Sri Lanka: Come Stanno Davvero gli Adolescenti negli Istituti? Uno Sguardo su Cibo, Mente e Vita
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio un po’ particolare, fino in Sri Lanka, per esplorare un tema delicato ma fondamentale: come vivono gli adolescenti negli istituti di assistenza all’infanzia. Mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto nel distretto di Galle, che ha cercato di fare luce su tre aspetti cruciali della loro vita: lo stato nutrizionale, lo stato psicologico e la qualità della vita (QoL). E, lasciatemelo dire, i risultati fanno riflettere parecchio.
L’adolescenza, si sa, è quella fase pazzesca tra l’infanzia e l’età adulta (dai 10 ai 19 anni, per intenderci), un periodo di cambiamenti rapidissimi a livello fisico, mentale e sociale. È il momento in cui si gettano le basi per la salute e il benessere futuri. Ma cosa succede quando un ragazzo o una ragazza, per i motivi più disparati, non può crescere nella propria famiglia e finisce in un istituto? L’istituzionalizzazione viene vista come una misura protettiva, un’ancora di salvezza temporanea, ma che impatto ha davvero su questi giovani?
Uno Sguardo da Vicino: Chi Sono Questi Ragazzi?
Lo studio ha coinvolto 320 adolescenti (con un tasso di risposta altissimo, il 90%!) ospitati in 12 diverse strutture nel distretto di Galle. La prima cosa che salta all’occhio è che la maggioranza, oltre il 60%, erano ragazze. Questo dato, già emerso in studi precedenti, suggerisce forse una maggiore vulnerabilità o una minore protezione per le femmine nella società locale? È una domanda che resta aperta.
L’età andava dai 10 ai 19 anni, distribuiti abbastanza equamente tra pre-adolescenti e adolescenti più grandi. Quasi tutti (il 94%) frequentavano la scuola, anche se le performance, soprattutto in inglese, non erano brillanti, ma nella media per le altre materie.
E perché finiscono lì? I motivi sono diversi e spesso dolorosi: la ragione più comune (quasi il 34%) è la mancanza di protezione nella società o in famiglia. Seguono la povertà (26.6%) e problemi legati alla “disobbedienza” (27.6%). Un dato particolarmente allarmante riguarda gli abusi sessuali, motivo di ingresso per quasi l’8% dei ragazzi, e di questi, ben il 96% erano femmine. Un campanello d’allarme enorme sulla sicurezza delle ragazze.
Un altro aspetto toccante è il legame con le famiglie d’origine. Sorprendentemente, quasi la metà dei ragazzi aveva entrambi i genitori, e solo una piccola parte (meno dell’8%) non ne aveva nessuno. Eppure, le visite erano rare: solo il 3% riceveva visite frequenti, mentre oltre la metà non vedeva quasi mai i propri genitori o tutori. Immaginate l’impatto emotivo di questa solitudine…
Nutrizione: Tra Normalità e Squilibri Nascosti
Passiamo al cibo, un diritto fondamentale per ogni bambino e adolescente, cruciale in questa fase di crescita accelerata. Come se la cavano dal punto di vista nutrizionale questi ragazzi? Beh, qui i risultati sono un po’ contrastanti.
La buona notizia è che la maggioranza (quasi il 58%) aveva un peso considerato normale (valutato tramite l’Indice di Massa Corporea, BMI). Solo l’11% circa era sottopeso. La notizia meno buona, però, è che quasi il 31% era sovrappeso o obeso. Un dato significativo, che segue un trend globale di aumento del sovrappeso anche tra i più giovani.
Ma c’è un “però” importante. Se guardiamo a cosa mangiano, la situazione cambia. Lo studio ha verificato se i ragazzi ricevessero le porzioni giornaliere raccomandate secondo le linee guida alimentari. E qui casca l’asino: solo il 35% circa consumava abbastanza cereali/amidacei e appena il 30% assumeva la giusta quantità di legumi. Sembra che, nonostante un BMI spesso nella norma o addirittura alto, la qualità della dieta non sia ottimale, mancando di equilibrio in componenti fondamentali. Forse le donazioni frequenti da parte di benefattori, che assicurano pasti regolari, non sempre garantiscono una dieta bilanciata? È un’ipotesi.

Il Peso sulla Mente: Depressione e Ansia Diffuse
E la salute mentale? Sappiamo che crescere in un istituto, lontano dagli affetti primari, può avere conseguenze psicologiche importanti. I risultati dello studio confermano questa preoccupazione. Utilizzando una scala validata (la DASS-21), è emerso un quadro preoccupante:
- Depressione: Ben il 70% degli adolescenti mostrava un qualche grado di depressione, da lieve a estremamente grave. Solo il 30% rientrava nella normalità. Tra chi ne soffriva, la forma più comune era quella moderata (36.6%).
- Ansia: La metà dei partecipanti (quasi il 52%) sperimentava ansia, con livelli che andavano da moderati (la maggioranza) a estremamente gravi (oltre il 7%).
- Stress: Qui il dato è leggermente più confortante. La maggior parte dei ragazzi (quasi il 70%) non mostrava livelli di stress preoccupanti.
Questi numeri sono un pugno nello stomaco. La depressione e l’ansia sono compagne di viaggio per tantissimi di questi adolescenti. Lo studio ha anche trovato un’associazione statisticamente significativa tra la presenza o meno dei genitori (o meglio, lo status parentale) e lo stato psicologico (depressione, ansia, stress). Sembra che avere o non avere genitori influenzi direttamente il benessere mentale. Anche le ragioni dell’istituzionalizzazione sono risultate legate all’ansia.
Qualità della Vita: Soddisfacente, Ma con Zone d’Ombra
Infine, la qualità della vita (QoL), misurata con la scala PedsQL™ 4.0, che valuta il benessere fisico, emotivo, sociale e scolastico. L’obiettivo finale dell’assistenza dovrebbe essere proprio garantire una buona QoL.
Complessivamente, i punteggi medi per tutti e quattro gli ambiti erano sopra il 50%, indicando una QoL generalmente soddisfacente. Un risultato che, visti i dati su depressione e ansia, potrebbe sorprendere. Tuttavia, scavando un po’, si nota che i punteggi erano relativamente più bassi per il funzionamento emotivo e il funzionamento scolastico.
E qui le cose si collegano: lo studio ha trovato legami significativi tra lo stato psicologico e la QoL.
- Lo stress era associato negativamente a ben tre domini della QoL: fisico, emotivo e scolastico.
- L’ansia era legata a un peggior funzionamento fisico ed emotivo.
- La depressione impattava significativamente sul funzionamento emotivo.
Curiosamente, in questo specifico campione, non è emersa un’associazione significativa tra lo stato nutrizionale (BMI) e lo stato psicologico o la qualità della vita.

Cosa Ci Portiamo a Casa?
Insomma, questo studio ci offre uno spaccato importante sulla vita degli adolescenti negli istituti del distretto di Galle, in Sri Lanka. Ci dice che, sebbene la maggior parte abbia un peso corporeo nella norma (con un problema emergente di sovrappeso), la loro dieta potrebbe non essere equilibrata. Ci urla che la loro salute mentale è a rischio, con livelli altissimi di depressione e ansia, strettamente legati alla loro situazione familiare e alla qualità della loro vita emotiva e scolastica.
La QoL generale sembra “soddisfacente”, ma le difficoltà emotive e scolastiche sono evidenti e collegate allo stress psicologico.
Cosa fare? Gli autori dello studio suggeriscono azioni concrete:
- Implementare meccanismi di screening regolari per monitorare lo stato nutrizionale e psicologico, identificando precocemente chi ha bisogno di aiuto.
- Indirizzare chi necessita di trattamento o counseling ai servizi appropriati il prima possibile.
- Guidare i donatori affinché forniscano alimenti bilanciati, non solo abbondanti, per prevenire sia la malnutrizione che il sovrappeso/obesità.
Questi ragazzi sono il futuro della loro società. Capire i loro problemi, nutrizionali e psicologici, è il primo passo per poter intervenire e migliorare davvero la loro qualità di vita, aiutandoli a costruirsi un domani più sereno e produttivo. È una sfida complessa, ma necessaria.
Fonte: Springer
