Immagine concettuale fotorealistica di un circuito quantistico superconduttore a bassissima temperatura, con linee luminose intense che rappresentano l'interazione non lineare quasi ultraforte tra un qubit (materia, sfera complessa) e un risonatore (luce, onde luminose). Macro lens, 60mm, high detail, controlled lighting, sfondo blu scuro con effetti luminosi e texture ghiacciata.

Accoppiamento Luce-Materia Non Lineare Quasi Ultraforte: La Danza Quantistica si Fa Intensa nei Circuiti Superconduttori!

Ciao a tutti, appassionati di scienza e curiosi del mondo quantistico! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina da morire: l’interazione tra luce e materia, ma portata a un livello estremo, quasi “ultraforte”, e per di più *non lineare*. Sembra complicato? Tranquilli, cercherò di spiegarvelo in modo semplice e, spero, coinvolgente.

Immaginate la luce (fatta di fotoni) e la materia (come un atomo, o nel nostro caso, un “atomo artificiale” chiamato qubit) che “parlano” tra loro. Questa conversazione è fondamentale per un sacco di tecnologie quantistiche emergenti, come i computer quantistici. Di solito, questa interazione è di tipo *lineare*. Pensatela come una conversazione educata: l’intensità della luce influenza l’atomo in modo proporzionale, e viceversa. I fisici usano un parametro, chiamato (g), per misurare la forza di questo legame lineare. Siamo diventati bravissimi a rendere questo legame (g) “ultraforte” (cioè (g) diventa una frazione significativa della frequenza della luce stessa, (g/omega > 10^{-1})), il che è fantastico per certe cose.

Il Problema della Linearità e la Magia del Non Lineare

Però, c’è un “ma”. Questo accoppiamento lineare forte, pur essendo potente, ha i suoi limiti. Non ci permette, ad esempio, di fare misure “delicate” sullo stato del nostro qubit senza disturbarlo (le cosiddette misure Quantum Non-Demolition, QND), cosa essenziale per leggere l’informazione quantistica. Inoltre, può causare effetti indesiderati.

Qui entra in gioco l’accoppiamento *non lineare*. Immaginate ora una conversazione più… “intima” o complessa. L’interazione non è più semplicemente proporzionale, ma dipende dall’energia stessa dei partecipanti (simboleggiata da ({hat{a}}^{{{dagger}} }hat{a}) per la luce e ({hat{sigma }}_{z}) per la materia). Questo tipo di interazione, descritta da un parametro chiamato (chi) (si legge “chi”), ha il vantaggio enorme di “commutare” con le energie dei singoli sistemi. Tradotto: permette quelle misure QND che tanto ci servono! È come poter spiare la conversazione senza interromperla.

Il problema? L’accoppiamento non lineare (chi) è naturalmente *molto* più debole di quello lineare (g). Spesso, per ottenerlo, si usa un trucco: si parte dall’accoppiamento lineare (g) e, in certe condizioni (il regime “dispersivo”), si ottiene un (chi) effettivo, ma piccolo, proporzionale a (g^2/Delta) (dove (Delta) è la differenza di frequenza tra luce e materia). Finora, il valore normalizzato di questo accoppiamento non lineare, (tilde{eta} = chi / omega), era rimasto confinato sotto il (10^{-2}), ben lontano dal regime “ultraforte” ((> 10^{-1})) che abbiamo raggiunto per (g). C’era un abisso da colmare!

Per questo abbiamo definito un nuovo territorio intermedio: l’accoppiamento non lineare *quasi ultraforte* (near-ultrastrong), che copre l’intervallo (10^{-2} < tilde{eta} < 10^{-1}). Raggiungere questo regime è fondamentale, perché la velocità di molte operazioni quantistiche (come la lettura dei qubit o certi tipi di porte logiche quantistiche) dipende proprio da (chi). Un (chi) più grande significa operazioni ordini di grandezza più veloci! Visualizzazione artistica astratta dell'interazione quantistica tra fotoni (sfere luminose blu) e un qubit superconduttore (struttura geometrica dorata) all'interno di un chip criogenico. Macro lens, 85mm, high detail, controlled lighting, sfondo scuro high-tech.

Il Nostro Asso nella Manica: Il Quarton Coupler

Come abbiamo fatto a spingere (chi) così in alto? Abbiamo usato i circuiti superconduttori, una piattaforma incredibilmente versatile per studiare l’interazione luce-materia. In particolare, abbiamo usato i transmon, un tipo comune di qubit superconduttore. Un transmon è essenzialmente un piccolo circuito oscillante reso non lineare da un elemento chiamato giunzione Josephson. Questa non linearità (chiamata self-Kerr, (K)) è ciò che lo rende un qubit (materia) invece di un semplice risonatore (luce).

L’idea geniale, basata su una nostra precedente proposta teorica, è stata: e se potessimo *cancellare* selettivamente la non linearità (K) di un transmon, facendolo tornare quasi un risonatore lineare (luce), ma *allo stesso tempo* creare un forte accoppiamento non lineare (chi) con un altro transmon vicino (materia)?

Per fare questo, abbiamo progettato e costruito un nuovo tipo di “accoppiatore” tra due transmon, che abbiamo chiamato Quarton Coupler (nella sua versione gradiometrica, per essere precisi). Immaginatelo come una molla speciale che collega i due transmon. A differenza delle molle normali (accoppiamento lineare), questa molla è intrinsecamente non lineare (il suo potenziale dipende dalla quarta potenza della differenza di “posizione” tra i transmon, ({({phi }_{a}-{phi }_{b})}^{4})). La cosa fantastica è che, regolando un campo magnetico esterno (il “flux bias”), possiamo fare in modo che questa non linearità dell’accoppiatore:

  • Induca un forte accoppiamento non lineare (chi) (del tipo ({hat{a}}^{{{dagger}} }hat{a}{hat{b}}^{{{dagger}} }hat{b})) tra i due transmon (A e B).
  • Produca una non linearità *propria* (self-Kerr) di segno *opposto* a quella intrinseca del transmon A.

Regolando finemente il campo magnetico, possiamo far sì che queste due self-Kerr (quella intrinseca negativa del transmon e quella positiva indotta dal quarton) si cancellino a vicenda! Così, il transmon A diventa quasi perfettamente lineare (un ottimo “risonatore” o modo di luce), pur mantenendo un fortissimo accoppiamento non lineare (chi) con il transmon B, che rimane un qubit non lineare (materia).

Un aspetto cruciale è che il nostro approccio rompe un limite precedente. Di solito, si osservava che (|chi|) era al massimo paragonabile alla radice quadrata del prodotto delle self-Kerr dei due sistemi ((|chi| / sqrt{|K_a K_b|} sim O(1))). Noi abbiamo dimostrato un rapporto (|chi| / sqrt{|K_a K_b|} > 80)! Questo conferma che il nostro quarton coupler opera in un modo fondamentalmente diverso e più potente.

Micrografia elettronica a falsi colori di un chip superconduttore. Si vedono due strutture a forma di croce (transmon, colorati in rosso e blu) collegati da una struttura più complessa al centro (il quarton coupler, verde). Linee sottili rappresentano le connessioni. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

La Prova Sperimentale: Spettroscopia nel Frigo Diluitore

Abbiamo fabbricato questo chip (alluminio su silicio) e lo abbiamo raffreddato a temperature bassissime (circa 20 millikelvin, vicinissimo allo zero assoluto) in un frigorifero a diluizione. Poi abbiamo iniziato a “interrogare” il sistema con microonde (spettroscopia a due toni).

Variando il campo magnetico applicato al quarton coupler, abbiamo mappato le frequenze di transizione del sistema. I risultati sperimentali combaciavano perfettamente con le nostre previsioni teoriche! Abbiamo trovato il “punto magico” (un certo valore di corrente di bias, Ibias = 1.285 mA) in cui:

  • Il transmon A diventava quasi perfettamente lineare (self-Kerr misurata di soli 0.76 ± 0.08 MHz, bassissima!).
  • Il transmon B rimaneva un buon qubit non lineare.
  • L’accoppiamento non lineare (chi) tra loro era enorme!

Come abbiamo misurato (chi)? Abbiamo eccitato il transmon A (quello linearizzato, la nostra “luce”) mandandogli un numero variabile di fotoni (0, 1, 2…). Poi abbiamo misurato la frequenza di transizione del transmon B (la “materia”). Abbiamo visto che la frequenza di B si spostava nettamente a seconda di quanti fotoni c’erano in A! Questo fenomeno si chiama photon-number splitting ed è la firma inequivocabile di un forte accoppiamento non lineare (chi). Abbiamo misurato uno splitting (e quindi un (chi)) pari a (chi/2pi = 366.0 pm 0.5) MHz.

Questo valore, rapportato alla frequenza del sistema, ci dà un (tilde{eta} = (4.852 pm 0.006) times 10^{-2}). Ce l’abbiamo fatta! Siamo entrati a pieno titolo nel regime quasi ultraforte dell’accoppiamento non lineare luce-materia, per la prima volta in qualsiasi piattaforma fisica!

Non Solo Luce-Materia: Esplorando Altri Regimi

Ma non ci siamo fermati qui. Con lo stesso dispositivo, abbiamo esplorato altre configurazioni:

1. Simulazione di Accoppiamento Luce-Luce: Abbiamo “forzato” anche il transmon B a comportarsi più come un risonatore (eccitandolo con impulsi più forti e fuori risonanza). In questo modo, abbiamo simulato un accoppiamento non lineare tra due modi di “luce”. Anche qui, abbiamo osservato il photon-number splitting per entrambi i modi, con lo stesso enorme (chi). Rispetto ai lavori precedenti sull’accoppiamento luce-luce, il nostro (chi) è oltre due ordini di grandezza più grande!

2. Accoppiamento Materia-Materia da Record: Spostando il punto di lavoro del quarton coupler (a Ibias = 1.224 mA), abbiamo trovato una configurazione in cui *entrambi* i transmon si comportavano come qubit molto non lineari (materia-materia). In questo regime, l’accoppiamento (chi) rappresenta l’interazione ZZ, fondamentale per realizzare porte logiche a due qubit (come la porta CZ). Abbiamo misurato un’interazione (chi/2pi = 580.3 pm 0.4) MHz. Che io sappia, questa è l’interazione ZZ più forte mai riportata tra due qubit coerenti in qualsiasi piattaforma fisica! Significa poter realizzare una porta CZ in meno di un nanosecondo (0.86 ns)!

Grafico scientifico stilizzato che mostra lo splitting dello stato di un qubit. Due picchi di frequenza distinti appaiono a seconda che un altro qubit sia nello stato |0> o |1>. Linee luminose su sfondo scuro. Wide-angle, 20mm, sharp focus, high contrast.” /></p>
<h4>Perché è Importante e Cosa Ci Aspetta</h4>
<p>Ok, abbiamo ottenuto questi numeri impressionanti, ma cosa significa in pratica? Significa aprire le porte a operazioni quantistiche <b>ordini di grandezza più veloci</b>. Immaginate di poter leggere lo stato di un qubit o eseguire una porta logica in tempi così brevi da rendere l’impatto del rumore e della decoerenza (i nemici giurati del calcolo quantistico) molto meno problematico. Questo potrebbe accelerare enormemente lo sviluppo di computer quantistici e altre tecnologie quantistiche.</p>
<p>Il nostro lavoro dimostra la potenza dell’approccio “quartonico” per manipolare le interazioni non lineari. È un passo avanti fondamentale che ci porta nel regime quasi ultraforte e ci avvicina ai regimi ancora più estremi (ultraforte e “deep-strong”) dell’accoppiamento non lineare, territori ancora largamente inesplorati.</p>
<p>La ricerca continua, e non vedo l’ora di scoprire quali altre sorprese ci riserva questa affascinante danza quantistica tra luce e materia quando la spingiamo ai suoi limiti!</p>
<p>Fonte: <a href= Springer

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