Primo piano di una persona anziana con segni lievi di recupero post-ictus che cerca informazioni sanitarie su un tablet, l'espressione è concentrata ma leggermente frustrata. Luce morbida da finestra laterale, profondità di campo ridotta, obiettivo prime 35mm, stile fotorealistico.

Siti Web della Salute: Un Labirinto Digitale per chi ha avuto un Ictus?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, scommetto, tocca la vita di molti, direttamente o indirettamente. Parliamo di ictus e di come, dopo un evento così impattante, il mondo digitale, in particolare quello dell’informazione sanitaria online, possa trasformarsi da risorsa preziosa a fonte di enorme frustrazione. Mi sono chiesto: ma quanto sono realmente accessibili i siti web dei servizi sanitari per chi ha affrontato un ictus e magari convive con le sue conseguenze?

L’Importanza Cruciale dell’Accessibilità Online

Dopo un ictus, la vita cambia. Spesso ci si ritrova a dover fare i conti con difficoltà nuove: problemi di comunicazione come l’afasia (che colpisce la capacità di esprimersi o comprendere il linguaggio), deficit visivi, problemi motori, o anche difficoltà cognitive. In questo scenario, cercare informazioni online su terapie, servizi di riabilitazione o supporto diventa fondamentale. Internet è lì, a portata di mano (o quasi), pieno di promesse. Ma se il sito che dovresti consultare è un groviglio incomprensibile?

Pensateci: chi soffre di afasia potrebbe avere enormi difficoltà a leggere testi complessi o a decifrare istruzioni. Chi ha problemi di vista potrebbe non riuscire a leggere caratteri troppo piccoli o con poco contrasto. Chi ha difficoltà motorie potrebbe faticare a cliccare su link minuscoli o a navigare menu complessi. L’accesso all’informazione sanitaria diventa, quindi, non solo una questione di tecnologia, ma una vera e propria battaglia per l’autonomia e il diritto alla cura.

Cosa Sono le WCAG e Perché (Forse) Non Bastano

Esistono degli standard internazionali, le famose WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), che dovrebbero garantire che i siti web siano utilizzabili da tutti, comprese le persone con disabilità. Queste linee guida si basano su quattro principi fondamentali, noti con l’acronimo POUR:

  • Percepibile: L’informazione deve essere presentata in modo che gli utenti possano percepirla (es. testo alternativo per le immagini per chi usa screen reader).
  • Operabile: I componenti dell’interfaccia e la navigazione devono essere utilizzabili (es. navigazione possibile solo con la tastiera).
  • Comprensibile: L’informazione e le operazioni devono essere comprensibili (es. linguaggio chiaro, istruzioni semplici).
  • Robusto: Il contenuto deve essere abbastanza robusto da poter essere interpretato in modo affidabile da una vasta gamma di tecnologie assistive.

Sembra tutto perfetto, no? Eppure, la realtà spesso è diversa. E per le esigenze specifiche di chi ha avuto un ictus, le WCAG da sole potrebbero non coprire tutti gli aspetti critici.

La Nostra Indagine: Uno Sguardo Sotto il Cofano dei Siti Australiani

Proprio per capire meglio la situazione, è stato condotto uno studio approfondito (di cui trovate i dettagli alla fine) che ha messo sotto la lente d’ingrandimento i siti web dei servizi sanitari australiani (in Victoria e South Australia) che offrono supporto post-ictus. Non ci siamo limitati a una verifica automatica delle WCAG usando uno strumento chiamato WAVE®, ma abbiamo usato anche una checklist specifica per l’ictus, creata ad hoc. Questa checklist valutava aspetti cruciali come la navigabilità, la leggibilità (livello di comprensione del testo, dimensione dei caratteri, lunghezza dei paragrafi) e la formattazione, pensati proprio per chi ha difficoltà di linguaggio, cognitive o sensoriali post-ictus.

Fotografia realistica di una persona di mezza età seduta a una scrivania, che guarda lo schermo di un computer con un'espressione di lieve confusione e sforzo. La pagina web mostrata è densa di testo piccolo e link disordinati. Luce naturale laterale, obiettivo prime 50mm, profondità di campo media per mantenere a fuoco sia la persona che lo schermo.

I Risultati: Un Quadro Preoccupante

Ebbene, i risultati, lasciatemelo dire, non sono stati incoraggianti. Su 185 pagine web analizzate (tra home page e pagine specifiche dei servizi):

  • L’81,1% presentava almeno un errore secondo le WCAG. Il più comune? Link “vuoti” che uno screen reader non può leggere (quasi il 50% delle pagine!). Immaginate la frustrazione per un non vedente.
  • Quasi tutte le pagine (98,9%) avevano degli “alert”, cioè potenziali problemi che richiederebbero un controllo umano. Tra i più frequenti: link ridondanti, testo troppo piccolo, problemi nella struttura dei titoli (che rendono difficile capire l’organizzazione dei contenuti).
  • La checklist specifica per l’ictus (applicata a 105 pagine) ha rivelato magagne diffuse: quasi tutte le pagine avevano un livello di leggibilità troppo alto (superiore alla sesta elementare, che è il livello raccomandato per la massima accessibilità), problemi con l’altezza delle righe, la dimensione dei caratteri, paragrafi troppo lunghi e scarso uso del grassetto per evidenziare le informazioni chiave.
  • Solo 17 siti su 105 avevano una dichiarazione o una policy sull’accessibilità pubblicata. Un segnale, forse, di quanto poco questo aspetto sia considerato una priorità.
  • Tutte le pagine avevano problemi nei domini “Percepibile” e “Comprensibile” del modello POUR. Quasi tutte in quello “Operabile”. Solo il dominio “Robusto” (compatibilità con diverse tecnologie) se la cavava meglio, ma non era esente da pecche.

Un dato interessante: i siti delle organizzazioni governative avevano significativamente meno problemi rispetto a quelli del settore privato a scopo di lucro. Questo suggerisce che, forse, dove c’è una spinta normativa o una maggiore sensibilità istituzionale, le cose vanno un po’ meglio, anche se la perfezione è lontana.

Perché Accade Questo? E Cosa Significa?

Viene da chiedersi: perché così tanti siti dedicati alla salute sono così poco “accoglienti” proprio per chi ne avrebbe più bisogno? Le ragioni possono essere molte: mancanza di consapevolezza, budget limitati, priorità diverse, forse anche una sottovalutazione delle reali difficoltà incontrate dagli utenti. Ma le conseguenze sono pesanti. Un sito inaccessibile significa negare a una persona la possibilità di informarsi autonomamente, di scegliere consapevolmente il percorso di cura, di sentirsi parte attiva nel proprio recupero. Significa aumentare la dipendenza da altri, generare frustrazione e, potenzialmente, portare a rinunciare a cercare l’aiuto necessario.

Immagine macro di un occhio che guarda uno schermo con testo molto piccolo e sfocato, simboleggiando la difficoltà di lettura. Illuminazione controllata per evidenziare il dettaglio dell'occhio e la sfocatura del testo. Obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa sull'iride.

Cosa Possiamo Fare? Soluzioni Pratiche per un Web Più Inclusivo

La buona notizia è che migliorare si può, e spesso non servono rivoluzioni copernicane. Ecco qualche spunto pratico emerso anche dallo studio:

  • Impegno Visibile: Pubblicare una dichiarazione di accessibilità sul proprio sito è un primo passo importante. Dimostra attenzione e impegno.
  • Coinvolgere Esperti e Utenti: Chi meglio di logopedisti, terapisti occupazionali e, soprattutto, delle persone che hanno vissuto un ictus può dare indicazioni preziose su come rendere un sito davvero usabile? Coinvolgiamoli nella progettazione!
  • Attenzione al Testo: Usare un linguaggio semplice (obiettivo: livello di lettura da sesta elementare o inferiore), frasi brevi, paragrafi corti. Utilizzare caratteri sans serif (come Arial, Verdana) di dimensioni adeguate (almeno 14 punti, o 19px) e con buona interlinea. Evidenziare le parole chiave in grassetto.
  • Immagini e Video Accessibili: Le immagini sono utili, specialmente se semplici e rappresentative (disegni, foto chiare), ma devono sempre avere un testo alternativo (“alt text”) che ne descriva il contenuto per chi non può vederle. I video devono avere sottotitoli sincronizzati e ben visibili.
  • Navigazione Semplice: Evitare link vuoti o ambigui. Assicurarsi che i moduli online abbiano etichette chiare. Limitare l’uso di pop-up e altri elementi che interrompono la navigazione. Garantire che il sito sia navigabile anche solo con la tastiera e che si possa ingrandire il contenuto (zoom al 200%) senza perdere informazioni.
  • Testare, Testare, Testare: Usare strumenti automatici (come WAVE) è utile, ma è fondamentale fare test con utenti reali, specialmente quelli con esigenze specifiche.

Rendere i siti web sanitari accessibili non è un optional o un “favore” che si fa a pochi. È un requisito fondamentale per garantire equità nell’accesso alle cure e all’informazione. È un investimento sulla salute e sull’autonomia delle persone. Spero davvero che studi come questo spingano sempre più organizzazioni a riflettere e ad agire, perché un web più accessibile è un web migliore per tutti.

Fonte: Springer

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