Mamma in Forma, Latte Super? Non È Così Semplice: Il Peso Materno Rimescola le Carte dei Grassi Essenziali!
Amiche e amici, parliamoci chiaro: il latte materno è una specie di super-alimento, vero? Un concentrato di meraviglie per i nostri cuccioli, pieno zeppo di nutrienti essenziali, tra cui i famosi acidi grassi polinsaturi (PUFA) omega-3 e omega-6. Questi grassi sono cruciali per lo sviluppo del cervello, della vista e del sistema immunitario del neonato. Ma vi siete mai chiesti se il “bagaglio” di adipe della mamma, cioè la sua massa grassa, possa in qualche modo influenzare la composizione di questo nettare, soprattutto per quanto riguarda questi preziosi grassi?
La Grande Domanda: Peso Materno e Qualità del Latte
Ecco, è proprio qui che la faccenda si fa intrigante. Da tempo, noi ricercatori (sì, mi ci metto in mezzo perché la scienza è un viaggio collettivo!) ci chiediamo se le mamme in sovrappeso o obese (OW/OB) producano un latte con un profilo di acidi grassi diverso rispetto alle mamme normopeso (HW). E se sì, questa differenza è dovuta principalmente a ciò che mangiano, o c’è di mezzo il loro stesso metabolismo, magari un po’ “scombussolato” dall’eccesso di adipe che può portare a uno stato pro-infiammatorio?
Sappiamo che il grasso corporeo non è solo una riserva di energia passiva, ma un vero e proprio organo endocrino che produce sostanze che possono influenzare tutto l’organismo. E quando ce n’è troppo, questo equilibrio può alterarsi, portando a quella che chiamiamo infiammazione cronica di basso grado.
Cosa Abbiamo Cercato di Capire (e Come)
Per vederci più chiaro, è stato condotto uno studio (chiamato BLOOM, un nome che sa di fioritura, proprio come l’allattamento!) su 40 mamme, circa 15 settimane dopo il parto. Metà di loro erano normopeso e l’altra metà in sovrappeso o obese, ma tutte allattavano prevalentemente o esclusivamente al seno. Abbiamo analizzato la loro dieta tramite diari alimentari di tre giorni, abbiamo misurato la loro composizione corporea con una tecnica super precisa (la DXA, che ci dice quanta massa grassa e magra c’è e dove si localizza), e abbiamo prelevato campioni del loro sangue (siero) e del loro latte per analizzarne il contenuto di acidi grassi.
Le nostre ipotesi di partenza erano:
- Le mamme OW/OB avranno meno omega-3 e più omega-6 nel siero e nel latte, senza che questo dipenda per forza dalla loro dieta.
- La quantità di omega-3 e omega-6 nel latte sarà legata a quella nella dieta, e questo legame sarà “mediato” da quello che troviamo nel siero.
- L’adiposità materna “indebolirà” queste associazioni.
Vediamo un po’ cosa è saltato fuori!
I Risultati: Conferme e Sorprese Inaspettate
Allora, tenetevi forte. Le mamme OW/OB, rispetto a quelle normopeso, avevano effettivamente livelli più alti di acidi grassi trans sia nella dieta che nel siero (attenzione ai grassi trans, non sono proprio il top!). Ma la cosa più interessante per noi era che nel loro latte c’era meno DHA (acido docosaesaenoico), un omega-3 importantissimo per il cervello del bambino, nonostante la loro assunzione dietetica di DHA non fosse significativamente diversa da quella delle mamme normopeso. Questa è stata una prima, parziale conferma della nostra prima ipotesi, ma solo per il DHA.
Poi, abbiamo esaminato come i grassi passano dalla dieta al latte. Immaginate un percorso: Dieta → Siero → Latte. Abbiamo scoperto che il siero fa davvero da “intermediario”. Per alcuni acidi grassi come l’acido linoleico (LA, un omega-6), gli omega-3 totali e l’acido alfa-linolenico (ALA, un altro omega-3), l’effetto della dieta sul latte era parzialmente mediato dal siero. Questo significa che una parte dei grassi che la mamma mangia finisce nel sangue e da lì passa nel latte, ma forse un’altra parte arriva al latte per vie diverse o da riserve corporee. Per il DHA, sembrava che tutto il passaggio dalla dieta al latte fosse mediato dal siero, anche se questo risultato era al limite della significatività statistica.

Ma la vera svolta, il colpo di scena, è arrivato quando abbiamo considerato l’adiposità della mamma, cioè la sua quantità di grasso corporeo. Qui le cose si sono fatte complesse e affascinanti!
L’Adiposità Rimescola le Carte: Un Effetto “Moderatore”
Abbiamo scoperto che l’adiposità materna non si limita a stare lì, ma “modera”, cioè cambia, le relazioni tra dieta, siero e latte. E lo fa in modo un po’ sorprendente:
- Indebolisce il legame Dieta → Latte: Più la mamma aveva grasso corporeo, più debole diventava l’associazione diretta tra i grassi che mangiava (a breve termine, secondo i diari) e quelli che finivano nel suo latte. È come se, per le mamme con più adipe, la dieta del giorno prima contasse un po’ meno per la composizione immediata del latte.
- Rafforza il legame Siero → Latte: Incredibilmente, più la mamma aveva grasso corporeo, più forte diventava l’associazione tra i livelli di alcuni acidi grassi nel suo siero e quelli nel suo latte! Questo valeva per l’ALA, l’EPA (un altro omega-3), gli omega-6 totali e il rapporto omega-6/omega-3.
Questo significa che nelle mamme con maggiore adiposità, il latte sembra riflettere di più i livelli di grassi circolanti nel sangue, piuttosto che l’assunzione dietetica più recente. E da dove vengono questi grassi nel sangue? Beh, potrebbero derivare dalle riserve di grasso corporeo accumulate nel tempo!
Pensateci: il tessuto adiposo è un grande magazzino di acidi grassi. È possibile che le mamme con più “scorte” mobilitino questi grassi dalle loro riserve, li immettano nel circolo sanguigno e da lì passino al latte. Questo spiegherebbe perché, in queste mamme, il legame tra siero e latte è più forte, mentre quello con la dieta a breve termine è più debole.
Quindi, la nostra terza ipotesi è stata confermata solo in parte e in modo più complesso del previsto: l’adiposità attenua sì il legame diretto dieta-latte, ma potenzia quello siero-latte. Un vero e proprio gioco di equilibri!
Cosa Significa Tutto Questo per le Mamme e i Bambini?
Questi risultati ci dicono che la composizione del latte materno, soprattutto per i PUFA, potrebbe essere influenzata più dalla dieta a lungo termine (che si riflette nelle riserve adipose) che da quella a breve termine, specialmente nelle mamme con maggiore adiposità. Il fatto che le mamme OW/OB avessero meno DHA nel latte, nonostante un apporto dietetico simile, è un campanello d’allarme. Potrebbe essere che l’eccesso di adipe e la potenziale infiammazione associata interferiscano con il metabolismo o il trasporto del DHA, o che questo venga utilizzato di più dall’organismo materno per altri scopi.
Perché ci interessa tanto? Perché il DHA è fondamentale per lo sviluppo neurologico e visivo del bambino. Se il latte delle mamme OW/OB ne contiene meno, questo potrebbe avere implicazioni per il piccolo. Non vogliamo creare allarmismi, sia chiaro, ma è un aspetto da approfondire.
I nostri risultati suggeriscono che forse le mamme con maggiore adiposità potrebbero aver bisogno di strategie nutrizionali specifiche, forse più focalizzate sull’assunzione di omega-3 nel lungo periodo, per ottimizzare la composizione del loro latte. Non si tratta di “colpevolizzare”, ma di capire come supportare al meglio ogni mamma e ogni bambino.

È affascinante pensare a come il corpo materno si adatti e gestisca le risorse. L’allattamento è un processo dinamico, e l’interazione tra la mamma, il suo latte e il bambino – quella che chiamiamo la “triade madre-latte-bambino” – è un campo di studio in continua evoluzione.
Punti di Forza e Limiti della Ricerca
Uno dei punti di forza di questo studio è stato l’approccio completo: abbiamo guardato la dieta, il sangue e il latte, usando tecniche analitiche avanzate e misurazioni precise della composizione corporea. Abbiamo anche usato analisi statistiche moderne (mediazione e moderazione) che ci permettono di capire meglio queste complesse relazioni.
Certo, ci sono anche dei limiti. Il numero di partecipanti non era enorme, il che significa che alcuni risultati potrebbero essere dovuti al caso e che dobbiamo essere cauti nell’interpretarli. Inoltre, non abbiamo seguito le mamme nel tempo, quindi abbiamo solo una “fotografia” di un momento specifico. Sarebbe bello vedere come queste dinamiche cambiano durante tutto il periodo dell’allattamento. E non abbiamo misurato direttamente i marcatori dell’infiammazione, che potrebbero giocare un ruolo chiave.
La maggior parte delle partecipanti aveva anche uno status socio-economico elevato, il che potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati ad altre popolazioni. E forse, le mamme OW/OB nel nostro studio erano quelle senza particolari difficoltà di allattamento o alterazioni metaboliche severe, il che potrebbe non rappresentare tutte le mamme in quella condizione.
Conclusioni Provvisorie e Prospettive Future
In sintesi, questa ricerca ci ha mostrato che:
- Le mamme OW/OB potrebbero avere meno DHA nel latte, indipendentemente dall’apporto dietetico a breve termine.
- Il passaggio dei grassi dalla dieta al latte è in parte mediato dal siero.
- L’adiposità materna ha un effetto “doppio”: indebolisce il legame diretto tra dieta recente e latte, ma rafforza quello tra siero e latte. Questo suggerisce che le riserve corporee a lungo termine potrebbero essere più importanti per la composizione del latte nelle mamme con più adipe.
Questi risultati, seppur preliminari, aprono la strada a nuove domande e sottolineano l’importanza di considerare la mamma nella sua interezza. Non basta dire “mangia questo per avere un buon latte”. Bisogna capire come il suo corpo, con le sue specificità, metabolizza e trasferisce i nutrienti.
La sfida per noi ricercatori è continuare a indagare per poter fornire, un giorno, consigli nutrizionali sempre più personalizzati e mirati, specialmente per le mamme in sovrappeso o obese, per aiutarle a offrire il miglior nutrimento possibile ai loro bambini. Perché ogni goccia di latte conta, e capire come renderla “super” per ogni bambino è una missione che ci appassiona!

Fonte: Springer
