drasticamente le possibilità di trasmissione del virus. Pensateci: più animali vicini, più facile è il contagio.
Ma non è solo una questione stagionale. L’analisi dei dati su 12 anni ha rivelato anche una tendenza ciclica: sembra che i picchi di focolai si ripresentino ogni 2-5 anni. Nello studio, picchi significativi sono stati osservati nel 2011, 2012, 2015 e 2021. Questo suggerisce dinamiche complesse legate forse all’immunità della popolazione animale, ai movimenti di bestiame o ad altri fattori ambientali.
Mappare il Rischio: Dove Colpisce di Più l’Afta Epizootica?
Lo studio non si è limitato a guardare il “quando”, ma anche il “dove”. È emerso chiaramente che la distribuzione dei focolai non è uniforme. La zona geografica più colpita si estende da Borana (un’area prevalentemente pastorale e di pianura) fino a East Shoa, seguendo la strada principale che collega Moyale (al confine con il Kenya) ad Adama.
Due zone, in particolare, hanno registrato il maggior numero di focolai: la zona di Arsi (negli altopiani di Oromia), con 80 focolai (quasi un terzo del totale!), e la zona di Borana, con 67 focolai. È interessante notare come queste due aree abbiano caratteristiche diverse (altopiano vs pianura pastorale), ma siano entrambe hotspot per l’FMD. La presenza di importanti mercati, vie di comunicazione e, nel caso di East Shoa, la vicinanza a grandi città e macelli dove converge bestiame da varie regioni, gioca sicuramente un ruolo chiave.
Al contrario, zone più remote e pastorali come Afder e Gedeo hanno riportato pochissimi focolai. Qui però sorge un dubbio: è davvero una minore incidenza o è un problema di sottostima delle segnalazioni? Sappiamo che nelle aree pastorali, soprattutto quelle più isolate, la sorveglianza e la notifica delle malattie possono essere molto difficili e incomplete.
Utilizzando un software specifico (SaTScan), i ricercatori hanno identificato delle “zone calde” (cluster) sia nello spazio che nel tempo, dove il numero di focolai è stato significativamente più alto di quanto ci si aspetterebbe per caso. Sono stati individuati 5 cluster ad alto rischio e 4 a basso rischio. Queste analisi sono fondamentali perché permettono di capire dove concentrare gli sforzi di controllo e prevenzione.

Fattori Chiave e Sfide nel Controllo
Riassumendo, cosa guida la diffusione dell’Afta Epizootica in queste aree?
- Movimenti animali: Il fattore principale. Spostamenti legati alla pastorizia stagionale, al commercio (mercati!), al trasporto verso i macelli, specialmente vicino alle grandi città come Adama. Anche i movimenti transfrontalieri, ad esempio con Kenya e Somalia, sono critici.
- Stagionalità: La concentrazione di animali durante la stagione secca aumenta il rischio.
- Pratiche culturali e religiose: Alcune festività possono influenzare i movimenti del bestiame.
- Vicinanza a infrastrutture: Strade principali, mercati, macelli e città densamente popolate sembrano essere associate a un rischio maggiore.
Le sfide per il controllo sono enormi. C’è un piano strategico nazionale in Etiopia, che raccomanda il controllo dei movimenti, la vaccinazione (soprattutto nei mercati e allevamenti) e rigide misure di biosicurezza nei macelli. Tuttavia, l’efficacia di queste misure dipende da una sorveglianza capillare e da segnalazioni tempestive, cosa difficile da ottenere ovunque, specialmente nelle aree pastorali remote. Inoltre, lo studio si è basato principalmente su diagnosi cliniche, non sempre confermate in laboratorio, e si è concentrato sui bovini, tralasciando forse il ruolo di altre specie come ovini, caprini e fauna selvatica.

Cosa Ci Dice Questa Ricerca e Quali Sono i Prossimi Passi?
Questo studio retrospettivo è preziosissimo. Ci mostra che l’Afta Epizootica non è un nemico imprevedibile, ma segue schemi spaziali e temporali ben definiti nelle aree di export del sud-est etiope. Capire questi pattern è il primo passo per combatterla in modo più efficace.
Sapere che i mesi tra ottobre e febbraio sono i più critici, e che le zone di Arsi e Borana sono particolarmente vulnerabili, permette di:
- Prioritizzare gli interventi: Concentrare le campagne di vaccinazione e i controlli sui movimenti prima e durante la stagione secca e nelle aree hotspot.
- Migliorare la sorveglianza: Potenziare i sistemi di segnalazione, magari usando tecnologie moderne per report in tempo reale, soprattutto nelle aree pastorali dove oggi è carente.
- Rivedere le strategie: Aggiornare il piano nazionale di controllo alla luce di queste evidenze specifiche per le aree di export.
Insomma, la lotta all’Afta Epizootica in Etiopia è complessa, ma avere dati solidi come questi ci dà una mappa e una bussola per orientare le azioni future. Proteggere la salute animale qui significa proteggere l’economia, il commercio e la vita di tantissime persone.
Fonte: Springer
