Un primo piano toccante di due mani anziane che si stringono, una più rugosa e tremante, l'altra che offre supporto. Illuminazione soffusa e calda, macro lens 100mm, alta definizione per mostrare la texture della pelle, sfondo leggermente sfocato per concentrarsi sulle mani, duotone marrone e crema per un effetto caldo e nostalgico.

Abuso sugli Anziani in Iran: Una Verità Nascosta che Dobbiamo Affrontare Insieme

Amici, parliamoci chiaro. C’è un argomento che spesso resta nell’ombra, quasi un tabù, ma che tocca le fondamenta della nostra società e del nostro senso di umanità: l’abuso sugli anziani. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio che mi ha fatto riflettere profondamente, uno di quelli che ti lascia con un nodo in gola ma anche con la voglia di capire di più e, soprattutto, di agire. Si tratta di una ricerca condotta in Iran, precisamente nella città di Qazvin, che ha cercato di fare luce sulla prevalenza di questo triste fenomeno e sui fattori ad esso correlati, specialmente nel delicato contesto post-pandemico.

Pensateci un attimo: la popolazione mondiale sta invecchiando a vista d’occhio. Entro il 2050, si stima che gli over 60 saranno ben 2,1 miliardi! E l’Iran non fa eccezione, anzi. Già nel 2022, più del 10% della popolazione iraniana aveva superato i 60 anni, e si prevede che questa percentuale schizzerà oltre il 31% entro il 2050. Questo significa più persone meravigliose con un bagaglio di vita incredibile, ma anche, purtroppo, un aumento potenziale di vulnerabilità.

Ma cosa intendiamo esattamente per “abuso sugli anziani”?

Non si tratta solo di violenza fisica, come si potrebbe pensare istintivamente. L’abuso sugli anziani è un mostro dalle mille facce. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) lo definiscono come un atto intenzionale, singolo o ripetuto, o una mancata azione, all’interno di una relazione di fiducia, che causa danno o rischio di danno a una persona anziana. Le forme sono diverse e tutte ugualmente dolorose:

  • Abuso psicologico o emotivo: umiliazioni, minacce, isolamento.
  • Abuso fisico: percosse, spinte, uso improprio di farmaci.
  • Abuso finanziario: furto di denaro o beni, truffe.
  • Abuso sessuale: qualsiasi contatto sessuale non consensuale.
  • Negligenza: il fallimento nel provvedere ai bisogni primari dell’anziano (cibo, igiene, cure mediche). Questa può essere negligenza nelle cure o negligenza finanziaria.
  • Privazione di autorità, rifiuto ed ostracismo: escludere l’anziano dalle decisioni che lo riguardano o isolarlo socialmente.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2024 ha riportato che il 15.7% degli over 60 ha subito abusi in contesti sociali. Il più comune? L’abuso psicologico (11.6%). Ma la cosa più agghiacciante è che si stima venga denunciato solo 1 caso su 24! Spesso per paura, per vergogna, o perché non si sa a chi rivolgersi.

Lo studio di Qazvin: numeri che fanno male

Torniamo allo studio iraniano, condotto tra maggio e ottobre 2024 su 540 anziani residenti a Qazvin. I ricercatori hanno intervistato queste persone, con un’età media di circa 72 anni, per capire la loro situazione. E i risultati, amici, sono un pugno nello stomaco. Ben il 71.1% dei partecipanti ha riferito di aver subito almeno una forma di abuso nell’ultimo anno. Avete letto bene, più di 7 anziani su 10.

Le forme più diffuse? L’abuso psicologico (50.7%) e la negligenza nelle cure (49.8%). Immaginate la sofferenza silenziosa di queste persone. L’abuso fisico, seppur terribile, è risultato meno prevalente (11.9%), così come il rifiuto (10.2%). Questi dati sono significativamente più alti rispetto alle medie globali e persino ad altre stime asiatiche o iraniane. Ad esempio, una meta-analisi in Iran aveva riportato un tasso del 55%, che è già altissimo! A Qazvin stessa, studi precedenti avevano trovato tassi tra il 38.5% e l’80%.

Un anziano signore iraniano, con occhiali e un'espressione malinconica, guarda fuori da una finestra in un ambiente domestico semplice. Luce fioca che entra dalla finestra, creando un'atmosfera intima e un po' triste. Prime lens 35mm, bianco e nero, profondità di campo per mettere a fuoco il volto dell'uomo e sfocare leggermente lo sfondo interno.

Perché questa discrepanza? Gli autori suggeriscono diverse ragioni: le differenze demografiche (magari questo campione era più dipendente o isolato), le metodologie di studio (strumenti più sensibili possono scovare più casi), e i fattori culturali specifici dell’Iran. La cultura iraniana tradizionalmente enfatizza il rispetto per gli anziani, ma questo potrebbe, paradossalmente, portare a una minore segnalazione o riconoscimento di forme di abuso come la negligenza emotiva o lo sfruttamento finanziario. E non dimentichiamo l’impatto della pandemia di COVID-19, che ha aumentato l’isolamento, l’insicurezza economica e lo stress, tutti fattori collegati a tassi di abuso più elevati.

Chi è più a rischio? I fattori chiave emersi

Lo studio non si è limitato a contare i casi, ma ha cercato di capire quali fattori fossero associati a un maggior rischio di subire abusi. E qui le cose si fanno ancora più interessanti, perché sfatano alcuni luoghi comuni e ne confermano altri.

  • Status economico: Sembrerebbe controintuitivo, ma avere uno status economico buono o eccellente è risultato essere un fattore protettivo (rischio ridotto). Al contrario, uno status economico povero aumentava la probabilità di abuso di 1.43 volte. Questo ha senso: le difficoltà finanziarie possono esacerbare le tensioni familiari e la dipendenza.
  • Essere casalinga: Questo è un dato che mi ha colpito moltissimo. Le donne casalinghe avevano una probabilità 6.215 volte maggiore di subire abusi! In Iran, le dinamiche familiari tradizionali vedono molte donne anziane che non hanno mai avuto un impiego e dipendono finanziariamente dai mariti o dai figli. Questa dipendenza riduce il loro potere sociale e finanziario, rendendole terribilmente vulnerabili.
  • Salute mentale: Avere una migliore salute mentale è risultato, come c’era da aspettarsi, un fattore protettivo (rischio leggermente ridotto, OR = 0.931). Una cattiva salute mentale, invece, può compromettere la capacità di autoproteggersi, di comunicare i propri bisogni o di denunciare gli abusi. Spesso, le loro parole vengono percepite come meno credibili.

È interessante notare che variabili come la presenza di altre malattie (comorbidità), una storia di disturbi mentali pregressi, l’uso di molti farmaci (polifarmacia) o le difficoltà nelle attività quotidiane avanzate non sono emerse come predittori significativi in questo specifico modello di regressione, sebbene in analisi preliminari avessero mostrato delle correlazioni.

Perché l’abuso psicologico e la negligenza sono così diffusi?

Queste forme di abuso sono spesso subdole, invisibili dall’esterno. Gli anziani possono sperimentare una perdita di ruoli sociali, specialmente dopo il pensionamento, che porta a isolamento e solitudine. Un reddito da pensione ridotto e una gestione finanziaria inadeguata aumentano la dipendenza dai familiari. I problemi di salute legati all’età e la ridotta attività fisica possono limitare l’indipendenza, intensificando le richieste di assistenza e, involontariamente, aumentando il rischio di negligenza se chi si prende cura è stressato, impreparato o sopraffatto.

In Iran, il peso finanziario sugli anziani è particolarmente severo, contribuendo a tensioni nelle relazioni familiari. Questa tensione può tradursi in contatti ridotti, negligenza nelle cure e supporto finanziario inadeguato, peggiorando la loro salute e aumentando la suscettibilità all’abuso.

Una stanza scarsamente illuminata dove si intravede la sagoma di una persona anziana seduta su una sedia, rivolta verso una finestra. L'atmosfera è di solitudine e abbandono. Film noir style, 24mm lens, contrasto elevato tra luci e ombre, grana della pellicola visibile.

Cosa possiamo fare? Un appello alla consapevolezza e all’azione

Questo studio, pur con i suoi limiti (come l’esclusione di anziani in case di riposo o in aree rurali, e la natura auto-riferita dei dati che può portare a bias), lancia un messaggio forte e chiaro. L’abuso sugli anziani è un problema enorme e complesso, e necessita di un approccio su più fronti.

I ricercatori suggeriscono alcune direzioni fondamentali:

  • Indagini più approfondite: Bisogna scavare per capire le cause profonde dell’abuso.
  • Educazione della comunità: È cruciale aumentare la consapevolezza su cosa sia l’abuso, come riconoscerlo e come segnalarlo. Dobbiamo rompere il muro del silenzio.
  • Servizi di supporto integrati: Sviluppare politiche di assistenza accessibili per gli anziani, che promuovano la loro salute fisica e mentale e riducano la loro dipendenza.
  • Misure preventive mirate: Concentrarsi sul miglioramento della salute fisica e mentale, sul sostegno ai caregiver (spesso familiari stressati e impreparati) e sull’aumento dell’alfabetizzazione sanitaria.

Per la ricerca futura, si auspicano studi longitudinali (che seguono le persone nel tempo) per capire meglio le relazioni causa-effetto e identificare i momenti critici per l’intervento. Sarebbe utile anche esplorare l’influenza delle norme culturali, delle dinamiche familiari e del peso sui caregiver, oltre a valutare l’efficacia di interventi specifici come programmi di supporto economico, servizi di salute mentale e iniziative di formazione per chi assiste.

La cosa che mi porto a casa da questa lettura è che l’abuso sugli anziani non è un problema “loro”, ma un problema “nostro”. Riguarda la dignità umana, il rispetto che dobbiamo a chi ci ha preceduto e ha costruito il mondo in cui viviamo. Aprire gli occhi su queste realtà, anche se dolorose, è il primo passo per costruire una società più giusta e compassionevole per tutti, a qualsiasi età.

Fonte: Springer

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