Immagine concettuale fotorealistica divisa verticalmente: a sinistra, una sezione di un'immagine SPECT/CT ad alta risoluzione che mostra sfere colorate (simulazione di captazione di 177Lu) di diverse dimensioni su uno sfondo più scuro; a destra, un medico dall'aspetto rassicurante indica l'immagine su uno schermo a un paziente attento. Obiettivo prime 50mm. Dettagli: Profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo dietro medico e paziente, illuminazione calda e controllata sulla parte destra, illuminazione più clinica e neutra sulla parte sinistra dell'immagine dello scan.

SPECT/CT e Lutezio-177: Quanto è Precisa la Mira nella Terapia Mirata?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi appassiona molto e che sta rivoluzionando il modo in cui affrontiamo alcune terapie contro il cancro: la medicina nucleare personalizzata. In particolare, voglio addentrarmi nel mondo della SPECT/CT e di un attore protagonista, il Lutezio-177 (177Lu).

Sapete, quando si parla di terapie mirate con radionuclidi, come quella con il 177Lu, la precisione è tutto. Dobbiamo sapere esattamente dove va a finire il farmaco radioattivo nel corpo del paziente e quanto ne arriva, per essere sicuri di colpire il bersaglio (il tumore) e risparmiare il più possibile i tessuti sani. È qui che entra in gioco l’imaging, e la SPECT/CT è una delle tecniche più promettenti.

La Sfida della Quantificazione

La SPECT/CT combina due tecnologie: la SPECT (Tomografia a Emissione di Fotone Singolo), che ci mostra dove si distribuisce la radioattività, e la CT (Tomografia Computerizzata), che ci dà una mappa anatomica dettagliata. Insieme, ci permettono non solo di vedere, ma anche di misurare. E misurare, in questo campo, significa fare dosimetria: calcolare la dose di radiazioni assorbita dai diversi organi e, soprattutto, dal tumore.

Ma quanto sono affidabili queste misurazioni? È questa la domanda cruciale. L’imaging nucleare tradizionale aveva i suoi limiti in termini di accuratezza quantitativa. Con la SPECT/CT “quantitativa”, però, le cose sono cambiate. Ora possiamo ottenere valori numerici, come il famoso SUV (Standardized Uptake Value), che ci aiutano a capire quanto il tracciante si è concentrato in una certa area. Questo è fondamentale per valutare la risposta alla terapia.

Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica. Ci sono diversi fattori che possono “sporcare” le nostre misure e rendere le immagini meno precise. Pensate ai fotoni gamma emessi dal 177Lu: mentre viaggiano nel corpo per raggiungere il detector della SPECT, possono essere assorbiti dai tessuti (attenuazione) o deviati dalla loro traiettoria originale (scatter o diffusione). Questi fenomeni possono falsare la quantità di radioattività che misuriamo. Immaginate di dover contare delle biglie lanciate da lontano mentre alcune vengono fermate o deviate da ostacoli: il conteggio finale potrebbe non essere esatto!

Mettere alla Prova la SPECT/CT: Il Nostro Studio

Proprio per capire meglio i limiti e le potenzialità della SPECT/CT con il 177Lu, abbiamo deciso di metterla alla prova. Come? Utilizzando un “manichino” speciale, chiamato phantom NEMA IQ. Questo phantom è progettato per simulare il corpo umano e contiene delle sfere di diverse dimensioni (da 10 a 37 mm di diametro) che possiamo riempire con una quantità nota di 177Lu, mimando così dei tumori o delle lesioni.

Abbiamo riempito cinque di queste sfere (da 10 a 28 mm) con una concentrazione nota di 177Lu (440 kBq/mL). La sfera più grande (37 mm) l’abbiamo lasciata “fredda”, riempiendola solo con acqua, per simulare un tessuto sano o una lesione che non capta il tracciante. Poi, abbiamo creato diversi scenari variando la radioattività nello “sfondo” del phantom, cioè nel liquido che circondava le sfere. Abbiamo testato quattro condizioni:

  • Nessuna radioattività di fondo (contrasto massimo).
  • Rapporto sfera calda/sfondo di 16:1.
  • Rapporto sfera calda/sfondo di 8:1.
  • Rapporto sfera calda/sfondo di 4:1.

Questo ci ha permesso di simulare diverse situazioni cliniche, dove il tumore può essere più o meno “visibile” rispetto ai tessuti circostanti. Abbiamo anche inserito un inserto che simula il tessuto polmonare, per valutare l’accuratezza della correzione per l’attenuazione in un’area notoriamente difficile.

Abbiamo quindi acquisito le immagini con la nostra SPECT/CT (una Discovery NM/CT 670 Pro, per i più tecnici) usando parametri standard e ricostruito i dati con un metodo chiamato OSEM, applicando le correzioni necessarie (attenuazione, scatter, ecc.).

Immagine fotorealistica di una sala SPECT/CT moderna. Si vede il gantry della macchina con il lettino paziente in primo piano, su cui è posizionato un phantom NEMA IQ trasparente con sfere visibili all'interno. Illuminazione controllata da laboratorio, leggermente fredda. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo che mantiene a fuoco sia il phantom che parte del gantry.

Cosa Abbiamo Misurato e Scoperto

Una volta ottenute le immagini, siamo andati a misurare alcune cose fondamentali. La prima è il Recupero di Contrasto Percentuale (%CR) per le sfere calde. In pratica, ci dice quanto bene la nostra SPECT/CT è riuscita a misurare la reale concentrazione di radioattività nelle sfere rispetto allo sfondo. Idealmente, vorremmo un %CR del 100%.

Poi abbiamo valutato la Variabilità del Background Percentuale (%BV). Questa misura ci dice quanto “rumore” o fluttuazione c’è nel segnale dello sfondo vicino a ciascuna sfera. Una bassa variabilità è desiderabile, perché significa che il segnale di fondo è uniforme e non interferisce troppo con la misura della sfera.

Infine, abbiamo calcolato l’Errore Residuo Polmonare, per vedere quanto accurata era la correzione per l’attenuazione nell’inserto polmonare.

E i risultati? Sono stati molto interessanti e confermano alcune cose che già sospettavamo, ma quantificandole in modo preciso per il 177Lu.

La dimensione conta! Come c’era da aspettarsi, le sfere più grandi sono più facili da misurare accuratamente. La sfera da 28 mm ha mostrato il miglior recupero di contrasto, specialmente quando il contrasto con lo sfondo era alto (rapporto 16:1). Al contrario, la povera sfera da 10 mm ha faticato parecchio: il suo recupero di contrasto è stato molto basso (intorno al 4-5%) in tutte le condizioni di background. Questo è il classico “effetto di volume parziale”: quando l’oggetto è piccolo rispetto alla risoluzione del sistema, la sua radioattività sembra “spalmarsi” un po’ fuori (spill-out) e il rumore di fondo “entra” dentro (spill-in), rendendo la misura imprecisa.

Anche il background ha il suo peso. Abbiamo visto che la concentrazione di radioattività nello sfondo influenza significativamente sia il recupero di contrasto che la variabilità del background. Un contrasto più alto (es. 16:1) migliora il %CR, ma tende anche ad aumentare la variabilità del background, soprattutto intorno alle sfere più piccole. La sfera “fredda” da 37 mm, invece, è risultata quella con il miglior contrasto (negativo, in questo caso) e la minor variabilità di fondo in tutte le condizioni, come ci si aspetterebbe.

Occhio ai polmoni (e alle correzioni). L’errore nella stima della radioattività nell’inserto polmonare è risultato maggiore quando non c’era background radioattivo e anche con il rapporto di contrasto più alto (16:1). Questo suggerisce che le correzioni per l’attenuazione e lo scatter sono più critiche e potenzialmente meno precise in condizioni estreme di contrasto.

Primo piano macro (obiettivo 100mm) di sfere di diverse dimensioni immerse in un liquido trasparente all'interno di un phantom. Alcune sfere emettono una debole luminescenza bluastra (simulando la radioattività del 177Lu), mentre una più grande è scura (fredda). Illuminazione controllata e drammatica che evidenzia i dettagli e il contrasto. Messa a fuoco precisa su una sfera di medie dimensioni.

Cosa Significa Tutto Questo per i Pazienti?

Questi risultati, anche se ottenuti su un phantom, hanno implicazioni importanti per la pratica clinica. Ci dicono che quando usiamo la SPECT/CT per la dosimetria del 177Lu, dobbiamo essere consapevoli che l’accuratezza della nostra misura dipende molto dalle dimensioni della lesione che stiamo guardando e dal livello di radioattività nei tessuti circostanti.

Per lesioni piccole, dobbiamo aspettarci una sottostima della reale concentrazione di radioattività e una maggiore incertezza dovuta alla variabilità del fondo. Questo significa che potremmo dover aggiustare i protocolli di imaging o i metodi di calcolo dosimetrico per tenere conto di questi effetti, specialmente se vogliamo essere molto precisi nel calcolare la dose al tumore.

Capire come questi fattori influenzano le nostre misure ci permette di ottimizzare i protocolli, migliorare l’accuratezza della dosimetria e, in definitiva, personalizzare ancora meglio le terapie con 177Lu per ogni singolo paziente. Una dosimetria più precisa può portare a risultati terapeutici migliori.

Limiti e Prospettive Future

Ovviamente, il nostro è uno studio su phantom. I pazienti reali sono molto più complessi: i tumori non sono sfere perfette, la distribuzione della radioattività può essere eterogenea, e ogni paziente ha caratteristiche anatomiche uniche. Quindi, il prossimo passo è validare questi risultati confrontandoli con dati clinici reali.

Inoltre, ci siamo concentrati sul 177Lu e su uno specifico sistema SPECT/CT. Sarebbe interessante estendere questi studi ad altri radionuclidi usati in terapia e diagnostica e confrontare diversi sistemi e algoritmi di ricostruzione.

In conclusione, il nostro lavoro aggiunge un tassello importante alla comprensione dell’accuratezza quantitativa della SPECT/CT per il 177Lu. Abbiamo visto che dimensioni e background sono fattori chiave che influenzano il recupero di contrasto e la variabilità del fondo. Essere consapevoli di queste dinamiche è fondamentale per affinare le tecniche di imaging e rendere la dosimetria personalizzata sempre più una realtà affidabile a vantaggio dei pazienti. La strada verso una medicina nucleare di precisione è ancora lunga, ma studi come questo ci aiutano a percorrerla con maggiore sicurezza!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *