Veduta aerea di un quartiere di case popolari a Kuching, Sarawak, Malesia, con edifici densamente costruiti circondati da vegetazione tropicale lussureggiante. Wide-angle, 10-24mm, luce diurna, alta definizione, per mostrare il contesto urbano e naturale.

Abitare low-cost ai tropici: sogni e incubi sotto il sole del Sarawak

Avete mai pensato a come si vive in una casa a basso costo, magari in un posto esotico come Kuching, nel Sarawak malese, dove il clima tropicale detta legge con caldo umido e piogge torrenziali? Beh, io sì, e la questione è più complessa di quanto sembri. Da un lato, c’è l’impegno del governo per dare un tetto a chi ha redditi bassi, soprattutto con l’aumento dei prezzi delle case e l’inflazione che morde. Dall’altro, però, la qualità di queste abitazioni lascia spesso a desiderare. Immaginatevi di vivere lì: come vi sentireste?

Recentemente, uno studio ha cercato di capirlo, intervistando 100 residenti di tre comunità di case popolari a Kuching. E i risultati, ve lo dico, aprono un mondo.

Chi sono gli abitanti delle case popolari a Kuching?

Parliamoci chiaro: la maggior parte delle persone che vivono in queste case non naviga nell’oro. Circa il 31,7% guadagna meno di 2000 ringgit malesi (RM) al mese (siamo sui 400 euro, per capirci), e un altro 29,6% si attesta tra i 2000 e i 2999 RM. Insomma, fasce di reddito decisamente basse. La stragrande maggioranza, il 78,3%, vive in appartamenti popolari, spesso palazzoni. Le unità più gettonate? Quelle con tre stanze, che rappresentano il 43,7% del totale: un compromesso tra spazio (relativo) e costo. E dentro queste case? Famiglie, ovviamente. Il 20,7% dei nuclei è composto da tre persone, il 24,6% da quattro e il 18,2% da cinque. Non proprio villette con giardino, ecco.

Le spine nel fianco: i problemi quotidiani

E qui arrivano le note dolenti. Lo studio ha messo in luce una serie di magagne che rendono la vita difficile:

  • Ben il 95% degli intervistati lamenta spazi abitativi troppo limitati. Immaginatevi crescere una famiglia in pochi metri quadri!
  • Il 63,3% ha problemi con i servizi in comune, come parcheggi o aree giochi, spesso mal tenuti o insufficienti.
  • Il 20% segnala carenze nelle dotazioni di sicurezza, un aspetto cruciale soprattutto per anziani e bambini.
  • Il 13,3% ha avuto a che fare con problemi di manutenzione degli edifici, come perdite dai tetti o scarsa ventilazione (e con quel clima, la ventilazione è tutto!).

Come se non bastasse, la maggior parte dei residenti vive lontano dal posto di lavoro e dalle scuole dei figli. Ore perse nel traffico, costi di trasporto che pesano sul bilancio familiare… un quadro non proprio idilliaco.

Un problema globale con sfumature locali

Questa situazione non è unica della Malesia, intendiamoci. Negli ultimi dieci anni, programmi di edilizia popolare multimiliardari sono spuntati come funghi in molti paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti, dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) ad altri come Angola, Messico e Indonesia. Il Brasile, con il suo programma “Minha Casa Minha Vida”, ha messo sotto contratto quasi tre milioni di unità abitative. L’obiettivo è nobile: dare una casa a quasi due miliardi di persone in più che si prevede vivranno nelle città nei prossimi 35 anni. Ma spesso questi progetti si scontrano con tassi elevati di mancati pagamenti di affitti e mutui.

L’accessibilità economica delle abitazioni è un tema caldo ovunque. Uno studio europeo (EU-SILC) ha mostrato che le famiglie che spendono più del 30% del loro reddito per la casa sperimentano una minore soddisfazione generale nella vita. In Malesia, il governo ha lanciato diverse iniziative nell’ambito della Politica Abitativa Nazionale, come PRIMA, MyHome Scheme, RUMAWIP. I prezzi delle case popolari variano solitamente tra i 150.000 e i 300.000 RM (circa 30.000-60.000 euro) per superfici non superiori agli 83 mq, con buona connessione ai trasporti pubblici.

Tuttavia, l’indice della domanda di case in Malesia, dopo un picco nel 2021, è sceso, pur rimanendo sopra i livelli pre-pandemia. Colpa principale? L’inaccessibilità dovuta ai prezzi alti e ai tassi d’interesse. Molti si rifugiano nell’affitto. E pensate che il reddito mediano delle famiglie malesi è cresciuto, ma i prezzi delle case sono aumentati ancora di più! Nel 2022, il prezzo mediano di una casa era di 350.000 RM, mentre il reddito familiare annuo mediano era di 76.506 RM. Questo dà un “median multiple” (quanti anni di reddito servono per comprare casa, senza contare le spese quotidiane) di 4,6, che significa “seriamente inaccessibile”. Nel Sarawak, la situazione è ancora più critica: il median multiple è di 6,5!
Un complesso di appartamenti popolari a Kuching, Malesia, con facciate colorate ma segni di usura. Macro lens, 60mm, luce naturale diffusa, per evidenziare i dettagli costruttivi e le condizioni di manutenzione.

Lo stigma e la corsa ai ripari del Sarawak

Non è tutto. A livello globale, le case popolari si portano dietro uno stigma. Uno studio che ha analizzato dati da Australia, Norvegia, USA e molti paesi europei ha rivelato che queste abitazioni e i loro residenti soffrono di una reputazione negativa, come se fossero all’ultimo gradino della scala sociale. Questo stigma nasce da fattori sociali, economici e fisici: la presenza di gruppi a basso status socio-economico, il minor valore immobiliare, la mancanza di attrattiva estetica, la manutenzione inadeguata, la posizione periferica, il degrado fisico, i servizi scadenti, l’aumento della criminalità e la disoccupazione. C’è un bisogno urgente, quindi, di ripensare il design e migliorare le strutture e l’ambiente di queste case per eliminare le percezioni negative.

Il governo del Sarawak, comunque, non sta a guardare. Per il 2024, ha stanziato 105 milioni di RM per 17 progetti di edilizia residenziale a prezzi accessibili, puntando a costruire 1481 unità abitative con sistemi di costruzione industrializzati (IBS) in diverse divisioni, tra cui Kuching. L’obiettivo è costruire 2.391 unità abitative con prezzi tra 90.000 e 160.000 RM attraverso l’iniziativa Rumah Spektra Permata. Ci sono anche schemi di assistenza per il deposito iniziale (HDAS) e iniziative per cui il governo assorbe i costi di sviluppo delle infrastrutture per ridurre i prezzi finali delle case.

Design: tra budget e bisogni reali

Il design delle case popolari deve prima di tutto rispettare il budget. Molti costruttori, però, ignorano le basi del design e cercano solo di rendere le case il più economiche possibile. In Malesia, si vedono spesso palazzoni o case a schiera a un piano. Gli appartamenti nei grattacieli sono solitamente molto congestionati, con carenza di servizi di base e manutenzione, specialmente per gli ascensori. I residenti sono stipati in piccole unità, rendendo la vita scomoda. Le case a schiera a un piano offrono più spazio, ma spesso hanno un solo bagno da condividere tra tutti i membri della famiglia – un design che impatta funzionalità, comfort e, come abbiamo imparato con il COVID-19, anche la salute. Si punta all’economicità trascurando il comfort e le necessità delle famiglie.

Lo studio di Kuching ha voluto proprio indagare l’esperienza abitativa e la soddisfazione dei residenti attuali, con l’obiettivo di:

  • Valutare il grado di soddisfazione residenziale.
  • Identificare i fattori principali il cui miglioramento può aumentare la soddisfazione.
  • Esaminare l’influenza delle caratteristiche socio-demografiche sulla soddisfazione.

Il clima del Sarawak, ricordiamolo, è tropicale pluviale, con temperature giornaliere tra i 23-32°C e umidità spesso superiore all’80%. Le piogge sono abbondanti, specialmente durante il monsone di nord-est (novembre-febbraio). Nonostante le sfide globali, il budget statale del Sarawak per il 2024 punta a una crescita del 5-6%, con misure per aiutare i gruppi a basso reddito. E c’è un obbligo per i costruttori privati di destinare il 30% dei loro progetti di sviluppo a case a prezzi accessibili.

Cosa vogliono davvero i residenti?

Tornando ai dati del sondaggio, è emerso che il 91,7% dei residenti vorrebbe trasferirsi per migliorare standard e qualità della vita. I motivi?

  • Il 98,2% ha bisogno di più spazio, per l’aumento della famiglia o per avere stanze dedicate a scopi diversi.
  • L’82,1% cerca una casa vicina ai servizi essenziali (negozi, sanità, trasporti), dato che molte case popolari sono in aree suburbane.
  • Il 42,8% preferirebbe vivere in un condominio o in una comunità sorvegliata per maggiore sicurezza.
  • Il 65,4% desidera trasferirsi in un posto con migliori servizi e standard di manutenzione.
  • L’80,5% cerca una nuova casa più vicina al lavoro per ridurre tempi e costi di pendolarismo.
  • Il 75,3% dei genitori dà priorità alla vicinanza alle scuole.

Queste ragioni riflettono priorità comuni. Affrontare questi problemi – migliorando gli standard abitativi, aumentando l’accesso ai servizi di base, potenziando sicurezza e protezione – può davvero fare la differenza.
Interno di un piccolo appartamento popolare a Kuching, con mobili multifunzionali che cercano di ottimizzare lo spazio limitato. Prime lens, 35mm, luce ambientale mista, per trasmettere la sensazione di intimità e le sfide dello spazio.

Un futuro possibile: soluzioni concrete

Cosa ci dicono, quindi, questi dati? Che una fetta importante di chi vive in case popolari appartiene alla fascia di reddito più bassa e che la preferenza per le unità con tre stanze, soprattutto per nuclei di 3-5 persone, è un’indicazione chiara per le future politiche di sviluppo.

Per affrontare le mille sfide, serve un approccio olistico. Non si tratta solo di allargare le case – che farebbe lievitare i costi. Piuttosto, si potrebbero introdurre soluzioni salvaspazio come mobili modulari e contenitori integrati. Migliorare i servizi condivisi, come i parcheggi dedicati, può ridurre i conflitti. Potenziare la manutenzione delle aree comuni e stabilire meccanismi trasparenti per la raccolta delle quote e l’uso dei fondi è cruciale. E poi la sicurezza: corrimano, rampe, illuminazione adeguata, manutenzione regolare delle aree a rischio.

L’isolamento geografico dai centri città aggrava i problemi di pendolarismo. Ma si può intervenire potenziando i trasporti pubblici, promuovendo il lavoro da remoto o flessibile e assicurando che le scuole siano vicine. Una pianificazione urbana strategica e quadri normativi solidi, che coinvolgano governo, costruttori e rappresentanti delle comunità, sono la chiave per creare soluzioni abitative a basso costo che siano sostenibili e vivibili.

Insomma, la strada è in salita, ma capire a fondo i bisogni e le esperienze di chi vive in queste case è il primo, fondamentale passo per trasformare semplici “unità abitative” in vere e proprie “case” accoglienti e funzionali, anche sotto il sole implacabile dei tropici. E chissà, magari un giorno quel “sogno” di una casa dignitosa per tutti diventerà un po’ meno un “incubo” quotidiano.

Fonte: Springer

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