Primo piano macro, 90mm, di una mano che posiziona un pezzo di puzzle a forma di turbina eolica su una mappa stilizzata del mondo, accanto a un pezzo simile raffigurante un pesce. Sullo sfondo sfocato, il logo dell'OMC. Illuminazione controllata e precisa, alto dettaglio sui pezzi del puzzle, simboleggiando la costruzione di nuovi accordi internazionali per la sostenibilità.

Accordo Sussidi Energetici: Sull’Onda della Pesca, Cambiamo Rotta?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore e che bolle in pentola a livello internazionale: i sussidi energetici. Sapete, la recente conclusione dell’Accordo sui Sussidi alla Pesca (AFS) sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ha riacceso una speranza. La speranza che si possa finalmente fare qualcosa di concreto anche per i sussidi nel settore energetico, un tema scottante e cruciale per il nostro futuro.

Perché un Accordo sull’Energia è Così Urgente?

Ve lo dico in tre punti chiave:

  • Poco spazio per le rinnovabili: Attualmente, le regole dell’OMC (in particolare l’Accordo sui Sussidi e sulle Misure Compensative, o ASCM) lasciano poco margine di manovra ai paesi membri per sostenere progetti di energia rinnovabile senza rischiare controversie legali.
  • Incentivi perversi: Sembra incredibile, ma le regole attuali rendono più “conveniente” portare in tribunale i sussidi alle rinnovabili piuttosto che quelli, ben più dannosi, ai combustibili fossili. Un controsenso pazzesco!
  • Manca un piano globale: A livello internazionale, non c’è ancora un piano chiaro e vincolante per eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, nonostante tutti sappiano quanto siano dannosi per il clima.
  • La necessità di avere più “spazio politico” per promuovere le rinnovabili è emersa chiaramente già nel 2012-2013 con il caso Canada—Energie Rinnovabili/Canada—Programma Feed-in Tariff. Da allora, ci sono state varie proposte di riforma, ma nessuna sembra aver fatto centro. Ecco perché un accordo specifico per il settore energetico, negoziato all’OMC, potrebbe essere la soluzione migliore. Vi spiego perché la penso così.

    Il Legame tra Commercio e Sviluppo Sostenibile

    L’idea di usare il diritto commerciale internazionale per promuovere obiettivi di sviluppo sostenibile non è nuova. È scritta nero su bianco sia nei principi fondanti del diritto climatico (come la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, UNFCCC) sia in quelli dell’OMC stessa (Accordo di Marrakesh). Entrambi riconoscono l’importanza di usare le risorse naturali in modo sostenibile. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) rafforzano ulteriormente questa visione cooperativa.

    Insomma, le basi ci sarebbero. Eppure, come dicevo, l’ASCM attuale non solo non aiuta lo sviluppo sostenibile, ma rischia persino di ostacolarlo. Regola tutti i sussidi allo stesso modo, ignorando completamente il loro scopo. Che sia un sussidio per una nuova centrale a carbone o per un parco eolico, per l’ASCM non fa differenza. E questo è un problema enorme.

    Pensateci: eliminare i sussidi ai combustibili fossili potrebbe ridurre le emissioni globali di CO2 fino all’8% entro il 2050! Se poi quei fondi fossero reinvestiti nelle rinnovabili, l’impatto sarebbe ancora maggiore. È una riduzione critica e urgente, se vogliamo davvero limitare il riscaldamento globale. Eppure, negli ultimi anni, complici la crisi energetica post-invasione dell’Ucraina e la ripresa economica post-pandemia, questi sussidi sono addirittura aumentati, raggiungendo la cifra folle di 7 trilioni di dollari! L’ASCM, così com’è, resta cieco di fronte a questa realtà.

    Fotografia di una sala riunioni dell'OMC a Ginevra, luce soffusa, tavolo lucido che riflette figure sfocate di delegati in giacca e cravatta. Sul tavolo, documenti sparsi con grafici sull'energia rinnovabile e simboli del dollaro. Obiettivo prime, 35mm, profondità di campo ridotta per focalizzare sui documenti, atmosfera tesa e formale. Colori duotone seppia e grigio.

    Il Problema Attuale: Regole Cieche e Spazi Stretti

    L’ASCM, come abbiamo visto, tratta tutti i sussidi allo stesso modo. Ma perché questo è particolarmente problematico per l’energia? I sussidi sono giustificati in economia quando il mercato fallisce nel fornire beni pubblici desiderabili o nel gestire le “esternalità”, cioè costi o benefici che non sono inclusi nel prezzo di un bene. Il cambiamento climatico è la più grande esternalità mai vista, perché i costi ambientali dell’industrializzazione basata sui fossili non sono mai stati veramente pagati.

    Il Fondo Monetario Internazionale stima che i sussidi “impliciti” ai fossili (quelli che non considerano i costi esterni come danni alla salute e all’ambiente) siano quasi 10 volte superiori a quelli “espliciti” (riduzioni dirette del prezzo). Parliamo di circa 5,4 trilioni contro 577 miliardi di dollari! Eliminare questi sussidi non solo aiuterebbe il clima, ma libererebbe risorse enormi per sanità, istruzione, infrastrutture. E darebbe finalmente una spinta all’innovazione nelle energie pulite.

    Le energie rinnovabili, pur essendo cruciali, affrontano ostacoli enormi: infrastrutture costose, regolamentazioni complesse. Spesso, i sussidi sono l’unico modo per renderle competitive, almeno all’inizio. Ma qui casca l’asino: l’ASCM, dopo la scadenza nel 2000 di una categoria di “sussidi non perseguibili” (che includeva quelli ambientali), è diventato indifferente alla ratio di un sussidio. Questa cecità è in contrasto con le dichiarazioni della stessa Direttrice Generale dell’OMC, Ngozi Okonjo-Iweala, con le preferenze di molti membri e con numerosi strumenti internazionali che chiedono azioni urgenti sul clima e sui sussidi fossili.

    Perché i Sussidi Fossili “Passano Lisci”?

    C’è un altro paradosso: le controversie all’OMC riguardano molto più spesso i sussidi alle rinnovabili che quelli ai fossili. Come mai? Una spiegazione è che le industrie fossili e i consumatori spesso beneficiano entrambi di questi sussidi (prezzi più bassi), quindi nessuno ha interesse a denunciarli. Inoltre, i sussidi al consumo di fossili possono persino aumentare i prezzi internazionali, avvantaggiando i produttori esteri.

    Ma c’è di più. Le decisioni legali sono influenzate dalla politica. Le lobby fossili sono potentissime e hanno grande influenza sui governi, preoccupati per la sicurezza energetica e l’inflazione. Molti governi preferiscono non attaccare i sussidi fossili altrui per non rischiare che i propri finiscano sotto i riflettori.

    Al contrario, i sussidi alle rinnovabili spesso includono “requisiti di contenuto locale” (LCR), che obbligano a usare una certa quantità di materiali o componenti prodotti localmente. Questi LCR, pur aiutando a sviluppare l’industria nazionale e a rendere i progetti politicamente accettabili, sono intrinsecamente discriminatori verso i produttori stranieri. E questo li rende un bersaglio facile per le controversie all’OMC.

    Il Caso Canada: Un Campanello d’Allarme Ignorato?

    Il caso Canada—Renewable Energy/Canada—Feed-in Tariff Program è emblematico. L’Ontario aveva un programma che legava gli incentivi per l’energia rinnovabile a requisiti di contenuto locale. Giappone e UE lo hanno contestato. L’OMC ha dato loro ragione sulla discriminazione (violazione del GATT e dell’Accordo TRIMS), ma sulla questione chiave – se l’incentivo fosse un “sussidio” che conferiva un “beneficio” ai sensi dell’ASCM – l’Organo d’Appello (AB) ha fatto un passo indietro.

    L’AB ha criticato i parametri usati per dimostrare il “beneficio” e, di fatto, non ha completato l’analisi, appellandosi all'”economia giudiziaria”. Molti esperti hanno criticato questa mossa come “acrobazia legale”, un modo per evitare uno scontro aperto tra regole commerciali e politiche climatiche. Il risultato, però, è stato perverso: non chiarendo se quel tipo di incentivo fosse un sussidio problematico ai sensi dell’ASCM, l’AB ha di fatto nascosto la mancanza di spazio politico nelle regole attuali, bloccando potenziali riforme.

    Immagine concettuale, wide-angle 15mm, che mostra due metà: a sinistra, una rete da pesca stracolma tirata fuori da un mare scuro e impoverito; a destra, una ciminiera fumante accanto a una piattaforma petrolifera offshore sotto un cielo inquinato. Illuminazione drammatica, stile fotogiornalistico, alto dettaglio, focus nitido su entrambe le scene per evidenziare il parallelo dello sfruttamento delle risorse.

    Soluzioni sul Tavolo: Bastano Davvero?

    Vista l’incertezza legale, sono state proposte diverse soluzioni per riformare l’ASCM e dare più spazio alle rinnovabili:

    • Resuscitare l’Articolo 8.2(c) ASCM: Quello sui sussidi ambientali “non perseguibili”. Sembra una buona idea, ma i criteri originali erano molto restrittivi (misure una tantum, limitate al 20% dei costi di adattamento, ecc.). Non coprirebbe la maggior parte dei progetti rinnovabili attuali.
    • Applicare le eccezioni dell’Articolo XX GATT all’ASCM: L’Articolo XX permette eccezioni alle regole commerciali per motivi non commerciali (salute, ambiente, ecc.), purché non siano discriminatorie o restrizioni commerciali mascherate. Tecnicamente si potrebbe fare, ma politicamente è difficile ottenere l’accordo di 164 membri. E soprattutto, a causa del requisito di non discriminazione, non salverebbe i sussidi con LCR (come quello canadese) e offrirebbe comunque poco spazio di manovra. Inoltre, implicherebbe fare causa, con costi, tempi e rischi.
    • Una “deroga” (waiver) temporanea: Si potrebbe concedere una deroga temporanea dalle regole ASCM per i sussidi energetici. Richiederebbe “solo” il consenso dei tre quarti dei membri (più facile dell’unanimità) e il cambiamento climatico sarebbe certamente una “circostanza eccezionale”. Potrebbe essere un’utile misura ponte, ma le deroghe sono temporanee e vanno riviste annualmente. Usarle per modifiche permanenti è giuridicamente precario e non risolverebbe il problema di fondo né affronterebbe i sussidi fossili.

    Insomma, queste proposte, pur interessanti, non sembrano risolvere davvero il problema. Non ampliano significativamente lo spazio politico per le rinnovabili e non toccano i sussidi fossili.

    L’Idea Vincente: Un Accordo Dedicato all’Energia

    Ecco perché credo che la strada maestra sia un nuovo accordo settoriale specifico per l’energia, negoziato all’OMC. Un accordo che faccia due cose fondamentali:

    1. Garantisca più spazio politico (un “porto sicuro”) per i sussidi alle energie rinnovabili.
    2. Stabilisca un percorso e delle scadenze per eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili (FFSR – Fossil Fuel Subsidy Reform).

    L’idea non è nuova, ma è sempre stata accolta con scetticismo (“irrealistica”, “difficile da raggiungere”). Ma qui entra in gioco l’Accordo sulla Pesca (AFS). Il fatto che i membri dell’OMC siano riusciti a negoziare (anche se parzialmente) un accordo su un tema così complesso e legato alla sostenibilità ambientale è un segnale potente. Dimostra che si può fare! Le analogie tra sussidi alla pesca e sussidi energetici sono note da tempo: entrambi riguardano lo sfruttamento eccessivo di risorse finite incentivato da strutture economiche fallaci. È ora di capitalizzare questo slancio.

    Pesca ed Energia: Gemelli Diversi?

    Ma l’energia è come la pesca? Ci sono somiglianze e differenze importanti.

    Somiglianze:

    • Tragedia dei beni comuni: Entrambi i settori soffrono di “imperfezioni di mercato” che portano allo sfruttamento eccessivo di risorse comuni (stock ittici, atmosfera pulita).
    • Poche controversie legali: Come per i fossili, anche i sussidi alla pesca dannosi raramente finiscono davanti all’OMC, per ragioni simili (difficoltà di prova, riluttanza reciproca, scarsa notifica).
    • Definizioni non univoche: Non c’è un accordo universale su cosa sia esattamente un “sussidio alla pesca” o un “sussidio energetico”, complicando la regolamentazione.

    Differenze:

    • “Togliere” vs “Mettere”: La pesca eccessiva toglie risorse (pesce), il bruciare fossili mette inquinamento (CO2). La pesca sostenibile permette il ripopolamento, mentre i danni climatici sono difficilmente reversibili. Un accordo sull’energia deve puntare all’eliminazione dei fossili, non solo alla loro gestione.
    • Alternative disponibili: Non si può avere pesce senza pescare, ma si può avere energia senza bruciare fossili (rinnovabili). L’accordo energetico deve quindi anche incentivare le alternative pulite.
    • Mercati diversi: Il pesce è eterogeneo, scambiato su mercati più locali o specifici. L’energia è fungibile, il mercato è globale e più diversificato, includendo nuove tecnologie.
    • Potere politico: Gli interessi legati all’energia (lobby fossili, sicurezza energetica, legami con imprese statali) sono enormemente più potenti e politicamente radicati di quelli della pesca. Questo renderà la negoziazione sull’energia molto più difficile.

    Nonostante le differenze (soprattutto politiche), le somiglianze concettuali e regolatorie rendono l’energia un candidato ideale per un accordo settoriale sull’esempio della pesca.

    Imparare dalla Pesca: Lezioni per l’Energia

    Cosa possiamo imparare dai 20 anni di negoziati sull’AFS?

    • Approccio “divieto ampio con eccezioni”: Vista la difficoltà nel definire i sussidi, l’AFS ha optato per un divieto generale con eccezioni specifiche. Potrebbe funzionare anche per l’energia.
    • Classificazione basata sugli effetti: L’AFS usa “proxy” (pratiche specifiche) per identificare i sussidi dannosi, ma l’applicazione dipende da notifiche di membri o organismi regionali, potenzialmente inefficaci. Per l’energia, un approccio basato sugli effetti ambientali (es. sussidi a nuove centrali a carbone) sarebbe più oggettivo e facile da applicare.
    • Legare l’eliminazione agli impegni climatici: Si potrebbero fissare scadenze per l’eliminazione dei sussidi fossili dannosi, collegandole agli impegni nazionali (NDC) presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
    • Progresso graduale (“Early Harvest”): L’AFS è un accordo parziale, che ha concretizzato il consenso raggiunto, rimandando le questioni più spinose. Meglio un accordo parziale che nessun accordo. Una clausola “tramonto” può incentivare ulteriori negoziati.
    • Ruolo del Plurilateralismo: Accordi tra gruppi più piccoli di paesi interessati (plurilaterali) possono spingere verso un accordo multilaterale, come avvenuto per la pesca. Le iniziative plurilaterali esistenti sull’FFSR vanno sostenute, coinvolgendo però anche i grandi attori.
    • Trattamento Speciale e Differenziato (SDT): Fondamentale per ottenere il consenso di paesi in via di sviluppo e meno sviluppati (LDC), con esenzioni, periodi di transizione più lunghi e assistenza tecnica (come previsto dall’AFS con un fondo dedicato).
    • Sfruttare strumenti esistenti: L’AFS si basa su strumenti internazionali esistenti sulla pesca illegale. Un accordo sull’energia dovrebbe fare lo stesso, appoggiandosi all’Accordo di Parigi e ad altri standard internazionali.

    Fotografia grandangolare, 20mm, di una sessione plenaria dell'OMC. Delegati di diverse nazionalità seduti ai loro banchi, alcuni impegnati in discussioni animate, altri ascoltano attentamente. Sullo sfondo, il logo dell'OMC e schermi con dati ambientali. Luce naturale brillante che entra dalle finestre, atmosfera di lavoro intenso ma costruttivo, long exposure per catturare un leggero movimento e dinamismo.

    Perché Proprio l’OMC?

    Qualcuno potrebbe dire: ma l’OMC non si occupa di commercio? Perché dovrebbe gestire un accordo sulla sostenibilità energetica? Certo, l’obiettivo principale sarebbe ambientale, ma l’OMC è il forum più adatto per diverse ragioni, molte delle quali evidenziate proprio dall’esperienza AFS:

    • Legame col commercio: I sussidi energetici distorcono il commercio, quindi rientrano naturalmente nel mandato dell’OMC.
    • Strutture esistenti: L’OMC ha già regole sui sussidi (ASCM), un sistema di risoluzione delle controversie efficace (anche se attualmente in crisi, ma potenzialmente riformabile), meccanismi di notifica e monitoraggio, e un forum per negoziare accordi multilaterali.
    • Bilanciamento del potere: Un forum multilaterale può aiutare a equilibrare le dinamiche di potere tra paesi grandi e piccoli.
    • Assistenza tecnica: L’OMC ha già creato un fondo per aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare l’AFS; un modello replicabile per l’energia.
    • Collaborazioni consolidate: L’OMC ha già collaborato con organismi ambientali (UNEP, UNFCCC) per l’AFS, facilitando future sinergie.
    • Rilevanza per l’OMC: In un momento di crisi esistenziale, ospitare negoziati su un tema così cruciale come l’energia sostenibile rafforzerebbe l’immagine e la rilevanza dell’OMC.

    Conclusione: Un’Occasione da Non Perdere

    La richiesta di un accordo specifico sui sussidi energetici non è nuova, ma spesso è stata vista come utopica. Quello che voglio sottolineare oggi è che la conclusione (parziale) dell’Accordo sulla Pesca ci offre un’opportunità unica e uno slancio normativo che non possiamo permetterci di sprecare.

    Abbiamo un precedente, abbiamo strutture e conoscenze, abbiamo la prova che l’OMC può affrontare temi di sostenibilità. Certo, le sfide sono enormi: i negoziati AFS sono durati 20 anni, l’accordo è incompleto e gli interessi fossili sono molto più potenti di quelli della pesca. Ma forse, proprio grazie all’esperienza accumulata, potremmo essere più veloci questa volta. E se il multilateralismo puro si rivelasse impossibile, un accordo plurilaterale sarebbe comunque un passo avanti fondamentale.

    Nel frattempo, una deroga temporanea darebbe ossigeno alle politiche per le rinnovabili. L’importante è agire. L’OMC ha dimostrato con la pesca che può essere una “forza per il bene”, un luogo dove discipline commerciali e obiettivi di sostenibilità possono convergere. È ora di dimostrarlo anche per l’energia. Che ne dite, ci proviamo?

    Fonte: Springer

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