Fotografia di ritratto, una donna incinta africana sorride leggermente guardando verso l'orizzonte, simbolo di speranza. Obiettivo 35mm, duotone blu e grigio, profondità di campo per enfatizzare il soggetto.

Malaria in Gravidanza e HIV: Una Nuova Speranza dal Mozambico? L’Accettabilità del DHA-PPQ

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una sfida enorme che affrontano molte donne in Mozambico: la doppia minaccia di HIV e malaria durante la gravidanza. Immaginatevi la situazione: siete incinte, vivete con l’HIV e siete particolarmente vulnerabili alla malaria, una malattia che può avere conseguenze devastanti per voi e per il vostro bambino.

La Complicazione della Prevenzione Standard

Normalmente, per prevenire la malaria in gravidanza, si usa un trattamento chiamato Terapia Preventiva Intermittente (IPTp) con sulfadossina-pirimetamina (SP). Semplice, no? Beh, non proprio. Se una donna incinta vive con l’HIV, molto probabilmente sta già assumendo cotrimossazolo (CTXp) per prevenire infezioni opportunistiche. Il problema è che SP e CTXp non vanno molto d’accordo, ci sono rischi di reazioni avverse. Quindi, queste donne, che sono tra le più a rischio, non possono ricevere la protezione standard contro la malaria. Un bel paradosso, vero?

Questo ci porta a cercare alternative. Una di queste è la diidroartemisinina-piperachina, che abbrevieremo in DHA-PPQ. È un farmaco antimalarico efficace, e l’idea era di vedere se potesse essere usato come IPTp proprio in queste donne incinte HIV-positive che assumono CTXp.

La Nostra Indagine sul Campo in Mozambico

Per capirlo meglio, è stato avviato uno studio clinico chiamato MAMAH, finanziato dall’EDCTP, in Gabon e Mozambico. Ma sapete, non basta che un farmaco sia efficace sulla carta o in laboratorio. Deve essere accettato dalle persone che dovrebbero usarlo. E qui entro in gioco io, o meglio, il nostro team di ricerca qualitativa. All’interno dello studio MAMAH, ci siamo concentrati proprio su questo aspetto nel Distretto di Manhiça, nel sud del Mozambico, un’area dove sia l’HIV che la malaria picchiano duro.

Abbiamo parlato con 44 donne incinte HIV-positive che partecipavano allo studio clinico (e quindi assumevano DHA-PPQ o un placebo), 35 donne incinte non HIV-positive che frequentavano la clinica prenatale, e 8 operatori sanitari. Volevamo capire cosa pensassero del DHA-PPQ, se lo accettavano volentieri, quali fossero le loro motivazioni, le difficoltà e cosa facilitasse l’assunzione. Abbiamo usato interviste semi-strutturate e approfondite, registrandole e analizzandole con cura.

Cosa Sanno le Donne della Malaria?

Prima di tutto, abbiamo chiesto cosa sapessero della malaria. Quasi tutte ne avevano sentito parlare e sapevano che si prende con la puntura di zanzara. Mal di testa, febbre, brividi, vomito… i sintomi più comuni erano noti. Però, attenzione: quasi il 10% delle donne HIV-positive non sapeva indicare nessun sintomo! E alcune pensavano ancora che si potesse prendere mangiando frutta non lavata o per scarsa igiene.

Sulla prevenzione, quasi tutte hanno menzionato le zanzariere (anche se non specificamente quelle trattate con insetticida a lunga durata, che sono quelle raccomandate) e l’igiene generale. Pochissime hanno parlato della disinfestazione degli ambienti (indoor residual spraying – IRS) e, cosa importantissima, nessuna ha menzionato l’IPTp come metodo di prevenzione. Sembra che vedano questi farmaci più come una cura che come uno scudo protettivo. Questo è un punto cruciale su cui lavorare!

Fotografia di ritratto di una donna incinta mozambicana, dall'aspetto pensieroso ma speranzoso, seduta fuori da una clinica rurale. Obiettivo 35mm, luce naturale morbida, profondità di campo ridotta per focalizzare sull'espressione.

Accettare il DHA-PPQ: Fiducia Cieca o Consapevolezza?

E veniamo al DHA-PPQ. La cosa più sorprendente? Tutte le donne HIV-positive nel nostro gruppo qualitativo hanno preso le loro dosi mensili fino al parto. Ma perché? Quando abbiamo chiesto la loro motivazione principale, la risposta non è stata “perché previene la malaria” o “per proteggere il mio bambino”. No, la risposta più comune è stata: perché non si può rifiutare quello che dicono gli operatori sanitari. C’è un’enorme fiducia (o forse un senso di dovere?) verso il personale medico.

Nessuna delle donne riusciva a identificare il DHA-PPQ con il suo nome; alcune lo chiamavano addirittura Fansidar (il nome commerciale dell’SP!). Lo riconoscevano dalla scatola o dal colore delle pillole. Molte ammettevano candidamente: “Non so a cosa servano queste pillole, me le hanno date e le ho prese”.

Questo ci dice che l’accettabilità, almeno in questo contesto di studio clinico, era guidata più dalla fiducia nel sistema sanitario che da una reale comprensione dei benefici del farmaco. È un’arma a doppio taglio: la fiducia è preziosa, ma sarebbe meglio se fosse accompagnata da consapevolezza.

Effetti Collaterali e Pillole Extra: Barriere Superabili?

Qualcuna ha riportato effetti collaterali dopo aver preso il DHA-PPQ: vertigini, vomito, malessere generale. Niente di grave e di solito passeggero. Ma la cosa interessante è che anche queste donne hanno detto che lo prenderebbero di nuovo in una futura gravidanza! Perché? Perché erano convinte che, nonostante il fastidio temporaneo, quel farmaco avesse contribuito a far andare bene la gravidanza e a far nascere un bambino sano.

Un’altra potenziale barriera era il numero di pillole. Le donne HIV-positive in gravidanza prendono già un bel po’ di farmaci ogni giorno (antiretrovirali, CTXp, ferro, acido folico…). Aggiungere 9-12 compresse di DHA-PPQ al mese (da prendere per tre giorni consecutivi) poteva sembrare tanto. Gli operatori sanitari, infatti, notavano una certa “irrequietezza” nelle donne quando ricevevano tutte queste medicine.

Eppure, parlando direttamente con le donne (sia quelle HIV-positive che quelle non infette a cui abbiamo chiesto un parere ipotetico), la risposta è stata sorprendente: “Non è un problema”, “Posso gestirlo”, “Ogni pillola ha il suo scopo”. Sembra che la percezione del beneficio specifico di ogni farmaco superasse il fastidio del “carico di pillole”.

Fotografia macro di compresse di DHA-PPQ (bianche, oblunghe) accanto ad altre pillole colorate (ARV, vitamine) su un palmo di mano femminile. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare le texture delle pillole.

La Questione della Riservatezza sull’HIV

Partecipare a uno studio specifico per donne HIV-positive e ricevere un farmaco (il DHA-PPQ) destinato solo a loro, magari consegnato a casa da operatori sul campo… non poteva creare problemi di riservatezza? Non poteva far capire ai vicini lo stato HIV della donna, alimentando lo stigma?

Abbiamo esplorato anche questo. E qui, un’altra sorpresa. La stragrande maggioranza delle donne ha detto che non era un problema. Perché? Principalmente perché avevano già rivelato il loro stato HIV ai familiari più stretti (marito, figli, a volte suocera). Sentivano che questo dava loro supporto, permetteva di prendere le medicine senza nascondersi e le faceva sentire più a loro agio. Una donna ha detto: “Devi dirlo almeno a una persona in famiglia, per quando ti ammali e non puoi andare tu stessa in ospedale a prendere le pillole”.

Ricevere le pillole a casa non le preoccupava più di tanto. Alcune dicevano: “I miei vicini prendono anche loro le pillole [ARV]”, oppure “Pensano che siano operatori che fanno sondaggi casa per casa”. Solo una donna si è detta un po’ infastidita dal rischio che i vicini capissero. Questo suggerisce che, almeno per questo gruppo, la paura dello stigma legato alla consegna a domicilio del farmaco non era una barriera insormontabile, forse proprio grazie alla previa condivisione dello stato HIV in famiglia.

Cosa Rende il DHA-PPQ Accettabile? I Facilitatori

Quindi, cosa aiuta davvero le donne ad accettare il DHA-PPQ? Secondo le donne stesse e gli operatori sanitari, i fattori chiave sono:

  • Informazioni chiare sui benefici: Spiegare bene a cosa serve il farmaco.
  • Testimonianze positive: Sentire da altre donne che lo hanno preso e si sono trovate bene.
  • Consegna a domicilio: Evitare di dover tornare in clinica per tre giorni di fila è un grande vantaggio. Gli operatori suggerivano che fosse personale sanitario o operatori comunitari a portarlo a casa e magari assistere all’assunzione della prima dose giornaliera.

Fotografia in stile reportage di un'operatrice sanitaria che parla gentilmente con una donna incinta seduta sulla soglia della sua casa in un villaggio mozambicano. Obiettivo 50mm, luce ambientale, cattura un momento di interazione fiduciosa, bianco e nero.

Guardando al Futuro: Cosa Abbiamo Imparato?

Questo studio ci ha dato spunti preziosi. Il DHA-PPQ sembra essere un’opzione accettabile per la prevenzione della malaria nelle donne incinte HIV-positive in Mozambico, almeno nel contesto protetto di uno studio clinico. L’accettabilità è fortemente legata alla fiducia negli operatori sanitari.

Questo significa che abbiamo una grande opportunità: sfruttare questa fiducia per educare meglio le donne sui reali benefici del DHA-PPQ e sulla prevenzione della malaria in generale. Bisogna spiegare perché si prende, come funziona, perché è importante anche se non ci si sente malate.

Inoltre, dobbiamo essere consapevoli che l’accettabilità misurata in uno studio clinico, con tanto supporto e monitoraggio, potrebbe non essere la stessa nella “vita reale”. Servono ulteriori ricerche proprio sul campo, fuori dalle cliniche e dagli studi, per capire come implementare al meglio questa strategia. Coinvolgere gli operatori sanitari comunitari per la consegna a domicilio sembra una strada promettente.

Se il DHA-PPQ venisse adottato a livello globale e nazionale come alternativa per l’IPTp nelle donne HIV-positive, questi risultati possono aiutare a definire le strategie migliori per farlo funzionare davvero, affrontando le lacune informative e costruendo sulla fiducia esistente.

Fotografia di gruppo di donne sedute all'aperto sotto un albero, che ascoltano attentamente un operatore sanitario durante una sessione educativa sulla salute in Mozambico. Obiettivo zoom 70-200mm per catturare l'interazione a distanza, luce diurna, focus sull'attenzione delle partecipanti.

In conclusione, la strada per proteggere efficacemente le donne incinte HIV-positive dalla malaria è ancora in salita, ma il DHA-PPQ rappresenta una possibilità concreta. La chiave sarà combinare l’efficacia del farmaco con strategie di comunicazione e implementazione che tengano conto del contesto locale, della fiducia delle persone e della necessità di una maggiore consapevolezza.

Fonte: Springer

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