Salute Online e Ragazzi Palestinesi: Decifrare l’Alfabetizzazione Sanitaria Digitale in Cisgiordania
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, anche se complesso, nel mondo dell’alfabetizzazione sanitaria digitale, o e-health literacy, tra gli adolescenti palestinesi in Cisgiordania. Vi siete mai chiesti come i ragazzi e le ragazze, in un contesto così particolare, cercano informazioni sulla loro salute online? Beh, uno studio qualitativo recente ha provato a capirlo, e i risultati sono davvero illuminanti.
Immaginate di avere tra i 15 e i 19 anni, un’età di grandi cambiamenti fisici, psicologici e cognitivi. Siete bombardati da informazioni, avete uno smartphone in mano per quasi 5 ore e mezza al giorno (sì, avete letto bene!), e internet è il vostro parco giochi, la vostra piazza virtuale, ma anche… la vostra fonte di risposte sulla salute? Ecco, la questione è proprio questa.
L’e-health literacy è quella super abilità che ci permette non solo di trovare informazioni sulla salute online, ma anche di capirle, valutarle criticamente e usarle per prendere decisioni giuste per il nostro benessere. Sembra fondamentale, no? Soprattutto per gli adolescenti, che stanno gettando le basi per uno stile di vita sano.
Ma cosa succede in Palestina?
Qui la situazione si complica un po’. La fragilità politica, le restrizioni alla mobilità, le infrastrutture sanitarie carenti e l’esposizione a eventi traumatici rendono l’accesso alle cure tradizionali difficile. Pensate che circa il 54% dei ragazzi ha subito perquisizioni ai checkpoint e l’11% ha visto sparare a una persona cara. In questo scenario, gli strumenti digitali potrebbero essere una vera ancora di salvezza, un modo per superare le barriere e accedere a risorse sanitarie. Ma i ragazzi palestinesi sono attrezzati per navigare questo mare digitale in modo sicuro ed efficace?
Per scoprirlo, i ricercatori hanno organizzato sette focus group coinvolgendo 52 adolescenti (maschi e femmine, tra i 15 e i 19 anni) provenienti da diverse aree della Cisgiordania: città, villaggi, campi profughi, dal nord al sud. Hanno usato un approccio chiamato “campionamento a massima variazione” per assicurarsi di avere un quadro il più possibile completo e rappresentativo delle diverse realtà.
Cosa è emerso? Quattro temi principali
Dalle chiacchierate (durate tra i 60 e i 90 minuti ciascuna, piene di spunti e anche di attività pratiche come simulare una ricerca online) sono emersi quattro grandi temi che ci aiutano a capire meglio l’esperienza di questi ragazzi.
1. Percezione della salute e fattori influenzanti:
Molti adolescenti vedono la salute principalmente come assenza di malattia fisica. Il benessere mentale? Spesso passa in secondo piano. L’interesse per la ricerca di informazioni sanitarie online varia molto: c’è chi è curioso, chi cerca attivamente (soprattutto su pubertà, ciclo mestruale, esercizio fisico, dieta), e chi invece usa internet solo per divertimento o comunicazione.
- Fattori chiave: Età e istruzione contano. Gli studenti universitari, specie quelli in facoltà sanitarie, si sentono più sicuri nel valutare le informazioni rispetto ai ragazzi delle scuole superiori. Il contesto politico pesa: alcuni ragazzi del nord, più colpiti dalle recenti tensioni, considerano la ricerca di info su piccoli problemi di salute “non una priorità ora”.
- Genere: Emergono stereotipi. Si pensa che le ragazze cerchino di più info su pelle e corpo, e vengano percepite come più abili online. Le ragazze, in effetti, mostrano un approccio più olistico alla salute e sono più proattive nel fare domande.
- Fonti “offline”: Nonostante tutto, la mamma resta un punto di riferimento fondamentale (“Perché dovrei usare internet se c’è mia madre?”), seguita da amici e farmacisti. Il medico? Si consulta solo per problemi seri, e molti non ne vedono uno da anni. Rimedi tradizionali come menta e camomilla sono molto usati.

2. Internet, piattaforme e risorse preferite:
L’avventura digitale inizia prestissimo, a volte già a 3-4 anni! L’uso dei social media decolla intorno alla prima o seconda media. Le ore davanti allo schermo possono essere tante, fino a 14 (!), anche se c’è chi lo usa solo nel tempo libero. Smartphone per chattare e social, laptop per studiare e ricercare.
- Esposizione passiva: Spesso le informazioni sulla salute non vengono cercate attivamente, ma “inciampano” addosso ai ragazzi tramite gli algoritmi dei social (TikTok in primis). Un video su una pillola dimagrante visto ripetutamente può accendere la curiosità, anche se non si era interessati all’argomento.
- Cosa piace online: Vincono le piattaforme interattive e multimediali come TikTok e YouTube. Contenuti brevi e veloci sono preferiti ai testi lunghi e dettagliati. La privacy è importante (poter fare domande anonime è un plus). Siti con nomi “medici” (tipo Mayo Clinic) e loghi riconoscibili ispirano fiducia, mentre quelli troppo carichi di colori o elementi grafici confusi vengono scartati.
3. Strategie di ricerca e validazione (o tentativi di):
Qui le opinioni si dividono. C’è chi pensa che cercare online sia facile e non richieda abilità particolari (grazie a correttori automatici e comandi vocali), e chi invece sottolinea l’importanza di saper leggere, scrivere, formulare bene la domanda e, soprattutto, distinguere il vero dal falso. Analizzare la fonte, capire se è scientificamente valida: queste sono le skill che servono, dicono alcuni, e si imparano con l’esperienza.
- Come cercano: Google è il re, seguito da social media e ChatGPT. Si scrivono domande, parole chiave, frasi dettagliate, principalmente in arabo. Si legge il riassunto di Google, si clicca sui primi risultati, si confrontano un paio di fonti. Pochi scaricano PDF o usano un solo sito.
- Validazione: Come capire se fidarsi? Si guarda all’autore (è un esperto riconosciuto? Un’istituzione?), si leggono i commenti e le recensioni, si confronta con la propria esperienza o si chiede a familiari/amici. Alcuni verificano con medici o persone che hanno provato quella cosa. Ma l’incertezza resta: “Sarà affidabile?”.

4. Sfide e impatto di una limitata e-health literacy:
Cosa succede dopo la ricerca? I comportamenti sono vari: c’è chi ignora l’informazione (era solo curiosità), chi la testa su di sé prima di consigliarla, chi la salva per dopo (ma poi magari non la riguarda più), chi cerca conferme da esperti.
- Ostacoli: La scarsa conoscenza di base sulla salute rende difficile formulare domande e valutare le risposte. La paura di trovare notizie allarmanti (cybercondria) frena alcuni. La barriera linguistica è un problema (termini medici in inglese!), anche se le funzioni di traduzione aiutano. Mancano piattaforme sanitarie online locali, in arabo, affidabili. L’accesso a internet non è scontato ovunque, e ci sono restrizioni. Le difficoltà economiche limitano l’accesso a istruzione e informazione.
- Il contesto politico e tecnologico: Non dimentichiamo le restrizioni imposte dall’occupazione. La Cisgiordania ha avuto il 3G solo nel 2018, Gaza è ancora ferma al 2G, e il 4G è un miraggio. L’accesso a tecnologie globali e attrezzature essenziali è limitato, creando un gap tecnologico notevole. Questo influenza pesantemente le possibilità di accesso e la qualità dei servizi online.
Cosa ci insegna tutto questo?
Questo studio ci dice che gli adolescenti palestinesi sono immersi nel mondo digitale, ma la loro capacità di usarlo efficacemente per la salute (la famosa e-health literacy) è ancora acerba e fortemente condizionata da fattori personali, tecnologici, culturali e, in modo preponderante, dal contesto politico ed economico instabile. C’è una discrepanza tra l’uso massiccio di internet per svago e la capacità di sfruttarlo come risorsa affidabile per il benessere.
La famiglia, gli amici, la scuola rimangono fonti primarie, spesso più fidate del web. L’esposizione all’informazione sanitaria online è più passiva che attiva, guidata dagli algoritmi più che da una ricerca consapevole.

La strada da percorrere
È chiaro che c’è bisogno di fare di più per potenziare questi ragazzi. Come?
- Educazione: Migliorare i programmi scolastici sulla salute (non solo biologia!), includendo benessere fisico e mentale, nutrizione, salute sessuale e riproduttiva.
- Competenze digitali: Insegnare a usare internet in modo critico, a valutare le fonti, a riconoscere le fake news. Organizzare workshop e attività extrascolastiche.
- Risorse adeguate: Creare piattaforme e contenuti online in arabo, affidabili, accessibili, culturalmente rilevanti e che rispondano ai loro bisogni (interattivi, chiari, concisi).
- Coinvolgimento: Lavorare insieme – scuole, famiglie, comunità, operatori sanitari, esperti di tecnologia – per creare un ambiente che supporti l’alfabetizzazione sanitaria digitale. Promuovere l’educazione tra pari (peer education).
- Sensibilizzazione: Parlare apertamente dell’uso consapevole della tecnologia con ragazzi, genitori e insegnanti.
Insomma, aiutare gli adolescenti palestinesi a diventare navigatori esperti e critici del mondo della salute online non è solo una questione tecnologica, ma un passo fondamentale per il loro benessere presente e futuro, specialmente in un contesto così complesso. È una sfida che richiede impegno su più fronti, ma ne vale assolutamente la pena.
Fonte: Springer
